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Falerone, le ricerche mettono in dubbio il patrono. Spettacolo teatrale e convegno per un venerdì con la storia

10 Ottobre 2023

PIANE DI FALERONE – Una piccola strada da percorrere a piedi, in cima la chiesa di San Paolino. Nata in epoca romanica, cresciuta nell’alto medioevo, restaurata nel 900 e infine consolidata dopo il sisma del 2016, è un crocevia di storia. Non solo cattolica, visti i resti che si possono ammirare di un antico tempio pagano che ne fanno ancora oggi un riferimento per chi è attratto dall’esoterismo.

Per Falerone è la chiesa che fa da cornice a eventi dedicati al patrono, il luogo in cui celebrarlo e viverne la tradizione. Ma è anche la punta di una collina in cui la cittadina ha deciso di creare il ‘parco del futuro’, quello in cui viene piantato un albero per ogni nuovo nato, con tanto di cartina e nome.

È qui che sarebbe dovuta andare in scena una tre giorni che avrebbe unito storia, teatro e ricerca. Una tre giorni che, a causa di un mancato finanziamento regionale, diventa una tre ore. Appuntamento a venerdì sera, non fuori dalla chiesa, in quei grandi spazi che già in passato sono stati il cuore di rappresentazioni teatrali, ma nel salone comunale, nel cuore del paese.

La serata ‘Il miracolo e l’enigma’ si apre alle 21 con una narrazione teatrale a tre voci, “di una storia poco conosciuta”, che è diventata la base della leggenda di San Fortunato. “L’uomo che costruì un muro di fuoco per salvare Falerio Picenus dalla furia degli ostrogoti” spiega Adolfo Leoni, che ha scritto il testo, e che avrà al suo fianco come voci Paolo Rossi e Adriana Capponi. Falerone si salvò, mentre altre come città come Urbisaglia vennero distrutte, questo perché la mossa di appiccare il fuoco fuori dalla città diede l’impressione ai conquistatori che qualcuno fosse già passato.

“L’iniziativa come pensata avrebbe richiesto 10mila euro di risorse, di cui il 30% le avrebbe messe il Comune. Non avendo i soldi necessari, la facciamo come ‘Comunità di patrimonio’, con l’amministrazione che ci mette a disposizione il salone comunale. Perché ci crediamo tutti” aggiunge Marco Armellini.

Dopo la lettura a tre voci, si entra nel campo della ricerca partendo da un saggio del 1998 di Giuseppe Orlandi. “Un faleronese che vive a Todi, città che ha lo stesso patrono, san Fortunato. “Lui ha lanciato l’ipotesi che i faleronesi veneravano San Fortunato da Montefalco e non da Todi. Al momento è una ipotesi molto attendibile. Ne parleremo usando 85 diapositive” prosegue Armellini.

Contemporaneamente sarà allestita una mostra di documenti storici su san Fortunato. “Nel programma inziale erano previste tre passeggiate archeologiche con letture. Oltre alla realizzazione di un vero accampamento. Un programma buono per il prossimo settembre”.

La tre giorni era stata ammessa in graduatoria in Marche Storie, ma non è risultata finanziata. “Ci è dispiaciuto. Perché se deve essere lo sprone a ricercare cose originali e poco conosciute, era l’occasione. Invece, siamo di fronte a un’occasione persa. Però non abbiamo voluto perderla e la realizziamo seppur in dimensioni minori” aggiunge l’assessora Teresa Quintozzi.

Cosa sia accaduto non è chiaro. Da Falerone arriva però un suggerimento alla regione: “Vorremmo una commissione esterna e non un algoritmo a decidere i progetti da finanziare, andare oltre le 15 parole messe nello schema” ribadisce Adolfo Leoni.

La speranza ora è che le persone partecipino venerdì sera, riempiendo la sala comunale per conoscere una pagina di storia e valutare i nuovi studi che potrebbero cambiare il corso del patrono della città romana.

r.vit.

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