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Disturbi alimentari, in un libro il lavoro del centro di Fermo. Iacopini: "Seguiamo 400 pazienti, servono spazi e personale"

27 Aprile 2023

di Raffaelle Vitali

FERMO – Disturbi del comportamento alimentare (Dca): si conoscono, si affrontano, si superano. Questo il compito che la dottoressa Iacopini e il suo team si danno ogni giorno. E ora si raccontano anche. Un libro, dal titolo curioso come ‘L’appetito vien parlando’, racchiude esperienze di successo affrontate dentro il centro fermano. Per presentarlo il direttore-commissario dell’Ast Fermo, Roberto Grinta, ha scelto il chiostro all’interno della palazzina della direzione sanitaria, che un tempo ospitava il manicomio provinciale.

SPAZI E PERSONALE

Anche perché presentarlo all’interno del centro sarebbe impossibile, “abbiamo spazi troppo piccoli. Ed è questo di cui abbiamo bisogno prima di tutto: locali adeguati” sottolinea la responsabile Patrizia Iacopini. Nel giorno del bello, come lo è una pubblicazione realizzata insieme con tutto lo staff del centro Disturbi alimentari, bisogna affrontare anche i nodi ancora da sciogliere.

“Dobbiamo distruggere una malattia che mette la persona tra la vita e la morte. Noi sosteniamo la vita e il libro ci dimostra di quanta forza il lavorare insieme porti a una possibilità di cura. La possibilità c’è, la certezza della guarigione la cerchiamo” prosegue la Iacopini prima di ribadire quel che serve per lavorare ancora meglio. E che servirebbe prima di andare nel nuovo ospedale dove il direttore Grinta ha già annunciato che ci saranno spazi adeguati.

“Il nostro è un ambulatorio diurno ancora in fase sperimentale. Dopo 5 anni deve essere stabilizzato, questo ambulatorio intensivo va reso visibile con l‘accreditamento, che implica spazi adeguati cosa che oggi non abbiamo. Il problema è che più di 7-8 persone non possiamo seguirle. Dopo questo, il personale viene da sé. Così lavoreremo in maniera dignitosa, potendo anche accogliere le famiglie che oggi attendono nel corridoio”.

Grinta ascolta, davanti ha tutto il team, l’assessora Maria Antonietta Di Felice e la presidente della Commissione Pari Opportunità regionale Vitturini. “Autorizzazione e poi accreditamento. Ci stiamo adoperando per fare i manuali, nel momento in cui il Gruppo regionale di accreditamento controllerà i nostri spazi dobbiamo essere pronti” ribadisce il commissario dell’Ast.

LAA VOCE DELLE FAMIGLIE

Ma il tempo scorre e tutti chiedono di più, considerando che sono 400 i casi di Dca seguiti, in stragrande maggioranza ragazze, e che la lista di attesa continua ad allungarsi. Un bisogno reso tangibile dalla presidente di Fada, l’associazione dei familiari dei pazienti con disturbi alimentari: “Grinta, noi abbiamo bisogni di una direzione che si prenda carico della realtà. Dietro l’eccellenza del centro c’è tanta sofferenza, da parte dei pazienti, delle famiglie e dei caregiver, che siano gli amici o i fratelli. Questa patologia prende tutto quello che gira intorno al paziente. Ci dia spazi concreti. Lo chiedo anche all’Ambito e al Comune, mettiamoci insieme ad Ast e Regione per trovare una soluzione. Il reparto è accogliente, ma ha scale non idonee per i soggetti che accoglie. Partiamo da qui. Noi siamo disponibili ad aiutare. Fermo è una eccellenza delle Marche, ma raccoglie da un territorio molto ampio, per cui deve crederci di più”.

IL SOSTEGNO DELLE ISTITUZIONI

Aiuto, anche politico, lo garantisce Maria Lina Vitturini, coinvolta dalla dottoressa Iacopini proprio per la pubblicazione: “Un argomento importantissimo, i disturbi alimentari affliggono principalmente le donne. Siamo impegnate nella medicina di genere, che significa lavorare nell’essere della persona. Sappiamo che ci sono delle carenze regionali, noi vogliamo aprire un centro come quello di San Marcello che segue le alte Marche. Servono risorse, insieme sono certa che ce la faremo. Dobbiamo anche cambiare la cultura, quei messaggi continui legati alla bellezza che poi colpiscono le ragazze magari più deboli e sensibili. Serve un reparto dedicato più specialistico, non si possono ricoverare le donne con questi problemi all’interno del reparto di salute mentale, a psichiatria. Lavoreremo anche qui per definire meglio i percorsi al Murri”.

Tanto da fare considerando “che – come ricorda Grinta – i disturbi hanno una incidenza sempre più elevata tra i giovani. Non è un problema sociale, ma è sempre più parte del nostro vivere. Servono terapie farmacologiche, ma soprattutto assistenziali. Non sappiamo mai se è la psicosi dietro l’anoressia o viceversa, peer questo motivo il team del Centro Disturbi alimentari è ampio e diversificato”.

