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Lutto nel baket: addio a Brandon Hunter, il super pivot della Sutor. Temperini: "Era una montagna, ci ha fatto salvare"

13 Settembre 2023

MONTEGRANARO – Alla Sutor ha lasciato un ricordo indelebile. Vuoi perché ha preso il posto di Shawn Kemp, che arrivò in condizioni impresentabili in Italia, illudendo tutti. Vuoi perché con il suo fisico taurino e la capacità di prendere posizione a rimbalzo sapeva entusiasmare ogni tifoso. Oltre che i compagni con i blocchi.

Brandon Hunter, però, non c’è più. E’ morto a 42 anni. Nella Sutor ha chiuso una grande stagione giocando 30 partite a oltre 13 punti di media.

La notizia è stata diffusa con post sul social X (ex Twitter) da  Jeff Boals,  head coach della Ohio University, dove in gioventù Hunter era stato una stella, vestendo la casacca dei Bobcats. L’ex compagno Nba T.J Ford è stato uno dei primi a commentare: “Ci ho parlato la settimana scorsa. Incredibile, perdo un grande amico”. Le cause non sono ancora note.

Hunter, dopo aver vestito la maglia dei Boston Celtics, iniziò la sua carriera di giramondo, ma è in Europa e in Italia, Livorno, Biella e Sutor, che ha raggiunto i suoi picchi. Con i gialloblù ha raggiunto la salvezza al termine di una stagione non facile, segnata da un ricambio totale prima della palla due. Perché insieme con lui tornò anche Ricky Minard. È stato l’anno della rifondazione, dopo la gloria dei Pillaboys e i playoff a Milano con coach Finelli, e Hunter ne fu uno dei protagonisti.

"Ho condiviso con lui il mio anno da pro. Un ragazzo silenzioso, ma io ogni tanto lo facevo sorridere. Aveva questa bocca rotonda pazzesca, quando gli usciva il sorriso era contagioso. Era enorme, durissimo. Fa strano pensare che non ci sia più, era una montagna. Un grande giocatore. E poi, diciamolo, grazie a lui ci siamo salvati. Ricordo la grande croce che aveva tatuata nella schiena, sembrava una chiesa mobile. Che dolore" comemnta Nicola Temperini, oggi dirigente Sutor.

Che poi aggiunge un aneddoto: "Ero in albergo chiuso in ascensore, si era bloccato a metà. Arrivano lui e MInard, aprono le porte e alungano le mani: in un secondo mi tirano su. Sembravo una piuma". Per loro NIcola era il piccolo americano: "Io parlavo inglese, li portavo nei negozi. Tranne Brandon, perché la sua taglia era introvabile. Ci mancherà".

Raffaele Vitali

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