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Intervista. Cola, primario di rianimazione: "I pazienti non sono cambiati, non sono meglio. Curiamo tutti, il Murri non si ferma mai"

5 Dicembre 2020

di Raffaele Vitali

FERMO - Si parla ogni giorno di ricoveri per Covid, di posti letto per positivi, ma c’è anche un altro mondo, quello ‘normale’ degli interventi, che al Murri ogni anno sono 5mila. Due realtà che si incrociano, senza sosta.

Dottoressa Luisanna Cola, quel è la situazione oggi dentro il Murri vista da lei, primario di Anestesia e Rianimazione?

“Non allarmiamo la popolazione. La nostra mission è curare tutti. Diamo equità e sicurezza, poi è chiaro che l’emergenza comporta una risposta particolare”.

Cosa pensa della definizione ‘morti con altre patologie’?

“Definirli così non è una giustificazione. Dire ‘deceduti con altre patologie’ è un allarme. Significa che sono più fragili, è facile curare i sani”.

Il blocco operatorio funziona secondo lei?

“Nei primi due mesi del 2020 c’è stato il canonico incremento degli interventi chirurgici. A marzo e aprile il vero calo rispetto al 2019, si sono dimezzati. Ma in realtà, anche questo dato va letto nella maniera giusta: nonostante il diktat regionale di operare solo emergenze (classi A), come unico ospedale di Area Vasta abbiamo onorato oltre quello che ci veniva chiesto, intervenendo prima che una situazione diventasse emergenza”.

Come ci siete riusciti?

“Usando ogni risorsa: specializzandi, infermieri con doppi turni, mescolando professionalità tra i reparti. Nessuno si tira indietro. in questa seconda fase stiamo garantendo anche la terapia del dolore, che è fondamentale e che era stata sospesa nei due mesi più complicati. Ma per far comprendere cosa significhi, ogni paziente richiede un anestesista e due infermieri”.

Rianimazione Covid, quale è il quadro?

“Durante il primo picco abbiamo ricoverato 48 pazienti con una mortalità del 12%, la media nazionale è stata del 30%. A novembre 23 pazienti e non abbiamo chiuso la rianimazione non Covid, 12 i pazienti ricoverati nei quattro posti letto a disposizione”.

Teme una terza ondata?

“Il sistema lavora per non far diventare i pazienti critici. Stando agli studi internazionali, in media è critico, ovvero necessita del ventilatore, il 5% dei positivi. Considerando i numeri quotidiani, ieri erano 476 in Regione, significa che in terapia intensiva nel giro di un paio di settimane potrebbero arrivare 12 persone. un numero che possiamo gestire. Ecco, questo è l’obiettivo: non far crescere la percentuale dei critici e mandare in sofferenza il sistema sanitario”.

Cola, quanto siete stanchi dentro l’ospedale?

“Sono una ex scout, il motto è farsi trovare pronti. Abbiamo una rianimazione Covid, una non Covid e c’è una sala pulita con tre letti nel blocco operatorio. Per cui, se anche ci dovesse essere una terza ondata peggiore della seconda, che ha impattato ben più della prima, saremo in grado di garantire la sanità. Noi spesso non abbiamo dormito, abbiamo solo lavorato, ma questo non si può fare sempre. Da qui, la necessità che ognuno svolga al meglio il proprio compito”.

Seconda ondata più debole nella percezione dei cittadini, ma lei presenta uno scenario diverso. Perché questa differenza di valutazione?

“Siamo arrivati preparati. La prima ondata ci ha costretto a convertire il reparto dalla sera alla mattina, nel giro di otto ore. Questa volta sapevamo quelli che potevamo gestire. E così a livello regionale. Non siamo arrivati ai 19 ricoverati di marzo, ma oggi abbiamo costantemente i sette letti occupati. E non di più perché la rete sta funzionando. Ma i pazienti non sono cambiati, non sono meglio. Anzi, sono in numero maggiore ed è naturale, perché la diffusione è cresciuta. Poi bisogna valutare la carica virale, ma non abbiamo uno studio sui singoli infettati. Capisco che la sottovalutazione sia un istinto di sopravvivenza anche economica, ma non possiamo abbassare la guardia”.

Dottoressa, si è mai chiesta perché in Italia ci sono ancora tanti morti?

“È una domanda che ci poniamo in tanti. una risposta che mi sono data è che in Italia curiamo tutti, non sfugge nessuno perché siamo più capillari sui territori”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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