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Impianto di biometano: Valdaso, Provincia e ditta a confronto. Pompozzi: "Senza concertazione, una risorsa è diventta un incubo"

5 Febbraio 2021

FERMO – Camion sigillati a tenuta stagna, massimo 18 al giorno. Ecco quello che percorrerà la Valdaso direzione Force se e quando verrà realizzato e aperto l’impianto biodigestore autorizzato dalla provincia di Ascoli Piceno. Un impianto che non convince la Valdaso fermana, a tal punto che 13 comuni sono pronti alla battaglia, anche legale.

La ditta R4 che vuole realizzare l’opera oggi ha risposto alla chiamata della provincia di Fermo che ha fatto da intermediario con i sindaci e ha aperto un tavolo di conoscenza, più che di confronto. “Il vulnus per i sindaci è doppio: il primo è legato all’impianto in quanto tale e al luogo. Una valle stretta legata a turismo e agricoltura in cui i campion e la loro CO2 prodotta proprio non piacciono. Il secondo è il nodo amministrativo. La provincia di Ascoli che ha avviato l’iter autorizzativo non avrebbe rispettato tutti i passaggi, secondo i primi cittadini, visto che non ha coinvolto gli enti che insistono su quell’area” spiega il vicepresidente Stefano Pompozzi che ha seguito l’incontro insieme a Moira Canigola.

Partendo da questi due assunti, i sindaci si sono detti pronti a un possibile ricorso. “Fondamentale – riprende Pompozzi – sarà il parere del consulente a cui si sono rivolti che sta studiando le carte. Chiaramente la ditta su questo non entra nel merito, in quanto a loro interessa l’autorizzazione ricevuta, non l’iter burocratico”.

Quello che la provincia dovrà decidere nei prossimi giorni è se supportare, nel caso, i comuni durante la battaglia legale: “Ne parleremo con gli avvocati e il dirigente all’Ambiente Fausti. Poi vedremo”. Quello che comunque ha fatto piacere a tutti è la disponibilità al dialogo e al chiarimento della ditta, rappresentata dall’Ad Simone Autori.

“Per loro il problema non si pone. Anzi, l’impianto sarebbe il completamento del circolo virtuoso della gestione dei rifiuti. Non si abbancano, non si bruciano, ma si convertono” ribadisce la presidente Canigola. E Pompozzi è ancora più chiaro: “Per loro la posizione non è in discussione perché al centro di un’area economicamente vantaggiosa, all’interno di una zona industriale e connessa all’anello dove poter immettere il biometano”.

Insomma, un impianto utile, ma che arriva nel modo sbagliato: “Occorreva concertare il posto. I Comuni sono convinti di poter bloccare tutto, ma lo dirà il consulente. Di certo ricorreranno solo se c’è una base valida, altrimenti nessuno vuole buttare risorse per un rinvio di pochi mesi. Speriamo che quanto accaduto serva per capire che per fare anche un impianto utile, serve la concertazione con i cittadini. perché questo impianto è una risorsa per due province e invece abbiamo trasformato una potenziale risorsa in qualcosa che toglie il sonno”.

r.vit.

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