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Il distretto del cappello torna a respirare: Stati Uniti, Russia e tanta Svizzera. Marzialetti: "Costi cresciuti del 500%"

27 Dicembre 2021

MONTAPPONE – Bloccati in casa a lungo, ma con la voglia di uscire e di poter indossare un bel cappello. “Ed è così che le esportazioni e le importazioni di cappelli italiani sono risultati in crescita nei primi 9 mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2020 e anche su quello del 2019” spiega Paolo Marzialetti, presidente della Federazione Italiana Industriali (Tessilvari).

CHI CORRE E CHI NO

Un rimbalzo che però non riguarda tutti i modelli. I cappelli di paglia infatti continuano a registrare un calo delle importazioni (-16,7%), ancorché in leggero recupero rispetto al -20,4% del primo semestre di quest'anno. Rispetto al 2019 il calo in valore è del 42,7%, quello di export del 10.9% con i suoi 13,9 milioni.

Continua invece sempre in totale controtendenza il forte rimbalzo nelle vendite dei berretti, con un aumento sia delle importazioni (+29,2%), che hanno migliorato il dato pre-pandemia del 2019 (+8,0%), che delle esportazioni (+50,6%), addirittura in aumento rispetto al periodo gennaio-settembre 2019 (+33,1%), in totale assenza dell'emergenza sanitaria.

AUMENTO DEI COSTI

“Resta forte la preoccupazione e l'incertezza anche e soprattutto derivanti dalla persistente emergenza sanitaria dovuta anche alla variante Omicron e alle conseguenti nuove restrizioni. Confidiamo nella copertura vaccinale, ma c’è un problema enorme: l'aumento generalizzato (in media del 30/40%) e del reperimento delle materie prime” spiega Marzialetti. Tra l’altro non aumentano solo le materie prime, ma anche i trasporti, più 1000% per il noleggio delle navi per trasportare merce, e l’energia, +540% sul 2020 a dicembre.

PAESI E CAPPELLI

Il Paese fornitore resta la Cina con 39,1 milioni di euro (+13,5%), pari dunque al 34% del totale importato. Quanto alle esportazioni, il primo mercato di sbocco continua a essere la Svizzera (50,7 milioni), dove sono presenti quasi tutte le piattaforme logistiche e distributive delle principali multinazionali del comparto del lusso, fondamentali anche per la produzione del distretto del cappello fermano.

Stabilmente sul podio, come nelle precedenti stagioni pre-Covid, i mercati tradizionali europei: Germania (26,6 milioni, +50,1%) e Francia (21,6 milioni, +15,3%); in fortissimo recupero gli Stati Uniti (20,9 milioni, +111,4% + 81% sul 2019), mentre continua a essere in controtendenza il Regno Unito (12,1 milioni, -16,6%).

“A influire sull’alternanza dei prodotti, la carenza dei flussi turistici, soprattutto provenienti dall'estero e le vendite della stagione estiva partite molto ritardo e frenate dalle restrizioni ancora in essere per i turisti provenienti soprattutto dai paesi overseas" prosegue Marzialetti.

IL LUSSO VOLA

Tornando ai mercati, Tessilvari, analizzando i dati Istat, entra nel merito del peso che ha il lusso per il mondo del cappello: “L'impennata del segmento più caro continua ad essere la diretta positiva conseguenza dovuta alla rapidissima implementazione delle strategie di marketing dei maggiori brand a livello globale che hanno puntato tutto sulle loro piattaforme digitali per far fronte al calo delle vendite in presenza causato dall’emergenza sanitaria ed ai conseguenti lockdown, prima recuperando e poi espandendo le loro vendite soprattutto on-line, che hanno implementato anche le vendite in presenza soprattutto nei periodi in cui le ondate pandemiche regrediscono”.

Finalmente si riprende la Russia, che torna tra i primi dieci mercati per export, con 5,4 milioni di euro, +43%, e in crescita rispetto al 2019 del 37,1%. “Il rimbalzo tendenziale post-Covid è finalmente riuscito quantomeno ad iniziare ad arginare il freno agli acquisti derivante dalle assurde sanzioni commerciali ancora in essere” conclude Marzialetti.

IL DISTRETTO

L’impatto di questi numeri sul Fermano è enorme, visto che il 70% del valore in termini di aziende, addetti e fatturato spetta al distretto formato da Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado, Falerone e per il maceratese i comuni di Mogliano, Loro Piceno, Sant'Angelo in Pontano. Le 90 aziende danno lavoro a 1500 dipendenti, indotto incluso.

r.vit.

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