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Fermo, il sogno diventato realtà: aperto un piano del nuovo museo archeologico. "Fontevecchia ingresso delle cisterne romane"

12 Maggio 2023

FERMO – Dal ci siamo quasi al ci siamo. L’ex collegio Fontevecchia, almeno un pezzo, riapre. E per celebrare il momento, oltre all’arcivescovo Rocco Pennacchio che lo benedice, sono arrivati a Fermo il sovrintendente Giovanni Issini e l’assessora regionale alla Cultura Chiara Biondi.

“Siamo una città che ha doppiato i numeri del pre pandemia. Questo ci conferma che la città ha una prospettiva, il turismo e la cultura sono ormai un’economia strutturale. Torre di Palme è il gioiello staccato, mentre il resto della bellezza è ben collegato e permette di intercettare anche il turismo mordi e fuggi. Ma noi vogliamo allungare il contatto tra il visitatore e la città e lo facciamo aumentando l’offerta” spiega il sindaco Paolo Calcinaro.

Da qui il Fontevecchia: il varco verso le cisterne romane e lo spazio dove ammirare i reperti archeologici “che abbiamo con noi dai Piceni in avanti”. Un iter complesso. “Abbiamo pensato questo recupero con Trasatti. Un percorso anche faticoso, che in questi ultimi anni e mesi ha coinvolto ogni settore del Comune, dai lavori pubblici alla cultura. Per tutti dico grazie al dirigente Paccapelo”.

E proprio l’ex assessore, oggi presidente del consiglio comunale, commenta sui social: “Mille riunioni, davanti a planimetrie e mappe delle stanze, ipotesi di arredo e fruizione, nella spasmodica corsa a rintracciare soldi tra bandi europei, bilancio comunale e privati. Riunioni con tecnici, Soprintendenza, che durano anni, attraversando pandemie, appalti non sempre fortunati, ditte più o meno affidabili, burocrazia. La prima parte del Nuovo Museo Archeologico della città è un momento importante che si somma a tante altre tappe degli anni precedenti, dal Terminal a San Filippo Neri, dal Museo di Torre di Palme fino a Palazzo Paccarone, segno di un percorso avviato sui contenitori culturali della città che non si è mai interrotto” sottolinea Trasatti, ringraziando le assessore Lucini e Lanzidei.

Si apre così un’ala del complesso domenicano, con tanto di mostra ‘Retroscena’ pensata da Francesca Giagni, che di Fermo Musei è una delle colonne. “Sino al sisma del 1997 è stato anche luogo di cultura con la Ragioneria. Dopo l’abbandono era diventato un pozzo senza fondo. Oggi, grazie al Pnrr, invece, recupereremo ogni spazio. Sono luoghi nascosti da mura antiche, ma molto ampli”.

Un appalto da 15 milioni di euro permetterà al Comune, entro il 2026, di recuperare tutto il Fontevecchia. “Il museo non farà concorrenza a quello di Torre di Palme, che è specifico per quanto ritrovato in quella zona” precisa il sindaco.

Ill sovrintendente Issini da quando è arrivato nel Fermano raccoglie i frutti di un lavoro iniziato da lontano. Prima il Gigli, oggi il Fontevecchia: “Carlo Slavich è il professore che ha seguito l’allestimento e che ha unito Università di Firenze e comune di Falerone oltre all’Archivio di Stato. Questo è un valore, perché ogni rete lo è. La Sovrintendenza non è solo un organo di controllo, è anche un aiuto allo sviluppo di cultura. Allestire un museo significa portare nuovi contenuti culturali che attirano turisti, ma soprattutto arricchire la comunità”. Per la Sovrintendenza questo è uno step: “Stiamo effettuando ricerche sul colle del Girfalco e stiamo lavorando con il Fai per un volume sugli insediamenti lungo la Valle del Tenna in epoca pre romanica”.

Impegno che vedrà sempre pronta la Regione, come conferma l’assessora Biondi: “Con questa inaugurazione restituiamo una memoria storica alla città. E per questo dobbiamo ringraziare i fratelli De Minicis di Falerone per la loro donazione. Come regione ci siamo, per i musei più piccoli, quasi sperduti, come per i capoluoghi. Per questo stiamo istituendo delle reti tematiche con direttori specifici. Un progetto che fa della cultura sempre più il motore dello sviluppo dei territori insieme con il turismo”.

L’oratorio di San Domenico, strapieno di persone, ha fatto da cornice all’inaugurazione. “Sono felice perché il Fontevecchia – sottolinea l’arcivescovo - era un bene di proprietà ecclesiastica venduto a un ente pubblico. Il tema della dismissione delle proprietà degli ordini religiosi desta preoccupazioni. Perché capita frequentemente che beni un tempo luogo di chiesa o collegi vengano poi destinati a usi lontani dalla storia. Qui, invece, il bene fa crescere la sensibilità culturale. Le Marche sono una terra di cultura dove ovunque ti giri c’è del bello. Da oggi si apre, ma il lavoro proseguirà e si consoliderà”.

Il nastro è pronto, il sindaco, dopo aver scoperto la targa all’esterno, lo taglia con il sorriso. Dentro, il primo corridoio è pronto con la sua esposizione. È un inizio, passo passo il corridoio porterà ai piani che ospiteranno il ricco patrimonio della città. Intanto diventa operativo l’accesso davvero senza barriere alle splendide cisterne romane. Il tutto, come sempre, sotto l’occhio attento di Maggioli Cultura che i musei li gestisce nel migliore dei modi.

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