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Intervista. La primaria Pantanetti: "Il diabete non conosce etnie: a Fermo seguiamo 8mila casi. Ecco i consigli per vivere al meglio"

3 Novembre 2023

FERMO – Il ‘Diabete day’ si avvicina. Il 14 novembre è una data importante, perché nel 1921 il professor Banting scoprì ed isolò l’insulina che ad oggi e ‘l’unica terapia esistente per il Diabete di tipo 1” racconta la dottoressa Paola Pantanetti, primaria dell’unità operativa di Diabetologia dell’AST di Fermo .Che da anni si è dotato di brochure multilingue per rispondere alla crescente ricerca di assistenza.

Dottoressa Pantanetti, ci spiega cosa è il diabete?

“Il diabete mellito è una malattia infiammatoria cronica che ci accompagna per tutta la vita. Bisogna fare attenzione ai primi sintomi: la poliuria, la polidispsia, il calo ponderale”.

Si parla tanto di diabete di tipo 1.

“Normalmente appare già in età pediatrica ed è legato alla distruzione delle cellule pancreatiche producenti insulina. Dal diabete di tipo 1 non si può guarire, ma si vive. Rispetto della terapia insulinica, una dieta sana e l’attività fisica rendono sempre più facile il raggiungimento di un ottimo controllo della glicemia. Dobbiamo tutti impegnarci per portare informazione nelle scuole, far comprendere la corretta alimentazione e lo stile di vita sano”.

La terapia è solo una?

“La somministrazione esogena di quello che l’organismo non può produrre autonomamente: l’insulina”.

Resta fondamentale il controllo della glicemia?

“Oggi è tutto più semplice. I pazienti la controllano senza rinunciare alle spontaneità e alla flessibilità della vita di tutti i giorni ricorrendo alla tecnologia usufruendo di sistemi integrati microinfusori (erogatori di insulina) e sensori che mimano il fisiologico funzionamento del pancreas. A  Fermo abbiamo un ambulatorio dedicato proprio alla tecnologia che consente di formulare una terapia ad hoc, specifica per ogni tipo di paziente, personalizzata”.

C’è poi il diabete di tipo 2, cosa cambia?

“In questo caso la beta cellula pancreatica è funzionante, il pancreas produce insulina ma si genera una condizione di insulino-resistenza che non permette di modulare le variazioni di glicemia”.

Il diabete gestazionale?

“Spesso inizia e finisce con la gravidanza stessa. Viene diagnosticato per la prima volta nel secondo o terzo trimestre di gravidanza e colpisce fino al 18% delle donne, senza distinzione di etnia. Prima risposta, la dieta, che noi spieghiamo anche attraverso brochure multilingue”.

Quali valori devono allarmare?

“Per definirsi diabetico un soggetto deve avere una glicemia a digiuno pari o superiore a 126 mg%ml o essersi sottoposto a curva glicemica dopo carico orale di glucosio i cui valori, a due ore dall'assunzione, devono collocarsi sopra i 200 mg%ml. A quel punto si può decretare o meno la malattia. Il paziente prediabetico possiede valori glicemici inferiori ai 126 o dopo carico orale di glucosio valori glicemici tra i 140 e 200 mg%ml. Non si può ignorare il fatto che il prediabete espone il paziente a un alto rischio di malattia”.

C’è quindi prevenzione?

“Disponiamo di un cospicuo armamentario terapeutico costituito da farmaci innovativi che normalizzano i livelli di glicemia e proteggono il cuore, il rene, la retina, i vasi periferici. Il ruolo dei Centri antidiabetici è intercettare prima possibile il paziente, attuare un adeguato percorso diagnostico-terapeutico che non valuti solo la glicemia ma tutti i fattori di rischio associati al diabete: il colesterolo, i trigliceridi, la pressione arteriosa, il peso, l’acido urico”.

Il diabetologo non è quindi solo il dottore della terapia?

“Svolge più ruoli, a cominciare dall’intercettare la familiarità seguendo persone maggiormente a rischio: figli di diabetici di tipo 1 e 2, soggetti obese, donne in età fertile affette da ovaio policistico, soggetti in terapia cronica corticosteroidea”

Cosa deve fare il soggetto diabetico per migliorare la sua vita?

“Abolire il fumo e combattere la sedentarietà per ridurre le complicanze cardio vascolari associati. Con i nuovi farmaci risicammo anche a aiutare le persone a diminuire di peso e ad aumentare il soddisfacimento verso determinati alimenti”.

Il diabete si cura da solo?

“Viene definita una malattia internistica, quindi coinvolge più settori. Penso alla cardiologia, alla nefrologia, alla ginecologia, alla chirurgia vascolare, all'ortopedia. La diabetologia si apre dunque ad altre discipline ed è anche per questo che vorremmo dare vita a percorsi condivisi e ambulatori congiunti per ottimizzare la terapia ed essere sempre più accurati nel raggiungimento degli obiettivi terapeutici”.

Quante persone seguite?

“Nel nostro Centro antidiabetico afferiscono circa 8.000 pazienti all'anno. Nella stragrande maggioranza dei casi sono diabetici di tipo 2. Gli insulinodipendenti (diabetici di tipo 1) sono circa il 10%. Recentemente abbiamo assistito ad una crescita del diabete gestazionale, soprattutto tra le donne straniere non dimenticando che in alcun etnie il diabete è fortemente rappresentato”.

Gli stranieri si controllano?

“Abbiamo un ambulatorio multietnico insieme con la Ginecologia, perché una buona parte delle donne affette da questo tipo di diabete proviene da nazioni asiatiche cinesi, indiane, pakistane, e dal nord Africa. Abbiamo tre mediatrici linguistiche (cinese, arabo, indu) con le quali ci accingiamo a tradurre il materiale informativo per educazione alimentare e addestramento alla terapia insulinica anche in lingua hurdu e araba”.

r.vit.

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