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La violenza delle parole: come un messaggio in chat diventa un dramma. All'Ipsia si ascolta e riflette

22 Novembre 2021

FERMO - Violenza di genere, violenza nelle parole, violenza negli atti, violenza inconsapevole che poi però costa cara. Entra dentro la scuola, l’Ipsia guidato da Anna Maria Bernardini, il progetto della Commissione Pari Opportunità regionale insieme con il Garante per i diritti affidato al giornalista Luca Pagliari.

Si parla di storie vere, vissute e raccontate con maestria per farle diventare un simbolo su cui riflettere. Come quella di Alessia, una adolescente sarda. Tutto è partito da quel ‘tu sei una poco di buono’ perché si era colorata le punte dei capelli di rosso. Pensava sarebbe durata poco, e invece le voci continuavano ad aumentare, incluse le prestazioni sessuali a 2,50 euro e infine che portavo sfiga. E tutti incontrandola si toccavano le parti intime” racconta Pagliari, ma in realtà lo racconta Alessia nel video registrato dal giornalista con il telefonino, un dialogo diretto che riempie ogni barriera di finzione mediatica.

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La sua reazione è stata quella di lasciar perdere, piangeva in camera. “Facevo un fiume di lacrime”. Tutto partito da una serie di messaggi scambiati dentro la chat degli amici. Una chat che giorno dopo giorno diventava più grande, una escalation continua. “Fino a che Alessia smette di andare a scuola, a piangere, a vivere da sola. Ma non lo diceva nessuno”. È piombata in un lockdown personale lunghissimo.

Fino a che la famiglia non ha cambiato strategia e ha denunciato. “I ragazzi devono capire che ci sono conseguenze per i comportamenti, in 40 sono finiti sotto indagine” precisa il giornalista, affiancato dalla psicologa. Ascoltano le due classi dell’Ipsia, una prima e una seconda, sono tutti attenti. “Ragazzi, chiediamoci cosa queste storie ci possono insegnare. Noi dobbiamo pensare che la vita è bella e dobbiamo renderla più bella. Ma la vita non viene da sé, occorre impararla senza fare del male ad altri. Mentre cucire e tagliare capelli qualcuno ve lo insegna, nella vita non basta l’insegnamento, bisogna ricavare dall’esperienza. Noi vogliamo che voi siate in grado di apprendere da queste storie”.

Una lezione diversa all’Ipsia, partendo dalla consapevolezza che ognuno ha una storia diversa, una sua sensibilità. “A maggio voi ci racconterete attraverso dei video, quello che vi hanno fatto pensare quello che state vivendo e quello che volete far emergere” ribadiscono.

“Sono storie tutt’altro che lontane. Anche senza volerlo commettiamo delle superficialità, per scherzo senza chiederci quello che può succedere alla persona ‘colpita’. E così inneschiamo un meccanismo, incrementato dalla perversione dei social, per cui tutto cresce e può arrivare a conseguenze tragiche. La vittima deve poi trovare la forza di non tenersi tutto dentro” prosegue la dirigente.

Che ringrazia Maria Lina Vitturini: “La vostra preside ha subito colto il progetto della regione Marche, che ha investito sui giovani. Vi permetterà di ascoltare e raccontare. Stanno girando in tutte le scuole (prossime tappe Itet e Iti), da gennaio nuovi investimenti e ci sarà un seguito” promette la presidente della commissione pari opportunità. La scuola vuole educare e prevenire, come fa anche il comune riservando agli adolescenti un pensiero continuo, ricorda la consigliere Paola Gaggia. Prevenzione è anche mettere a diposizione una psicologa a scuola: “Aiuta anche a dire piccole cose. Non bisogna vergognarsi di rivolgersi, è un luogo di ascolto. Parlare è la prima soluzione. Cari ragazzi – conclude la dirigente - vi può aiutare ad avere una visione più oggettiva delle cose”. Info su www.generazioniconnesse.it

@raffaelevitali

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