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In sei al ristorante, quale impatto? D'Erasmo, Mamma Rosa: "La gente ha paura. Locali sicuri, ma i giovani sono indisciplinati"

21 Ottobre 2020

di Francesca Pasquali

ORTEZZANO - Il Dpcm di lunedì non cambia l’orario di chiusura delle attività di somministrazione, fissato sempre a mezzanotte, ma infligge un’ulteriore stretta al consumo in piedi, dentro e fuori dai locali. Niente cocktail, pizzette, gelati e via dicendo in piedi dalle 18 in poi. Il decreto si abbatte anche sulle comitive a pranzo e a cena fuori: massimo sei persone per tavolo e obbligo, per l’attività, di indicare in vetrina il numero limite di clienti.

Nel Fermano, c’è chi, come Marcello D’Erasmo, già sente i primi effetti della nuova stretta anti-contagio.

«Due tavolate di dieci e dodici persone che avevano prenotato per sabato hanno disdetto. Da lunedì facciamo venti-trenta pizze a sera. Prima, in settimana, almeno un centinaio. C’è un clima di paura. La gente non esce» dice il pluripremiato titolare delle pizzerie “Mamma Rosa” di Ortezzano e San Benedetto (LEGGI)

D’Erasmo, i locali sono davvero un pericolo?

«Dipende da come si comportano gestori e clienti. Noi abbiamo investito molto sulla sicurezza. Siamo tra i pochissimi che hanno messo i divisori in plexiglass. Sono stati un investimento. I colleghi mi dicevano che ero matto a fare quella spesa, ma me la sono ripagata. Tanti clienti, in questi mesi, sono venuti perché si sentono al sicuro. Me l’hanno detto loro». 

Basterà ancora il plexiglass a farli mangiare in pizzeria?

«Non è solo quello. Fin dall’inizio, tutte le nostre cameriere hanno sempre avuto le mascherine Ffp2. Abbiamo acquistato il macchinario per sanificare il locale alla fine di ogni sera. Da inizio ottobre, non prendevamo più prenotazioni sopra le quindici persone. Ma anche i clienti devono fare la loro parte». 

La fanno?

«Non tutti. I più indisciplinati sono i giovani. Qualche giorno fa, in quattro, volevano entrare senza mascherina. Dicevamo che l’avevano dimenticata. Sono rimasti fuori. Oppure ci sono quelli che aspettano di entrare stando ammucchiati. Diverse volte sono uscito io per dirgli di separarsi. Magari, ai camerieri non danno ascolto, ma se vedono me è diverso». 

Com’è andata dopo il lockdown?

“Quest’estate abbiamo perso tutto l’incasso degli stranieri, che è una parte consistente. È sparita la fascia di clientela dalle 18 alle 20. A parte questo, non ho perso più di tanto: circa il 25 per cento, già preventivato. Se non avessi messo i separé di plexiglass e avessi dovuto togliere altri tavoli, avrei perso il 40 per cento e sarebbe stato un dramma». 

Adesso, però, dovrà toglierli?

«Facendo i conti, andiamo a perdere un 25 per cento di posti. Quanto alla chiusura anticipata, per il locale di Ortezzano non sarà un grosso problema. Di più per quello di San Benedetto perché c’è più movida. Cercheremo di convincere le persone a uscire prima». 

Servirà a limitare i contagi?

«Tra un tavolo da sei e uno da dieci cambia poco. Se la stanno prendendo con i più piccoli. Il calcio, dove girano i soldi, non lo toccano. Noi poveracci ci massacrano. Continuando in questo modo, ci faranno chiudere tutti. E sarebbe quasi meglio, visto che, così, dobbiamo comunque pagare tasse e dipendenti. Io ne ho 25. Per adesso, li tengo tutti, ma li ho già avvisati che, se continua così, dovrò ridurre. E dire che, per l’anno prossimo avevo in mente una novità». 

Cioè?

«Portare i contadini della zona dentro la pizzeria. Spero di riuscire a farlo».

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