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Manifestazioni, cartelli, minacce e diritti: l'aborto torna a dividere le Marche

10 Gennaio 2021

 FERMO – Basta un cartello con una scritta inaccettabile come ‘andiamo a bruciargli casa’ e anche l'iniziativa più nobile scade e viene schiacciata. È quello che accade il giorno dopo la manifestazione che ha coinvolto numerose donne e tante associazioni, unite per dire no alle politiche di cui si fa portavoce Giorgia Latini, assessora regionale.

“La Regione ha dichiarato guerra alle donne e al loro diritto di scelta sui loro corpi. Le donne resisteranno e non faranno sconti sulla loro libertà di esistere” sottolinea Licia Canigola, ex consigliera provinciale e da sempre in prima linea nelle battaglie per i diritti, non solo femminili.

Il problema è che quando si parla di ‘guerra’ c’è poi chi valica i limiti accettabili e finisce per scrivere cartelli come quello riservato all’onorevole Latini. “Espressioni che non si addicono a persone che hanno a cuore la libertà delle donne, visto che incitano violenza contro una donna” commenta l’assessora alle Pari Opportunità. “Voglio precisare – aggiunge la Latini – che sul tema dell’aborto ho già ribadito in Consiglio che ognuno è libero di scegliere secondo coscienza, ma quando la scelta di abortire è condizionata da mancato sostegno psicologico e da problemi economici, le istituzioni e la società non possono abbandonare la donna in difficoltà e devono fare di tutto per sostenere la maternità e la vita tutelando la salute della donna”.

Queste dichiarazioni sula libertà, non hanno però convinto le donne marchigiane. “Le parole dell’Assessora sono una netta posizione in merito all’aborto e alle linee guida del Ministero della Salute, che hanno modificato la possibilità di somministrazione della pillola abortiva Ru486. Queste ultime infatti, emanate nell’agosto 2020, hanno agevolato l'accesso all’interruzione volontaria di gravidanza a chiunque ne avesse necessità, rendendo non necessario il ricovero ospedaliero e garantendo l’erogazione della pillola anche all’interno dei consultori e in day hospital” prosegue la Canigola.

Linea di pensiero anche di molte associazioni studentesche che ieri hanno scelto la strada come luogo di protesta: “Riteniamo che una Giunta Regionale, formata da rappresentanti dei cittadini marchigiani, debba garantire la difesa dei diritti di quest’ultimi, andando così ad agevolare l’accesso a terapie già di per sé limitate dalle scelte dagli stessi medici specialisti. Le Marche infatti risultano avere il 70% dei ginecologi obiettori di coscienza, secondo i dati del ministero della salute del 2018, cosa che impedisce a chi ne necessita di avere un’assistenza imparziale e realmente equa. Andare ad inasprire la possibilità di accesso alla pillola Ru486 in un paese dove già l’opinione pubblica demonizza fortemente l’aborto e condanna questi atti paragonandoli a veri e propri omicidi, non è altro che una limitazione dei diritti delle persone”.

Una quesitone aperta che non deve però scadere nella violenza. Fosse anche solo verbale: “Esprimo vicinanza e sostegno all'assessore Giorgia Latini, oggetto di questo violento attacco, solo per aver espresso la sua legittima e personale opinione in merito alla difesa della vita e al sostegno alla maternità. Si possono avere legittimamente opinioni divergenti, senza però mai scadere nelle minacce” riprende il governatore Acquaroli.

E su questo nulla hanno da obiettare i giovani studenti, che però non arretrano sulle critiche anche all’assessore Saltamartini: “Tagliare i diritti in materia di libertà di scelta è quanto sta facendo la destra anche in Piemonte e Umbria. E lo fanno partendo da frasi inaccettabili come quella di Filippo Saltamartini, assessore alla Salute, che ha fatto capire che la crisi demografica regionale sarebbe frutto dei 1500 aborti annui. Ma limitare un diritto non può essere la soluzione alla denatalità, piuttosto dare una risposta strutturata alle politiche familiari senza mettere in discussione un diritto conquistato con altre 40 anni di lotte femministe”.

Da donna a donne, le parole di Elena Leonardi, consigliera regionale di Fdi, che chiude la lunga giornata dando vicinanza all’assessora: “Ognuno è libero di avere le proprie opinioni in merito all'interruzione di gravidanza ma la L.194 è chiara quando parla di superamento delle cause di ordine sociale ed economico che portano a scegliere l'aborto, per questo è un dovere delle Istituzioni sostenere le donne in difficoltà perché quella non diventi una scelta obbligata. Auspico una condanna unanime delle minacce da parte di tutto il mondo politico, il confronto legittimo non deve scadere in minacce ed insulti”.

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