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Le due anime di Dardust in concerto: "Il mio rave personale". Piano e tamburi per un viaggio tra le quattro stagioni (foto)

30 Novembre 2023

di Chiara Fermani

CIVITANOVA MARCHE - Immersivo, viscerale, teatrale: quello di Dardust, al Teatro Rossini di Civitanova Marche, è stato molto di più di un semplice concerto.

Ha scelto le sue Marche il producer ascolano per la data zero del Duality Tour, lo show che toccherà i più importanti teatri italiani, e ha fatto bene perché il pubblico che ha riempito il teatro della città rivierasca, ha fatto sentire tutto il calore nei confronti di un artista che il mondo ci invidia.

Lo spegnersi delle luci e l'arrivo di uno stormo di farfalle sul ledwall, uno dei bellissimi visual che sono parte integrante di tutto lo show, annuncia che la magia sta per iniziare e al centro del palco c'è lui, Dario Faini, al suo pianoforte, avvolto da una tenda velata che restituisce la parte intima al primo atto dello show.

Un viaggio attraverso le quattro stagioni, tutto in piano solo, la parte emozionale, quella che come ha sottolineato più volte Dardust “è collegata concettualmente all'emisfero destro del cervello, il poeta”.

Sullo sfondo un interno giapponese dentro il quale viaggiare attraversando le quattro stagioni della vita, tra malinconia, estasi, mortalità e rinnovamento. In questa parte anche la bellissima “Dono per un addio”, un brano scritto da Dardust dopo la morte del padre, malinconico e allo stesso tempo pieno di luce, che dà la misura della grandezza di questo artista, e uno accompagnato dallo special guest della serata, l'amatissimo bassista di Jovanotti Saturnino, anche lui ascolano.

Davanti a loro un pubblico attento, silenzioso, emozionato, avvolto da un'atmosfera eterea che non lascia spazio neanche alla distrazione di fare una foto. Ma come si era anticipato, il Duality Tour mostra i due emisferi di Dardust, opposti, che non si incontrano mai, ma convivono in lui.

E d'un colpo si cambia, la scena si trasforma in un rave, il suo “personal rave” come ama definirlo, si entra nel suo emisfero sinistro, la parte razionale ed elettronica. È lo stesso Dardust ad invitare il pubblico ad alzarsi e dare il ritmo con le mani, da quel momento nessuno si siederà più perché è impossibile stare fermi davanti a tanta energia. Tastiere, tamburi, kimoni, samurai sullo sfondo, ora i richiami al Giappone sono davvero forti, ma sappiamo che le sue fascinazioni per l'Oriente nascono dalla passione per le animazioni del fumettista Miyazaky. Torna anche in questa seconda parte Saturnino e il suo basso e anche loro cambiano pelle, per fondersi all'elettronica di Dardust.

Difficile capire dove ci ha portato questo show senza precedenti, è stato un lungo viaggio come lungo è stato l'applauso del pubblico per Dardust, l'artista sul quale il Teatro Rossini, insieme con la Best Eventi, ha puntato per inaugurare la stagione invernale: una scommessa vinta, anche per aver messo in scena uno show di questa portata.

“Ci vediamo al merchandising per salutarci e abbracciarci” conclude Dario, perché lui è così, genuino e senza megalomanie, un genio gentile che sul programma di sala ha fatto scrivere: “It’s not rock. It’s not grass. It’s my personal rave”, “Non è rock. Non è l’effetto della marijuana. È il mio rave personale”. (foto Mirko Franconi)

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