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I sindacati criticano la politica: "Murri lasciato solo, manca il personale. Non si può riempire di nuovo di Covid"

29 Dicembre 2021

di Francesca Pasquali

FERMO - Si mobilitano i sindacati della sanità. Stamattina si sono riuniti per fare il punto su una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Con il Fermano nel mezzo della quarta ondata, un nuovo boom di positivi, (416 i nuovi di oggi), il centro vaccinale che scoppia, l'ospedale che arranca e il personale sanitario che, quasi allo stremo, fa quel che può.

Se è vero che l'Area vasta 4 ha blindato il “Murri”, fissando a cinque i ricoveri massimi in Rianimazione e a trenta in Malattie infettive, è pure vero che i letti in area chirurgica sono stati ridotti a trentadue. Che, per recuperare personale, il nido interno all'ospedale, adesso, è gestito dalle ostetriche. E che, per coprire i buchi, torneranno gli ordini di servizio per i medici che, a turno, dovranno spostarsi nei reparti Covid.

Una situazione critica, dicono i sindacati, «già ampiamente annunciata e che, col picco che deve ancora arrivare, non potrà che aggravarsi». Una situazione che, però, non sembra interessare più di tanto la politica locale. Viste le tante sedie vuote, stamattina, nella sala conferenza della Croce Verde.

A parte l'assessora di Porto Sant'Elpidio, Patrizia Canzonetta, non c'era nessuno. Eppure, i sindacati l'invito, oltre alla stampa, l'avevano esteso a tutti i sindaci del Fermano e al presidente della Provincia.

Gli unici ad aver dato segni di vita sono stati il sindaco di Fermo che ha fatto sapere di non poter presenziare perché impegnato da un'altra parte e i consiglieri fermani Alessandro Bargoni e Nicola Lucci che hanno detto di condividere le preoccupazioni dei sindacati.

«In questi due anni, abbiamo avvertito un certo isolamento da parte delle istituzioni locali», esordisce il segretario della Cisl Fp, Giuseppe Donati. Le tre sigle confederali e quelle degli infermieri parlano a un'unica voce. E chiedono «un piano straordinario di reclutamento di personale».

La richiesta la fanno a Regione e Asur. Senza rinforzi, dicono, il “Murri” non riuscirà a reggere l'urto della quarta ondata. A meno di non dedicarsi di nuovo quasi solo al Covid, cosa che però l'Area vasta pare voler evitare. «Oggi iniziamo la mobilitazione affinché la Regione ci ascolti, perché la sanità di questo territorio non è soltanto Covid e il resto non si può fermare», spiega il segretario della Fp Cgil, Roberto Lanfranco.

I binari su cui agire sono due. Da una parte i posti letto da preservare per le altre patologie, dall'altra il personale da rimpolpare. Perché, oltre a malattie, maternità e permessi, al “Murri” ci sono 25 operatori sanitari sospesi perché non in regola con l'obbligo vaccinale.

«Non possiamo tornare ai 60-65 ricoverati dell'inverno scorso – spiega il segretario della Cgil Fp, Giuseppe Donati –, per rispetto dei cittadini e perché non abbiamo operatori sufficienti. Non possiamo più sostenere questo carico. Lo diciamo alle istituzioni e all'assessore regionale alla Sanità, che farebbe bene a controllare quello che dice, perché non si possono sostituire i professionisti con le tecnologie».

Intanto, l'ospedale è ormai pieno. Occupati tutti i cinque posti di Terapia intensiva, tutti da pazienti non vaccinati. Mentre a Malattie infettive resta solo un letto libero. «L'unico presidio della provincia, che deve sopperire alle necessità di un'utenza di 174mila abitanti, non può essere lasciato solo», dice il segretario della Uil Fpl, Luigi Emiliozzi. In ospedale – chiosa – «non ci sono eroi, ma professionisti della sanità, che come tali vanno valorizzati dal punto di vista umano ed economico».

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