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Fermo è la casa del sax: stage con ospiti da tutto il mondo. Mazzoni: "Piattaforma che garantisce l'acustica e l'idolo dei giovani Brown"

11 Dicembre 2020

FERMO – Il sax è pronto a suonare. Un special edition rigorosamente a distanza che permette allo Stage internazionale di non interrompere le attività dal 1994. “Non ci fermiamo. La città di Fermo è ormai divenuta in questi anni un centro di riferimento internazionale per i sassofonisti che guardano allo Stage come a un appuntamento fondamentale per la propria crescita culturale” sottolinea il direttore del conservatorio Pergolesi, Nicola Verzina.

Anche se i dubbi c’erano: “Abbiamo anche pensato di non farla, lo stage è unione, condivisione. Ma stimolati dai nostri studenti del Pergolesi (due classi), aiutati da Monica e Michele, due sassofonisti che ci hanno supportato tecnicamente e andiamo online” spiega l’ideatore, il professor Massimo Mazzoni.

Le titubanze sono pian piano scemate: “I sassofonisti che abbiamo interpellato hanno subito detto sì. Abbiamo un parterre straordinario. Certo, uno stage in presenza di questo livello sarebbe stato impossibile. Ora abbiamo artisti da Stati Uniti, Cina ed Europa” prosegue il maestro affiancato da Lucy Derosier, compagna di vita e di sax.

Sono 236 gli iscritti allo Stage, 207 italiani, 4 tedeschi, 10 cinesi, 2 Usa, uno dalla Russia, un francese, un argentino, 4 belgi, tre lettoni. “Stamattina si è iscritta la classe di Sassofono di Riga. Le iscrizioni sono chiuse, ma c’è chi vuole partecipare. Un segno di gioia e speranza”. Fare musica insieme è l’obiettivo: “Intanto ci prendiamo i nuovi stimoli che ogni concertista ci regalerà”.

Lo stage si articolerà in una due giorni intensa. Si parte domani con il collegamento con Parigi e Gregory Letombe che terrà una lezione con un suo studente. Si parlerà poi dei 100 modi di usare la pipa di nichel. Passaggio in Svezia e alle 18 ecco il Michigan con Derek Brown, nuovo idolo dei giovani sassofonisti: “Lui suona come un pianoforte, da solo, usando i piedi per la percussione, sulla mano destra delle maracas, con la bocca ugualmente crea una parte percussiva, poi suona normalmente e canta. Praticamente ha applicato la percussione al saxofono, diventando il nuovo riferimento internazionale”.

Domenica mattina spazio ai sassofonisti cinesi. Nuovo ‘volo’ verso Bruxelles e ritorno nel pomeriggio in America, nell’Indiana per parlare delle 5 T del Sax. Chiusura affidata al docente più importante al mondo del sassofono classico e si torna a Parigi con Delangle. “Novità è il gran finale con due gruppi italiani che via Youtube si esibiranno in concerto”.

Soddisfatto Igor Giostra, presidente del Conservatorio: “Continuiamo a lottare con la carenza di spazi, in particolare per i fiati. Per fortuna questa volta la tecnologia ci permette di accorciare le distanze e creare contatti”. L’adesione fa ben sperare: “Il Sassofono è uno strumento nato tardi, a metà dell’800, che ha saputo adattarsi a tutto entrando in orchestre e poi si è proiettato nelal contemporaneità, diventando il simbolo del Jazz. Uno strumento vivo che sa rinnovarsi continuamente unendo il pop al colto e alto”. 

Uno strumento che unisce. “Uno dei più importanti appuntamenti al mondo. Un’edizione online, una distanza che però testimonia la volontà di proseguire con la cultura” commenta l’assessore Micol Lanzidei. La tecnologia come risorsa, ma funzionerà? “Abbiamo fatto delle prove di sound check. E lì si vede la differenza tra persona e persona. Brown alle prove aveva sax pronto, tre microfoni e tende. Sembrava in un teatro e invece era in garage con acustica perfetta. Lui è uno abituato, si collega con il mondo. Per altri diventa più complicato, abbiamo fatto un contrato con una piattaforma che ha particolari attenzioni alla acustica. Mi sono reso conto che è un campo in cui lavorando bene si può arrivare a una buona qualità musicale. Ricordo un anno in cui con la Politecnica - prosegue Mazzoni ringraziando per il supporto la Fondazione Carifermo - sperimentammo concerti a distanza con cantante a Fermo e pianoforte a Cassino, fu un successo. Quindi si può e noi ci facciamo trovare pronti”.

Anche se fare la musica dal vivo è un’altra cosa. “L’emozione e l’interazione tra musicisti dal vivo è tutt’altra cosa, ma è un’altra sfida che bisogna affrontare” conclude Verzina.

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