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Le Marche non sono una terra per laureati. "Ma le imprese assumono. Ecco chi cercano". Nuovi progetti per la formazione

2 Febbraio 2022

FERMO - Le imprese riprendono a programmare assunzioni, ma nelle Marche non c’è una vera passione per i laureati. I dati diffusi dalla Camera di Commercio delle Marche, sul 2021, lo confermano. Sono previsti 116.400 ingressi (tra 2021 e i primi mesi del 2022), per il 10,4% sono richiesti laureati (in Italia il 3,7%), per il 30,6% diplomati. Una fetta di mercato spera di pescare nel campo della formazione professionale o qualifica specifica, 25,1%, magari anche provenienti dagli Its, 1,3%, se no addirittura senza titolo di studio particolare ma propensione al lavoro, 32,7%.

“Quasi dati ci dimostrano – esordisce Andrea Santori, componente della giunta camerale con delega alla formazione – che è fondamentale adeguare i programmi scolastici alle esigenze del mercato del lavoro che cambia”. “Un mondo – aggiunge il presidente Gino Sabatini – che cerca qualità ed esperienza”.

L’indagine che nasce dai dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal. “Per conoscere al meglio le esigenze reali degli imprenditori marchigiani e adeguare i piani formativi delle nostre scuole perché davvero attrezzino i ragazzi ad affrontare il mercato del lavoro, stiamo portando avanti con l’assessora regionale Giorgia Latini e il direttore generale dell'Ufficio Scolastico Marco Ugo Filisetti stiamo portando avanti un progetto ministeriale, di cui le Marche sono capofila, mirato proprio ad allineare programmi scolastici, limitatamente alla quota del 20% dove è possibile intervenire, alle mutate esigenze dei contesti socio economici nei quali gli studenti si muoveranno. I cambiamenti negli scenari lavorativi oggi subiscono accelerazioni impensabili un tempo: questioni economica, ambientale, sanitaria impongono di stare al passo con soluzioni nuove e veloci a problemi nuovi. E saranno i giovani a portarci oltre la crisi. Abbiamo il dovere di supportarli" aggiunge Santori

Se saranno confermate le 116.400 entrate di personale, con il 63% delle imprese coinvolte, si supererà anche il livello del 2019 (+7,8%). Oltrepassa la quota del 2019 anche l’incidenza delle imprese che assumono, che si attesta nel 2021 al 63% (era il 61% nel 2019, sceso al 47% nel 2020). A livello provinciale Fermo è sempre la più debole, ma in ogni caso il saldo previsto è di +5,5%, con 10710 posti in palio, mentre vola Ascoli Piceno con 16.850 immissioni, pari al 10,7%.

Crescono i grandi gruppi e con loro la richiesta di dirigenti e figure apicali di vario livello. Poi ci sono tecnici, operai specializzati (43mila), professioni non qualificate, ma scendono le richieste di impiegati. “Il problema è che – ribadiscono Santori e Sabatini – che il 33% delle figure è di difficile reperimento”. I numeri che non mancano sono quelli di dirigenti e professioni con elevate specializzazioni.

Guardando ai settori di attività economica, il recupero dell’industria è evidente, con dati migliori del 2019, grazie soprattutto al traino del settore delle costruzioni (oltre 3mila entrate in più, per quest’ultimo). Sono ancora indietro il tessile-abbigliamento-calzature e il legno-mobile. Buoni segnali da industria alimentare, bevande e tabacco, oltre che fabbricazione di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, e delle public utilities.

Raffaele Vitali

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