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E' nato We-K, il box che unisce fisico e digitale. Tra collezioni e buyer l'idea di quattro fermani: "Ridiamo il tatto a un mondo che ha bisogno del virtuale"

14 Gennaio 2021

di Raffaele Vitali

FERMO - Sono quattro, come i Beatles, come quelli dell’Ave Maria, come i pinguini di Madagascar. Ma in realtà, non sono altro che quattro professionisti che hanno saputo trovare un punto di incontro e disegnare il futuro. Dall’unione di Lorenzo, Ludovico, Riccardo e Sonia nasce We-K e con loro una scatola che è magica quanto reale.

“L’obiettivo di We-k è progettare esperienze che uniscono il fisico e digitale, accompagnando le aziende verso il phygital marketing. Con phygital intendiamo l’insieme delle attività di marketing che prevede l’integrazione dei canali offline (physical) e dei canali online (digital) in un’unica esperienza” spiegano dalla stanza di uno spazio di co-working nato a Fermo, a due passi dal casello dell’A14, dove le connessioni sono naturali oltre che mentali.

La loro non è semplicemente una sfida al mondo della moda, il loro è un progetto concreto, realizzato e già sperimentato con una prima azienda. Si inseriscono nel presente fatto di fiere online, di virtual tour, di showroom digitali, come ribadito anche al salone del Pitti Connect. E portano ognuno la competenza. Lorenzo Paglialunga e Sonia Franchino sono gli architetti dello Studio Kubla, una piccola eccellenza locale da anni riferimento nel mondo degli allestimenti, degli stand per i marchi del lusso. Ludovico Genna è un esperto di marketing, uno che anticipa le strategie. In mezzo ai tre c’è il creativo, Riccardo Mecheri, che è stato il motore del progetto.

Ma cosa c’è dentro la scatola che vuole cambiare il sistema di vendita e di presentazione di un prodotto ai tempi del distanziamento fisico?  Chi riceverà il box – spiega Lorenzo Paglialunga in modalità portavoce – troverà all’interno i materiali necessari per vivere l’esperienza digitale fisicamente e soddisfare le richieste di scambi commerciali nei mercati b2b e b2c. Ad esempio troverà cardboard per la visualizzazione 3D, planimetria dello spazio con legenda dei prodotti all’interno, il campionario o il prototipo, il business profile. Ma anche, stando ad esempio al settore calzaturiero e moda, l’esperienza sensoriale, che si può toccare con la propria mano come se si avesse la scarpa davanti”.

Non hanno dubbi sul successo, del resto il futuro sarà phygital oriented e il marketing esperienziale sarà sempre più importante nelle strategie di ogni azienda, a prescindere dal settore. “Il cambiamento era nell’aria, solo che quello che doveva essere fatto in cinque anni è stato realizzato in pochi mesi, per necessità. Con Riccardo e Ludovico ci siamo chiesti come sopperire alla mancanza delle fiere. Abbiamo analizzato quello che c’era e abbiamo capito che gli showroom con virtual tour dentro gli stand, idea di base di ogni azienda, non fossero sufficienti”. Lettura confermata da molti imprenditori: un conto è vendere una scarpa su internet, un altro la collezione che richiede investimenti importanti ai buyer.

La complessità era nell’inserire il tatto. Ogni azienda prepara il campionario, ti spiega i modelli, ti racconta i colori e le pelli, ma poi sempre nel virtuale ti fa viaggiare. “E invece, noi siamo andati oltre sperimentando con il brand Le Ruemarcel. Abbiamo allestito uno spazio ground, molto semplice. bisogna sempre ricordare che ci naviga spesso non ha competenze in questo campo. Quando clicchi sulla scarpa non esce la foto ma un video con il designer che mostra i pezzi come se fossi tu a muoverla. A questo abbiamo aggiunto un carnet di pelli. Piccoli quadrati da toccare e da abbinare con lo sguardo alla scarpa che si ha davanti. Un sistema che permette anche volendo di far capire le diverse cuciture”.

Questo è il box pensato da We-K che è completamente personalizzabile, che può essere completo di visore o no, che può essere pensato per moda e agroalimentare. Tanto che il prototipo è già al vaglio di una grande azienda di vini di Asti che vuole realizzare degustazioni online inviando il box con dentro un link che collega a una esperienza privata. “Il phygital deve umanizzare il digitale. Questo ci hanno chiesto i nostri clienti, che sono tutti diversi e che per questo ci hanno permesso, unendoci, di trovare il percorso che riteniamo migliore”.

Loro sono pronti, considerando quanto il sistema imprenditoriale stia investendo in showroom virtuali e b2b di vario genere, facile immaginare l’interesse del mercato. “La nostra forza è che possiamo offrire tutto. Abbiamo anche uno spazio per gli shot fotografici al piano terra del co-working, quindi ci si può organizzare nelal sede dell’impresa o fuori. Il cliente lo seguiamo dal primo all’ultimo passo, basta volere andare oltre la comfort zone di un semplice catalogo e di telecamere 3D. sempre senza dimenticare che a tutto questo va abbinata una crescita della reputazione, la brand identity, ma anche per questo noi siamo pronti con tanto di visori marchiati e ambienti b2b riconoscibili”.

Eccoli i quattro fermani, età media 28 anni, che hanno saputo unire competenze per superare un momento di difficoltà e trasformarlo in una fase di crescita e di business. “Il catalogo cartaceo, lo showroom o il sito web, presi singolarmente, rappresentano singoli tasselli di una strategia di marketing a 360°. Se la loro presenza è fondamentale, una loro interazione mediante oggetti, ambienti e dispositivi connessi alla rete, rappresenta un plus agli occhi dei clienti” concludono sorridenti.

@raffaelevitali

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