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La ricerca. "Se un prodotto è Made in Italy, pronti a spendere il 20% in più". Food e fashion i più ricercati

29 Febbraio 2024

FERMO - Ma quanto vale il made in Italy? Una indagine presentata nella sede di Confindustria Marche , realizzata da Teleperformance Knowledge Services, dimostra che ha un valore importante. “Gli italiani sono disposti a pagare il 20% in più per avere prodotti autentici e di qualità”.

Sono stati intervistati duemila italiani tra i 18 e i 65 anni, un campione rappresentativo della popolazione per genere e area geografica. Il dato dimostra però che nella casa del made in, ovvero le Marche, la propensione è più bassa, solo il 17% spenderebbe di più.

Cosa significa made in Italy? Per l’85% è legato alla produzione, per gli altri invece quello che conta è il modo in cui si realizza qualcosa, anche se all’estero.

È considerata più made in Italy la piccola e media impresa per due intervistati su tre. Ma questo è il pensiero dei più adulti, per la fascia 18-34 si scende al 62%. A giustificazione dei marchigiani c’è il fatto che per metà delle persone il made in Italy è più riconosciuto all’estero, soprattutto in America e a seguire in Asia.

Food e fashion sono i settori in cui, per i nostri connazionali, il Made in Italy è considerato più forte all'estero, con rispettivamente l'81% e il 78%. Il food (78%) e il fashion (69%) dominano anche la classifica dei settori maggiormente associati al Made in Italy nel nostro Paese, segue con un importante distacco turismo e cultura con il 39%.

A livello di sentiment, il made in Italy è visto come identità culturale, creatività e legame con il territorio, mentre solo il 6% lo considera uno status symbol. Interessante il dato sulla qualità delle materie prime che è importante per il62% degli intervistati, ma meno della metà la pensa così nelle Marche.

Nelle Marche, la ricerca ha evidenziato interesse per le nuove tecnologie nell'ambito della produzione e del processo produttivo. Quando la scelta non ricade su un prodotto Made in Italy, per il 45% la causa è prevalentemente legata al budget personale o al gap di prezzo con prodotti simili (36%). Ma tra gli intervistati forte è anche il dubbio sul fatto che quello che comprano sia davvero made in Italy.

Di certo per tuti il settore andrebbe sostenuto a livello politico: maggiori incentivi economici, riduzione della burocrazia (30%) e lotta alla contraffazione, che è soprattutto un tema molto sentito nelle Marche. c’è poi l’invito generale a migliorare la comunicazione per far capire il significato della produzione italiana.

Il 23% demanda alla comunicazione, auspicando una maggiore promozione delle eccellenze italiane. “La nostra ricerca conferma che Made in Italy è soprattutto generazione di valore per l'economia nazionale” sottolinea Gabriele Albani.

“E’ evidente a tutti che il made in Italy è uno stile affermato in tutto il mondo al quale, nonostante una crescente concorrenza con cui ci si confronta sul piano del costo o della imitazione, non vogliamo rinunciare, consapevoli del suo valore in termini di qualità e creatività” conclude Roberto Santori, fondatore di Made in Italy, che al talk di presentazione del ricerca ha coinvolto diversi imprenditori di punta del settore marchigiano, da Loccioni a Clementoni, da Fileni ad Angelini Pharma fino all’amministratore delegato di Finproject, il veregrense Maurizio Vecchiola.

Raffaele Vitali

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