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Intervista. Borsa, made in Italy, formazione, grandi brand: ecco il Della Valle pensiero. "Climate change, la moda vada oltre le stagioni"

23 Ottobre 2023

di Raffaele Vitali

Da 22 anni il Milano Fashion Global Summit organizzato da Class Editori è l’appuntamento che segna l’anno della moda. E da 22 anni uno dei protagonisti indiscussi è Diego della Valle. Figuriamoci per una edizione che si intitola ‘Italy is back’.

Della Valle, come sta la moda?                                                            

“In generale direi bene. Le basi sono solide. Poi c’è il contingente, siamo tutti attenti a vedere quel che accade, quindi lavoriamo con freno e acceleratore. Questo sapendo che qualità e filiera italiana ci faranno sempre essere i protagonisti nel mondo.

Italy s back grazie ai marchi e alla filiera, che è creativa e produttiva. Come la si fa sopravvivere?

“Quella creativa lo si fa tutti i giorni con giovani stilisti in azienda che speriamo diventino i grandi di domani. I gruppi sono generosi nell’ospitare ed educare i giovani. La filiera produttiva è la strada giusta e dovuta. Tentare di far avere quello che serve alle piccole aziende che lavorano con noi, facendole sopravvivere e anche crescere. Abbiamo un valore assoluto, la grandissima qualità che arriva dalla base. Per questo dico che siamo imbattibili, nessuno ha una filiera come quella italiana. E tutti, compresi i grandi marchi di altri paesi, quando devono produrre vengono da noi”.

Futuro della filiera è nelle persone che interpretano la cultura dell’artigianato. Come si attirano i giovani, come si colma il gap tra domanda e offerta?

“L’artigiano non è un mestiere di ripiego ma scelta di vita, di qualità. Mettiamoci nelle condizioni di farlo vedere e capire. Ho l’impressione che se ci riusciamo otterremo un doppio risultato: più occupazione e poi a livello sociale riusciremo a non far morire i borghi, le relazioni che ci sono in provincia. Cose che fanno bene al paese. La volontà c’è”.

Ha una strategia?

“Come gruppo stiamo lavorando con la regione Marche a un progetto che porteremo al ministro Urso per la rivalutazione dell’artigianato dove le imprese, il privato, la regione e il Governo possono fare cose importanti che avvicineranno i giovani. Lo dobbiamo fare e se lo facciamo bene avremo risultati veloci. Mi piace un Urso in questo, è molto sensibile”.

Lei ha proposto il titolo di maestro artigiano. È la soluzione?

“Un corso di laurea breve con un titolo alla fine. Dove oltre al mestiere da imparare ci saranno professori per inglese ed economia. Vogliamo formare persone complete che non abbandonino il mondo artigianale pensando che non sia l’obiettivo finale di una vita della persona. Invece credo che socialmente risolveremmo problemi del Paese”.

Della Valle, cosa è cambiato in questi 22 anni nella moda, cosa l’ha stupita?

“Abbiamo assorbito ogni cambiamento. Certamente, andando indietro di dieci anni vediamo uno scenario cambiato. Oggi la globalizzazione è vera, si sente. Le aziende devono saper bene cosa fare e cercare di capire come poterlo raccontare al mondo intero e ai clienti. Non sono rimasto sorpreso, ma l’arrivo dei nuovi mercati che da emergenti sono diventati consolidati: centinaia di milioni, che possono diventare miliardi, di consumatori che ci hanno spinto ad adeguarci e a lavorare con nuovi linguaggi. I grandi gruppi? Quelli si sono consolidati e oggi sentiamo il loro peso che fanno le loro strategie, giustamente. Nulla mi ha stravolto, ma vedo un cambiamento che è arrivato passo passo che molti imprenditori italiani svegli hanno saputo adeguarsi e giocare da protagonisti. In Italia abbiamo gruppi imprenditoriali in partita e con capacità di leadership”.

Milioni di nuovi consumatori apparsi sul mercato. Timore che scompaiono?

“Non dobbiamo preoccuparci. Teniamo saldo il concetto che solo in Italia alcune cose si fanno bene. Quindi, qualunque cosa accada, prima o poi si torna qua. Ci sono problemi economici e conflitti, ma è un momento transitorio come altri. Questo è il momento di consolidare la filiera produttiva, che aiuta le Pmi e anima i territori. Questo sapendo che i grandi gruppi italiani sono pronti a ripartire. Oggi la ripresa arriva in sei mesi, prima le crisi duravano oltre un anno”.

