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Il gas dell'Adriatico fa gola al Governo: trivelle pronte a ripartire. Ma Costa critica: durerà due anni. Opzione parco eolico a 12 miglia

4 Novembre 2022

PORTO SANT’ELPIDIO - L'estrazione di gas nell'Adriatico può raddoppiare, non ha dubbi Adolfo Urso, ministro alle imprese, il vecchio Sviluppo economico.  “Ma – precisa - non lo faremo con nuove trivellazioni. Si può raddoppiare dagli stessi giacimenti”.

Aver bloccato la crescita, ha aumentato la dipendenza dal gas russo, che ha sostituito la minor estrazione in Adriatico. “In ogni caso si può trivellare di più, nel bacino comune con la Croazia per ricavare almeno altri 70 miliardi di metri cubi di gas, forse di più perché la tecnologia non è quella di 20 anni fa a cui risalgono gli studi sul gas nell'area” prosegue il ministro.

Le sue parole hanno riaperto una discussione che sembrava sopita. E che si intreccia anche con lo sviluppo dell’eolico in maniera particolare della regione Marche. “La giunta regionale deve chiarire se sia favorevole all'installazione dei cosiddetti impianti eolici offshore al largo della costa marchigiana" ribadisce la consigliera Marta Ruggeri (M5s) che ha presentato un'interrogazione sul tema prendendo spunto dal progetto di un parco eolico e solare annunciato a largo della costa fanese. "L’importante è che questi impianti siano previsti oltre le 12 miglia marine quindi a oltre 22 chilometri dalla costa. Una misura che tutela la vocazione turistica del territorio, il suo paesaggio marino e la sicurezza della pesca".

Stando ai dati di terna, le Marche hanno una pessima situaizone di approvvigionamento energetico, si parla di -68%. “Un dato statistico che corrobora la scelta di dare assoluta priorità agli impianti per sfruttare le energie rinnovabili, in particolar modo attraverso il fotovoltaico, il solare termico e l'eolico, così da velocizzare la progressiva riduzione dell'inquinamento da ossido di carbonio e promuovere l'autonomia energetica del nostro paese".

Ma il dubbio sulle trivelle resta. “Se le autorizzazioni partissero oggi non saremmo comunque in grado di utilizzare i combustibili prima di molti mesi. Se anche estraessimo tutto il gas dai pozzi italiani copriremmo il fabbisogno nazionale di circa due anni, poi staremo da capo a dodici, ma con un territorio distrutto. Non è una mia opinione, sono dati certificati dai documenti del Ministero ex Transizione Ecologica. Ha senso un decreto 'sblocca trivelle'?" si chiede l'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa.

“Le nuove autorizzazioni riguarderebbero trivelle tra le 9 e le 12 miglia in Adriatico, con una deroga al Pitesai, il piano per l'individuazione delle aree idonee, pubblicato dal governo e con il placet dalle Regioni, appena 9 mesi fa. Proprio nel Pitesai - spiega Costa - si legge che le riserve certe nazionali di gas sono circa 40 miliardi di metri cubi standard. A queste si sommano riserve 'probabili' per circa 44 miliardi e le 'possibili' per 26 miliardi. In totale sono circa 110 miliardi di metri cubi di gas, ma, come detto, non tutti certi. Dato che il consumo medio nazionale è di 76 miliardi di metri cubi l'anno, copriremmo il nostro fabbisogno per meno di due anni".

Il gas quindi finirebbe. "L'unica vera risorsa su cui bisogna puntare, quella sì nazionale e infinita, è data dalle energie rinnovabili. Serve – prosegue Costa - un piano strategico per mettere a sistema tutta la potenzialità di sole, vento, geotermia, idroelettrico. Spingere sull'autoproduzione, sulle comunità energetiche (per le quali si attendono da quasi un anno i decreti attuativi), sull'efficientamento energetico di tutta l'edilizia a partire dalla pubblica. Questa è la vera sicurezza energetica nazionale". 

Chi è d’accordo con Urso è il neo deputato marchigiano Stefano Benvenuti Gostoli (FdI): “Le trivelle in Adriatico, bloccate a causa di quell'ambientalismo ideologico che ha ingessato per troppi anni ogni settore dello sviluppo del nostro paese, vanno riattivate".

Da dove partire? "Penso in primis alle trivellazioni per l'estrazione di gas di fronte alle coste del medio-Adriatico (Marche e Abruzzo, ndr) ma anche a forme più green come fotovoltaico ed eolico, bloccate da intransigenza politica e burocrazia. Il Governo Meloni – ribadisce - ha già dettato una linea molto netta in questo senso e cioè quella della sburocratizzazione delle procedure e di un iter semplificato per un vero sviluppo delle rinnovabili e per poter avvicinare l'asticella della autosostenibilità energetica del paese" (nella foto una manifestazione anti trivelle).

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