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Intervista. Di Battista, l'uomo 'dell'essere contro': "Significa ragionare, uscire dal sistema ed essere a favore di qualcos'altro"

7 Dicembre 2023

di Raffaele Vitali

Dagli studi dei principali talk televisivi italiani al Festival Storie, diretto da Manu Latini, che porta cultura e spettacolo nelle aree interne delle province di Fermo e Macerata: Alessandro Di Battista sbarca al teatro di Loro Piceno il 14 dicembre alle 21, ingresso libero. E lo fa con le sue idee, con il suo pensare fuori dagli schemi e con uno spettacolo ispirato al suo ultimo libro ‘Ostinati e contrari’. Pagine in cui racconta la vita di sei persone che, “per come la penso io”, hanno remato contro corrente: Alessandro Barbero, Tony Capuozzo, Ilaria Cucchi, Moni Ovadia, Barbara Spinelli, Marina Conte Vannini

Alessandro Di Battista, come preferisce essere definito: reporter, scrittore o attivista politico?

“Forse attivista politico. Qualsiasi cosa faccio dal teatro politico al reportage, ho una visione chiara, definita, politica. Voglio dare un contributo per cambiare”

Politica come azione, no come semplice luogo di potere?

“Fare politica non significa candidarsi, ma tentare di dare un contributo al bene comune. Una missione che è diventata lavoro. Se oggi faccio video, mi occupo di comunicazione politica, è perché son riuscito a fare della mia passione una vera professione. E lo faccio senza prendere denaro pubblico”.

Cosa significa essere ostinati e contrari?

“Dal titolo del libro intervista, sono quelli che ho scelto, non sono io nello specifico. Poi per me significa soprattutto avere il coraggio di schierarsi senza timore di rappresaglie mediatiche. Se scegli i palestinesi, sei un ostinato e un contrario. E io sono profondamente filo palestinese. Essere contrario significa infischiarsene delle rappresaglie mediatiche, tentativi biechi di strumentalizzare tutto quel che dici. Voglio riportare il dibattito ad analisi vere, non si può fare una discussione da asilo nido, con scemenze che vengono dette per tenere i cittadini sotto controllo. Ormai si ostacola il ragionamento, una visione manichea tra luce e tenebre, troppo facile. Si cerca sempre lo scontro di civiltà, come nella vicenda Russia-Ucraina, da una parte il mondo libero e dall’altra il nuovo Hitler, ma oggi di quello scontro non ne parla più nessuno”.

Chi è controcorrente?

“Chi ha il coraggio di prendere posizione senza pensare alla comfort zone. Il giornalista, il politico, l’intellettuale che fa quel che è giusto e non quel che conviene”.

Sistema, una parola che ha ancora senso?

“Il sistema è un dato reale. Si conoscono tutti all’interno. Politici con i familiari nei cda, editori impuri, dai finanzieri agli industriali che detengono giornali e non perché puntano sulla libertà di stampa ma per difendere i propri asset industriali. Oggi non ha più del tutto senso parlare di destra e sinistra, ma di sopra e sotto”.

Siamo ancora in epoca, o a rischio, pensiero unico?

“Assolutamente sì. Nel main stream è unico. Esiste l’antisemitismo, e vengono riportati i casi da condannare,  ma esiste l’islamofobia e non ne parla quasi nessuno”.

‘Volersi bene’ è un’altra sua frase che ricorre. Quanto è complicato in un’era social in cui conta molto il parere dell’altro?

“Ci si può lavorare. In questi anni ho fatto un grande lavoro su me stesso. Mi sono distaccato dalla dittatura del giudizio altrui per avvicinarmi alla mia coscienza, alla sua dittatura. E questo piace agli altri, perché riconoscono credibilità”.

Da Contro, il suo libro precedente, a Contrari, quale è il salto?

“Contro era la scelta di lasciare il Movimento quando si sono suicidati nell’assembramento romano. Da ‘mai con nessuno’ al Governo con tutti tranne la Meloni. Che per questo ha vinto le elezioni. Era un ‘contro’ il governo dell’assembramento. Ma essere contro a qualcosa è a favore di qualcosa, questo non va mai dimenticato”.

Di Battista, la sua è una vita di certezze?

“Mi capita di chiedere scusa. Ho cambiato anche posizioni in politica. Ho cambiato idea. Non per convenienza ma per convinzione”.

Sei personaggi, come li ha scelti, c’è un filo conduttore?

“In primis la stima. Tutte persone che comunque hanno usato o utilizzano la loro capacità e cultura per raggiungere risultati. E si sono obiettivamente messi contro. Barbara è la figlia di Altiero Spinelli, uno dei fondatori della comunità europea. Avrebbe potuto campare di rendita, poteva diventare tutto quello che voleva. Si doveva solo sistematizzare e abdicare al pensiero dominante. Invece è una donna di cultura che oggi è capace di esercitare il pensiero critico”.

Come mai Tony Capuozzo?

“Perché ha sfidato il main stream chiedendo prendendo posizioni ‘diverse’ su molte vicende, inclusa l’Ucraina. A dire il vero mi sarei aspettato di più sulla violenza a Gaza”. (foto Agenzia Dire)

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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