Grandi gruppi francesi, problema o forza?

“Smetterei di dire il francese e l’italiano. Basta con questa storia dei poli territoriali. Sono discorsi superati e non più riproponibili. Ho visto, da membro del Cda di Lvmh, tante acquisizioni che hanno portato a uno sviluppo delle imprese, impensabile da sole. Le famiglie che vendevano sono state trattate bene e coinvolte se volevano rimanere nella gestione delle aziende, i marchi rispettati. La forza finanziaria dei gruppi ha fatto bene. Non vengono per colonizzare, ma per usare al meglio la storia. Ci sono belle imprese italiane controllate dalle famiglie o in parte che lavorano in modo eccellente e non hanno bisogno di accorparsi o di farsi accorpare. Smontiamo il gioco di società tra Francia e Italia, c’è un mercato generale che si divide tra chi ha marchio e filiera produttiva giusta. E in Italia ne abbiamo almeno dieci che si collocano nella fascia migliore”.

Il made in Italy protagonista assoluto. Imprese quotate. Che ruolo gioca la Borsa per il made in, aiuta o frena lo sviluppo?

“Può fare entrambe le cose. Ci siamo quotati 20 anni fa, penso che siamo stati la prima del lusso. Siamo soddisfatti. La borsa è stato un acceleratore la borsa, ti porta su e giù in base ai risultati e ai momenti. Qui deve intervenire la lungimiranza e la freddezza di chi guida l’azienda. Noi controlliamo il gruppo, rispettiamo gli azionisti, ma se devo decidere qualcosa che nel breve accontenti il mercato finanziario ma fa male all’azienda, io aspetto. Penso più al patrimonio. Quindi, mai dimenticare che si hanno responsabilità verso il mercato, ma attenzione ai tempi, quando serve la pazienza è un’alleata. Quotarsi, di certo, può far bene alle imprese, ma c’è chi ritiene di non averne bisogno. Per noi resta uno strumento che dà visibilità a quello che facciamo. Volevamo uscire un anno fa, la Borsa ha detto che valiamo di più di quanto pensassi, siamo rimasti, ma con le mani libere per crescere seguendo la strada giusta per l’azienda”.

Quale è il segreto del made in Italy secondo Diego Della Valle?

“Alta qualità, Italian life style e valori. Ricordiamoci che quando si tocca il lusso, ogni cosa sbagliata diventa un problema serio per immagine e reputazione”.

Natale in arrivo, come andrà visto anche il climate change. Avete una strategia? Saldi in anticipo, vestiti da più stagioni?

“Come gli altri aspetteremo novembre prima di esprimere opinioni sul Natale. Il clima è una questione vera. Noi stiamo cercando di creare un abbagliamento che allunga la sua durata verso l’anno. E sempre più andremo in quella direzione. Siamo pronti a monitorare, frenare e accelerare, ma ne riparliamo tra un mese”.

Ultima sfilata di Chiapponi come direttore creativo, il futuro per Tod’s?

“Centrale è l’azienda, il marchio. Rispetto chi ci lavora e che contribuisce, ma è la marca che sta al centro. Ogni tanto ci sono cicli che finiscono, punti strategici che cambiano. Noi viviamo questa fase. Sappiamo cosa faremo. Tra un po’ lo racconteremo. Ma sempre di più mettiamo la marca al centro. Sapendo che bisogna essere pronti a cavalcare la popolarità, anche degli influencer, specialmente per mercati che lo richiedono e che magari non sono ancora pronti a valutare la qualità”.

Un suo giudizio sul governo Meloni?

“Il progetto di sviluppo del lusso e dell’artigianato italiano mi piace, c’è grande attenzione. In poche settimane saremo pronti a presentare il nostro progetto, se le cose vanno come penso. So che abbiamo il Governo vicino, un ministero che si chiama Made in Italy è di buon auspicio e vedo che c’è una politica che ha voglia di fare e mettersi a disposizione. Dobbiamo unire la bellezza del Paese alla produzione, permettiamo di usare palazzi e musei, comunichiamo insieme il luxury che creiamo. Se chiede a me, posso dire che con il governo Meloni si può lavorare in modo serio. Poi magari chiedetemelo di nuovo a giugno e valuteremo”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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