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Donazioni di sangue, mille sacche in meno. Bene il plasma. L'Avis fermana: "Problemi in montagna, Amandola va potenziata"

30 Dicembre 2020

di Francesca Pasquali

FERMO - Calano le donazioni di sangue, aumentano quelle di plasma,
partono le prime (poche) di plasma iperimmune. Il bilancio annuale
fornito dall’Avis del Fermano parla di una provincia in chiaroscuro.
Impauriti dalla pandemia, la scorsa primavera, tanti donatori si sono
tenuti alla larga dai centri di raccolta. Il risultato è che le
donazioni di sangue, quest’anno, sono state 8.328 (390 in meno
rispetto allo scorso).
Quelle di plasma, invece, sono aumentate: 913,
44 in più del 2019. I numeri più alti si sono registrati nei centri di
raccolta di Fermo e Porto San Giorgio. Nel primo le donazioni di
sangue sono state 1.048 (-151), quelle di plasma 173. (+21). Nel
secondo 1.037 (+27) e 252 (-30). Seguono Montegranaro e Montegiorgio.
Nel centro del Comune calzaturiero le donazioni di sangue sono state
828 (-121), quelle di plasma 99 (-12). In quello della media Valtenna
713 (-30) e 71 (+35). Quasi in pareggio i numeri dell’Elpidiense:
Sant’Elpidio a Mare ha raccolto 672 donazioni di sangue (+24) e 139 di
plasma (+8), Porto Sant’Elpidio 479 (-33) e 96 (+41). Nonostante i
problemi logistici, ad Amandola, le donazioni di sangue sono state 565
(-22)
, ma non ce n'è stata nessuna di plasma. Stabili i numeri di
Altidona che ha registrato 273 donazioni di sangue (-3) e 37 di plasma
(-16). In calo, invece, Petritoli con 345 donazioni di sangue (-66) e
35 di plasma (- 8). Con 128 donazioni di sangue, Monte Urano ha
eguagliato il numero dell’anno scorso. In aumento, invece, le
donazioni di plasma: 22 (+15). Chiude l’anno col segno più Monte San
Pietrangeli: 118 donazioni di sangue (+11) e 6 di plasma (+3). Saldo
negativo, invece, per Torre San Patrizio con 103 donazioni di sangue
(-26) e 20 di plasma (-13). Quello che si sta per chiudere è anche il
primo anno di raccolta di plasma iperimmune
, utile per curare il
Covid. Undici, nel Fermano i donatori: 1 di Montegiorgio, 3 di
Montegranaro, 4 di Porto San Giorgio, 2 di Porto Sant’Elpidio, 1 di
Sant’Elpidio a Mare. 19 i donatori da fuori provincia. «La pandemia –
spiega il presidente dell’Avis del Fermano, Franco Rossi – è una
sfida che ha interessato anche il mondo del volontariato. Dopo un
comprensibile momento di sbandamento, i nostri donatori hanno
immediatamente risposto alla chiamata per la donazione, comprendendo
che, oltre al Coronavirus, continuavano a tenete banco anche altre
malattie, per le quali la necessità di sangue certamente non era
diminuita».
Carenza di personale sanitario e chiusura dei centri per il Covid
(quaranta giorni quest’anno) i problemi con cui, in questi mesi, ha
dovuto fare i conti l’associazione. «L’Avis – rimarca Rossi –
comprende bene che la struttura trasfusionale, oltre alle procedure di
donazione, deve coniugare quelle terapeutiche, ma non accetta che
procedure concorsuali, per coprire posti vacanti in sanità, debbano
avere iter complicati e soggettivi per ogni area vasta della nostra
regione». In affanno soprattutto il centro raccolta di Amandola, «a
cui ancora nessuno ha messo riparo, nonostante siano state fatte
richieste per utilizzare ai fini donativi i nuovi edifici, ormai
completati, o i locali ristrutturati presso il vecchio ospedale civile
amandolese». Dal terremoto, quindi da oltre quattro anni, i donatori
dall’area montana donano all’interno di un modulo abitativo
messo a
disposizione dall’Area vasta 4, «regolarmente omologato, ma con spazi
ristretti». Con la pandemia e le distanze da rispettare le cose si
sono complicate. «Qualora questo disagio logistico non trovi soluzione
immediata da parte delle istituzioni competenti – chiosa Rossi –,
l’importante centro di raccolta amandolese sarà costretto a chiudere».

redazione@laprovinciadifermo.com

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