ACQUAVIVA PICENA – “Grazie alla Banca del Piceno. Un gesto che deve essere da esempio. Si auspica un sempre più efficace rapporto con le istituzioni perché nessuno sia escluso dalla possibilità di una crescita personale sociale e professionale”. L’arcivescovo Rocco Pennacchio si è seduto al fianco del presidente della Banca del Piceno Sandro Donati e del ‘collega’ di Ascoli, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, per ricevere un importante contributo per le rispettive Caritas.
Cresce, inesorabile, la condizione di povertà in Italia, +41% dal 2015, e le province di Fermo e Ascoli Piceno non sono da meno. Per questo la Banca del Piceno ha deciso di destinare parte di risorse al sostegno del territorio.
“Abbiamo scelto la Caritas. Vogliamo così valorizzare e coltivare la potenzialità di tutte le persone e i territori che rischiano di rimanere ai margini. Proprio per raggiungere questo obiettivo occorre mettere a fattor comune tutti i soggetti che operano a livello territoriale come la Chiesa, le Caritas, il terzo settore, le associazioni e le banche cooperative che, mantenendo un’autonomia decisionale legata al territorio, rilevano le esigenze e rispondono agli stakeholder locali, operando con modelli di business non finalizzati al profitto individuale di breve periodo” sottolinea il presidente Donati.
“Per noi è un sostegno ad interventi che mettono al centro minori, anziani, persone colpite da forme di esclusione e disagio sociale” ribadisce monsignor Palmieri, che racchiude sotto la sua guida anche San Benedetto del Tronto dopo l’accorpamento deciso dal Papa.
“Con il grazie alla Banca, va anche sottolineata l’importanza di un intervento che non solo concorre a fare rete nell’offrire concrete possibilità di intervento di inclusione sociale e di sviluppo umano ma aiuta anche ad ampliare l’attenzione sociale tra i soggetti attivi della vita economica, sociale ed istituzionale del territorio verso la povertà nelle varie e rinnovate forme in cui si presenta oggi, fenomeno drammaticamente crescente come attestano non solo i dati Caritas ma anche gli indicatori Istat.
Con questa azione – concludono i due vescovi - si riconosce la rilevanza sociale di questi segni di carità che, da un lato esprimono l’indole solidale e fraterna della comunità ecclesiale, dall’altro l’attenzione alle fragilità che sono presenti nel tessuto della comunità civile”.