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Gigli, le jeux sont fait: accordo e passaggio in Consiglio. Marcotulli non ci sta: "Non credo piacerà alla Corte dei conti"

2 Agosto 2021

PORTO SANT’ELPIDIO – Parere favorevole dell’ufficio servizi finanziario. E quindi, con conformità finanziaria e conformità giuridica pronte, l’acquisto dell'ex cineteatro Beniamino Gigli ormai è cosa fatta con tanto di atto di compravendita, che segue l’ok in Consiglio del 31 marzo, pronto e solo da firmare da parte di Aldo Moreschini per l’Azzurro Srl, Giulia Catani per il Comune di Porto Sant’Elpidio e il notaio Alessandro Mori.

Giovedì, intanto, arriva in consiglio comunale il punto riguardante il finanziamento che il Comune vuole chiedere per coprire le spese di acquisto del Gigli, utilizzando il credito sportivo e il banco 'Cultura missione Comune', “ma è una forzatura visto che in delibera non hanno chiarito che c’è una parte commerciale nella struttura” sottolinea Giorgio Marcotulli, consigliere comunale di Fdi.

Che poi, la speranza di intercettare fondi è di tutti, ma c’è modo e modo. Il Comune ci prova scrivendo nell’atto di compravendita che l’immobile viene acquistato “per servizi istituzionali dell’ente, centro sociale di aggregazione, biblioteca comunale”. Un quadro che sembra perfetto per fondi ministeriali legati alla cultura, non fosse che poi c’è aggiunto “comunque nel rispetto degli usi consentiti dalla normativa urbanistica specifica per l’immobile”, ovvero il commerciale.

“Non credo che la questione si chiuderà così facilmente. Il Comune poteva far valere la perizia del demanio che quantificava la biblioteca a 1 milione e 390 mila euro. Oggi la paghiamo 500mila euro in più. Eppure c’era un contratto”. E a questo si aggiunge la somma per la parte commerciale.

Nel nuovo contratto stipulato davanti al notaio Mori, si parla di “via bonaria” per l’uscita dal precedente accordo: “Ma chi ha sbagliato, cosa non ha funzionato? Il preliminare firmato in precedenza ci è sempre stato presentato come vincolante. Perché non l’abbiamo fatto valere? E questo giovedì lo ribadirò, la trattativa si è chiusa senza rispetto per il denaro pubblico, finendo per avallare una somma fuori mercato che non è giustificata dall’unicità della posizione”.

A questo punto, la minoranza valuta anche l’interessamento di enti superiori, che sia la Procura o la Corte dei conti. “Non abbiamo mai fatto minacce, solo ribadito che il percorso è obbligato se questa Amministrazione prosegue per la sua strada senza chiarire. Non si può pensare di concludere in questa fase così complicata un acquisto così oneroso, anzi così più oneroso di quanto lecito attendersi” conclude Marcotulli.

r.vit.

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