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Due celle frigorifere per i vaccini anti Covid, migliaia di test rapidi da affidare ai medici, meno positivi tra i sanitari: l'Asur 4 non si ferma

4 Dicembre 2020

FERMO – Arancione o giallo, una cosa non cambia: il Covid va contenuto e affrontato. “Venti giorni fa la giornata più nera: era il 15 novembre e avevamo 70 ricoverati Covid, più o meno gravi. Da quel giorno un lento calo, un andamento costante di riduzione della curva: il quadro è meno nero” sottolinea Licio Livini, direttore Asur 4. Erano i giorni che stavano portando il Murri verso la fase 3, cominciando dalla riconversione delle cure intermedie di Sant’Elpidio a Mare (a breve tornerà pulita, ndr), la chiusura della Rsr di Porto San Giorgio, con l’Inrca che ha messo a disposizione 15 posti letto.

“Avevamo rallentato delle attività, penso all’area chirurgica, ma già stiamo recuperando. Stiamo valutando di riportate a normalità Sant’Elpidio a Mare e Porto San Giorgio. E siamo anche a un passo dai lavori che ci permetteranno di ampliare la terapia intensiva, con 15 nuovi posti letto, e la semi con dieci altri letti. I soldi ci sono, diventa solo una volontà dettata dalla situazione epidemiologica”

La sanità non è solo numeri, c’è anche l’aspetto umano di chi lavora dentro e fuori dai reparti. “E a Fermo il sistema è coeso, anche grazie all’ottima relazione con la medicina convenzionata e con ogni settore pubblico. Per me è un vanto, visto che ci siamo riusciti ponendo grande attenzione anche al personale, che abbiamo tutelato dall’inizio, con controlli e materiale di sicurezza. Sapere che tutta la sanità fermana conta solo 35 sanitari positivi rispetto ad altre province con oltre cento e una sanità nazionale con oltre il 10% di casi, significa che il lavoro che si fa dentro questa azienda è efficace” riprende Livini.

La nuova sfida si chiama screening di massa, deciso dalla regione. ma non solo “Ci stiamo organizzando per due celle frigorifere in modo da poter stoccare il vaccino anti Covid e avere un deposito provinciale”. tornando allo screening, Livini è in attesa delle linee guida della regione, ma i problemi non mancano: “Si parla di un test antigienico rapido, eseguito e processato sul posto. Non è un obbligo, non ci sarà una prenotazione. Il positivo sarà poi seguito, inserito nel percorso del tampone molecolare con il dipartimento di prevenzione. A livello organizzativo, però, chi ha la forza? Spazi, logistica, rete informatica, personale sanitario: non si inventa tutto questo, 30 soggetti all’ora secondo la Regione, ma non è possibile in questo momento, solo a fermo parliamo di 22mila potenziali fruitori”.

E dire che l’Area Vasta, come conferma il dottor Scialè che guida il Distretto, è una macchina ben organizzata: “Effettuiamo un alto numero di tamponi, essendoci più Ddt sul territorio: stiamo effettuando 450 tamponi al giorno, dal lunedì al venerdì, circa 150 il sabato. Questo è un punto di forza notevolissimo. Sarebbe ancora maggiore se il sistema avesse grandi risorse per ricondurre le positività agli obblighi di quarantena e alle indagini epidemiologiche. Per due mesi abbiamo avuto numeri terrificanti, oggi leggermente migliori ma molto significativi. Abbiamo 1 tampone su 4 di positività. Questo non ci lascia tranquilli”.

Il sistema fermano per ora ben agisce sul territorio e bene internamente, anche nei confronti del personale. Fondamentale più che mai visti i ricoveri e la complessità di cura per il Covid: “Preservare i dipendenti e dare al paziente una figura di riferimento preparata è importante. Abbiamo testato 1200 operatori con esito confortante, meno dell’1% è risultato positivo. Non abbiamo avuto cluster interni. Gli operatori sono sereni: preoccupazione, stanchezza ma anche consapevolezza delle proprie possibilità. Il reclutamento con fatica prosegue. Livello di performance alto e di coesione: la squadra è solida e concreta, un baluardo vero aa ogni sorta di aggressione esterna” ribadisce Renato Rocchi.

Un aiuto a tutti arriverà dai testi rapidi antigenici che dovrebbero diventare la ricchezza per medici e pediatri. “Ne abbiamo 6500 test pronti in magazzino. Speriamo che l’accordo raggiunto in regione con i medici di medicina generale, posta la collaborazione proficua per i molecolari, funzioni, perché sui test rapidi non sono arrivate adesioni” conclude Scialè.

r.vit.

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