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Fermo, Carabinieri e Sorptimist contro la violenza sulle donne: stanza 'Tutta per sé' e super computer per le indagini

2 Novembre 2021

di Raffaele Vitali

FERMO – L’architetto Paci e il Soroptimist protagonisti dentro la caserma provinciale Beni di Fermo, pochi minuti dopo la deposizione in onore dei caduti dell’Arma, del passato ma anche del presente, “di chi con sacrificio ha dato tutto per aiutare le persone anche durante questa violenta pandemia”.

Sul tavolo una valigetta speciale, attorno le mura della stanza ‘Tutta per sé’, dedicata all’ascolto delle persone fragili, vittime di violenza e dei reati. “Una stanza riservata, rispetto alla palazzina militare. Qui vengono ascoltate persone che già vulnerabili hanno bisogno di serenità”.

Una stanza in fase di completo allestimento, che il comandante Antonio Marinucci ha deciso di migliorare stanziando risorse. “Questa è una delle 91 in Italia, donate o realizzate in collaborazione con il Soroptimist: un vero centro di ascolto” precisa il comandante.

Una stanza di cui il comando è orgoglioso. “Non sono mancate, purtroppo, le occasioni per usarla”. Oggi il nuovo passo con la donazione della strumentazione tecnologica. “Grazie alla valigetta possiamo garantire un ascolto ancora migliore: un computer funzionale all’ascolto delle persone più deboli”. Uno strumento che aiuterà i carabinieri a migliorare la vita di bambini, anziani e donne vittime di violenza domestica.

“Il Soroptimist – spiega la presidente Giovanna Paci - è in prima linea nel contrasto alla violenza di genere. Nel 2017 abbiamo allestito questa stanza, ora diventa una stanza portatile. Il computer con videocamera, microfono e altoparlante consente la ripresa in ogni situazione, anche al buio, avendo un sistema a infrarossi. Registra ogni tipo di rumore, evita l’interruzione delle registrazioni e quindi fastidiose ripetizioni. Ha un sistema di collegamento in remoto e chiunque si può collegare da ogni parte del mondo per agevolare indagini. Un’applicazione altamente sofisticata che permette di raccogliere testimonianze ovunque”.

Aggiunge Marinucci: “Ci consente di domiciliare l’ascolto. Soprattutto nel primo approccio è importante, perché già sul posto possiamo raccogliere primi elementi fondamentali per sviluppi investigativi e processuali. Ci permetterà di leggere anche il linguaggio non verbale, molto utile ai tecnici per comprendere al meglio le situazioni. Il tutto nell’ottica di una felice risoluzione verso le vittime deboli”.

Tutto questo, poi diventa materiale per i carabinieri del Ris, che hanno un reparto analisi criminali con personale specializzato, di secondo livello, che si occupa dell’ascolto delle vittime di violenza. “Un reparto che – ricorda Marinucci - è entrato in azione dopo la morte della bambina di Servigliano”. Poi ogni comando provinciale ha personale specializzato di primo livello, che segue dei corsi per approcciare le vittime vulnerabili non in maniera classica. “Nel comando ne abbiamo due e ne forniremo altre due a breve”.

Un gioco di squadra, fondamentale ancora di più oggi, con il periodo di Covid che ha fatto emergere un numero più alto di violenze all’interno delle mura domestiche. “L’obbligo della convivenza domestica, dovuto alla pandemia, ha accresciuto le tensioni” riprende l’assessore Mirco Giampieri.

“Ci troviamo in un territorio dove le potenziali vittime sono ‘fortunate’ perché i vari enti fanno sistema. Sanità, volontariato, comune e forze di polizia qui hanno trovato la loro unione. il problema non è solo la violenza percepita e tangibile, c’è anche quella psicologica che si fa fatica a comprenderlo. Molto spesso le donne, se hanno una cultura diversa da quella italiana, fanno fatica a capire che sono vittime di violenza. Il fatto di avere strutture organizzate ed enti che dialogano tra loro e la popolazione è fondamentale. una donna che entra in questa stanza si sente accolta, così il minore. Noi dobbiamo ribadirlo: dopo la denuncia c’è l’assistenza alla vittima”. quell’assistneza garantita a Fermo anche dalla ‘Casa antiviolenza’. “Da avvocato ho seguito numerosi casi. L’attenzione alla parte operativa, quindi le indagini, è fondamentale per far sentire la vittima tutelata. Ma anche le condizioni in cui le indagini avvengono. Dopo la denuncia, con la donna che trova forza, è importante che ci sia una attenzione mirata, dedicata e funzionale”.

Il punto chiave resta però uno: la denuncia. Questo è l’appello finale del comandante, che ha in questo alleate le stazioni nei paesi, primo vero interfaccia poi seguito dal reparto operativo specializzato. “Essendo questioni familiari e affettive, c’è difficoltà a denunciare. Evitiamo che le situazioni degenerino, meglio intervenire ai primi segnali. Il codice rosso ha aiutato molto, ma bisogna capire che è bene prevenire, ma per farlo serve che le persone prendano coscienza del problema”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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