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La sfida di Fermo: unire la voglia di cultura dei turisti, tutti in fila per musei e cisterne, al rilancio di fiere e mercati

11 Aprile 2023

FERMO – Le nuvole, a Fermo, piacciono. Inutile negarlo. La due giorni di Pasqua, segnata dal vento freddo e dai pochi raggi di sole, ha spinto turisti e fermani verso l’arte. E Fermo, da questo punto di vista, in zona ha pochi rivali.

Tantissime persone si sono messe diligentemente in fila al punto informativo di Sistema Museo in piazza del Popolo per prenotare la sua visita. Chi con guida, chi da soli, in tanti non hanno saputo resistere al richiamo dei ‘Pittori della realtà’, per cui domenica torna Sgarbi in città a presentare il catalogo con una delle sue imperdibili lectio, delle cisterne romane, del grande teatro dell’Aquila. C’è anche chi ha avuto la buona sorte di un cicerone d’eccezione, il sindaco Paolo Calcinaro che tra i turisti ormai ci si trova come nel salotto di casa.

È stata la conferma che a Fermo il turismo è culturale. Non va però sottovalutato l’accompagnamento commerciale. Perché muoversi tra bancarelle di ogni genere piace ai turisti. Erano poche? Dichiamo che in piazza del Popolo ci sono ormai i fedelissimi, mentre sul concetto di ‘fiera’ si può e deve fare meglio.

Ma non è facile. Il mondo degli standisti ha delle sue regole e la prima è ‘vado dove vendo’. Come in pochi altri contesti si vive di passaparola. Per questo la perseveranza dell’assessore Torresi, insieme con quella dell’organizzatore Orso, è determinante. Perché solo provando e riprovando, offrendo occasioni, si cambia la percezione di chi partecipa a mercati e fiere a Fermo.

Se non si vende, non si torna. Regola base del commerciante. Il primo aspetto è quindi avere una città viva, con movimento. La cultura è quella che attira e se chi la gestisce risponde da ‘metropoli’ e quindi apre nei giorni festivi, allunga i turni, garantisce il servizio, diventa possibile modificare quella percezione nell’ambulante che aveva però radici profonde e reali. Magari tenere aperto anche il duomo non sarebbe male.

Non piacciono i punti scelti per le bancarelle? Fermo non offre tante alternative, perché è una città difficile da girare camminando. Il corso, che sarebbe il luogo ideale, è stretto e quindi non utilizzabile per una normale fiera. L’assenza degli ascensori rende ancora meno comoda piazzale Azzolino e quindi, ecco la strada nuova che non entusiasma nessuno, soprattutto quando è sconnessa dal centro.

Le fiere hanno bisogno di continuità, come i mercati, e di luoghi certi. Se a Torresi riuscirà la rivoluzione copernicana, portare il mercato del sabato in viale Trento, dando finalmente una identità unica a chi vende frutta e chi scarpe, utensili e vestiti, magari torneranno anche centinaia di bancarelle e le fiere saranno più simili a Porto San Giorgio, 250 stand previsti il 16 aprile, che a Petritoli, una sessantina quelli di ieri a Fermo.

A quel punto, la giostra in piazza sarà esteticamente adeguata a un centro storico e non al pizzzale di un palasport e i mercatini di piazza del Popolo saranno piccoli valori aggiunti, magari anche per artigiani a chilometro zero, come si faceva con la Cna, che valorizzano l’enorme patrimonio culturale in una operazione win win.

Intanto però, resta l’immagine di una città che sa accogliere, con i suoi ristoranti e locali che nelle prossime settimane cresceranno ancora di numero.

Raffaele Vitali

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