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Le due facce del cappello. Marzialetti: "Bene l'export, ma calano le aziende". Antinori: "L'Italia funziona e tanta Europa. Poi ci sono le griffe"

24 Marzo 2022

di Raffaele Vitali

MONTAPPONE – Il mondo del cappello è variegato. C’è chi corre, chi arranca. Fotografia perfetta per il sistema moda. Una realtà che ha nel distratto fermano il suo cuore. Ci sono da un alto i dati, forniti da Tessilvari, dall’altro l’esperienza diretta di chi non si ferma, torna in fiera e rilancia, come la Complit di Amedeo Antinori.

I NUMERI DEL CAPPELLO

Paolo Marzialetti, ai vertici della Fondazione Tessilvari, li snocciola uno a uno. “IL primo è relativo al peso di Russia e Ucraina per il comparto: vale il 3%, circa 8 milioni di euro di export. Sembra poco, ma sommato alle speculazioni sui costi dell'energia e di tutte le materie prime è un freno al primo vero rimbalzo produttivo”.

I dati sono nazionali, ma non va mai dimenticato che oltre il 70% della produzione è racchiusa nel raggio di pochi chilometri tra Montappone, Massa Fermana e Falerone, oltre ai maceratesi Mogliano e Loro Piceno, comuni che valgono da soli 90 imprese e 1400 addetti.

Il 2021 si era chiuso con un aumento sia delle esportazioni sia delle importazioni, oltre che del fatturato risalito a 132 milioni di euro (+6,5%), dai 124 milioni dell'anno precedente, “ma che non inverte la negativa tendenza riguardo il calo delle Imprese scese a 125 (-3,8%) rispetto alle 130 del 2020 e del numero degli addetti diminuiti ancora a 2.020 (-4,7%), rispetto ai 2.120 dei precedenti dodici mesi” aggiunge Marzialetti.

Il distretto del cappello si conferma così una piccola e laboriosa nicchia all’interno del comparto moda. Come per le scarpe, no tutti i cappelli ripartono. Quelli di paglia chiudono con un -26% rispetto al 2019. “Questa tipologia di prodotto è legata alla carenza dei flussi turistici, soprattutto provenienti dall'estero e alle vendite della stagione estiva, partita anche l'hanno scorso molto ritardo, ancora per via della terza ondata pandemica e delle restrizioni per i paesi overseas”. Timore ora per il conflitto che potrebbe ridurre i viaggi a livello europeo e frenare quelli dal resto del mondo, con conseguente calo di vendite.

Bene vanno i berretti, +40% sul 2019 a livello di export, come è cresciuto del 13,8% l’import. “questo è un settore chiave per il distretto fermano” ribadisce Marzialetti. A livello di mercati la Svizzera si conferma la piattaforma del mondo del lusso e resta in testa alla classifica con 74,4 milioni di euro. un dato che vale un +80% sul 2020 e un +50,7% sul 2019. “Questo conferma che l'espansione del segmento del lusso è legato alla capacità dei brand di vendere online. Ma a partire dal 2022 dovremo tenere conto degli effetti collaterali e delle relative conseguenze delle sanzioni e restrizioni, incluso il blocco dei pagamenti, imposte alla Russia”. Dopo la Svizzera, bene la Germania con 37,6 milioni, la Francia, 33,5 milioni, e Stati Uniti che volano con un +103,6%. Stabile tra i primi dieci mercati è il Giappone, che nonostante dazi e blocchi Covid i cappelli li ama e li compra (8,8miloni)

L’ESEMPIO DI ANTINORI

“Noi da sempre – spiega il titolare dell’azienda Complit – abbiamo l’Italia a come mercato di riferimento. Questo perché produciamo cappelli da cerimonia. Ripartendo questo mondo, abbiamo ritrovato un mercato florido”. Un prodotto elegante, spesso personalizzato, che piace molto anche agli spagnoli “dove c’è una tradizione in caso di feste speciali”.

Per Antinori, che al Mipel ha presentato nuove linee pensate insieme coni figli, la Russia vale il 10%. “Quindi un mercato che impatta ma non è decisivo, però stava dando ottimi segnali”. Ha stretto i denti la Complit durante la pandemia, “con la beffa di aver perso il 28% quando i contributi arrivavano dal 30% in su”, e ha ripreso a correre.

“Il nostro cliente è di alto livello, quindi non è quello che teme questa fase. I problemi veri li avrà il settore economico. Ma è chiaro che per tutti Russia e soprattutto l’Ucraina sono mercati da dimenticare per un po’”.

Non lo stupisce vedere il calo di personale a livello di distretto: “C’è anche un problema di manodopera specializzata. Il nostro distretto è un po’ in declino, rispetto ad altri, perché ci manca la filiera. Abbiamo settori poco sviluppati e questo ci rende più deboli. È inevitabile poi, anche per chi come noi ha sempre puntato sul proprio marchio, aprirsi a dei brand per progetti comuni. Collaborazioni che servono anche per crescere, per imparare e che confermano che lavoriamo bene, altrimenti le griffe non ti scelgono”.

Il futuro è ancora nelle sue mani, con i figli che portano linfa e idee: “insieme lavoriamo bene, siamo determinati a tenere in alto il nostro brand. Ma se una griffe bussa alla porta per fare di noi un loro perno di certo non la tengo chiusa” conclude Antinori già proiettato al mercato e al web, che deve diventare un partner dell’azienda.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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