Il ricovero è la fase estrema del percorso, va evitato. “Da qui un lavoro di prevenzione, di prendersi cura del paziente”. Il Comune è pronto a fare la sua parte, l’assessora all’Urbanistica, Mariantonietta Di Felice, lo conferma: “Dico grazie ai componenti dell’associazione Fada, agli operatori al centro che copre tre province ma è riferimento per le Marche. Questo grazie a figure di rilievo come la dottoressa Iacopini e ovviamente la primaria Palmieri. Dobbiamo lavorare insieme, fare rete. L’ambito risponde ai Comuni, sappiamo bene il peso del settore sociale oltre che sanitario. Quando la prevenzione non basta, servono centri di livello a cui dare il massimo supporto. Noi ci saremo sempre”.

CAPACITA’ DI RISPOSTA

Il centro ha affrontato dei casi molto complessi che hanno segnato il team: “La squadra della dottoressa Iacopini è stata davvero brava. Abbiamo seguito pazienti di altre regioni he no riuscivano ad affrontarli. Il Murri, con la sua squadra multidisciplinare, ha permesso di salvare delle vite” prosegue Grinta. Annuisce e rilancia Mara Palmieri: “Siamo in un momento delicato per la psichiatria, con la morte di una collega. Questo è il momento di grande esplosione di malattie in giovane età. Sabato ci siamo confrontati con i medici di medicina generale, è davvero complessa la patologia nell’adolescente, dai disturbi alimentari all’uso di droghe ad altre epatologie. A fronte di un aumento di richieste, c’è una riduzione di risorse. Ancora di più conta la collaborazione, anche con i servizi sociali”.

Ma il protagonista è il libro che rappresenta, anche a livello simbolico, ciò che entra ed esce dalla bocca. “Il nostro strumento di lavoro è la parola, è quella con cui stabiliamo una relazione terapeutica affrontando le angosce di chi si ha davanti. Il cibo è il problema, ma in realtà lo è l’angoscia. Ogni parola diventa delicata” ribadisce la primaria che ha trovato nella Iacopini e in Franco Lolli due straordinari interpreti professionisti capaci di racchiudere in poche pagine il complesso lavoro con i disturbi alimentari.

“Volevamo far emergere la nostra esperienza, ma soprattutto validarla con la parte teorica che ha saputo portare il dottor Lolli”. “Ogni operatore ha usato la propria esperienza e l’ha racchiusa in un capitolo. Ci siamo focalizzati soprattutto in un aspetto della cura, che è quella del trattamento intensivo, l’ambulatorio diurno che va accreditato” ribadisce la Iacopini.

IL RUOLO DELLAPAROLAA

La parola assume un ruolo fondamentale nella cura. Aiuta a ridurre le angosce, distrae e “fa del cibo l’attore secondario. La parola che unisce, che crea relazione e rende il momento meno terrificante”. Un passaggio ripreso dal dottor Lolli: “Anni fa sono arrivato come supervisore di questo centro, mi sono reso conto che in questa piccola struttura, che accoglie un numero enorme di pazienti, quasi sproporzionato, nel silenzio questo gruppo era straordinario. Ogni mese abbiamo parlato di una situazione clinica, per tre anni. Ogni mese una relazione e un miglioramento del lavoro, fino aa comprendere che si era creato un modello di intervento clinico efficace, ma che mancava una riflessione teorica. Da qui il libro”.

Se la pratica non è sostenuta dalla teoria, prima o poi inciampa. “Il libro è stato l’occasione per l‘equipe di riflettere sul proprio modello teorico. In questo testo c’è una proposta: il pasto assistito. Filippo Romagnoli, che lavora all’interno del centro, ha coniato un ulteriore termine, pasto condiviso. Un passaggio teorico che racconta ancora meglio quello che accade in quei momenti dell’incontro tra cibo e assistito”. Un libro che per Lolli deve arrivare dentro gli altri centri “per aprire un dibattito aa livello nazionale che vada oltre le singole esperienze di cura”.

Fermo può essere il modello d seguire, ne è convinta anche Laura Dalla Regione che arriva dall’Umbria ed è la ‘maestra’ per la dottoressa Iacopini con la sua esperienza come psichiatra e autrice di tante pubblicazioni: “Cresciamo noi e purtroppo i disturbi alimentari, che sono sempre più una epidemia tra i bambini. Fermo è un riferimento per il centro Italia, è una buona sanità”.

I NUMERI

 Se arriveranno gli spazi, l’accreditamento e il personale, chissà quante risposte si potranno dare a chi non trova spesso neppure le parole per chiedere aiuto. Sono 400 i ragazzi e ragazze in carico. Maggior parte femmine, ultimi anni un aumento deli uomini, ma si è passati da due all’anno a una decina. Si è abbassata l’età e cambino anche le tipologie di disturbo.

“Dal 2021 a oggi, più disturbi di anoressia nervosa e di obesità. Le porte del centro diurno si aprono alle 14enni, per lo più la fascia è 16-20, ma è esplosa la problematica tra gli over 45. Dobbiamo sempre essere pronti e abbinare pratica e teoria, sapendo che non c’è una semplice diagnosi, ci sono percorsi individualizzati, piani sartoriali spesso legati anche ai cambiamenti sociali e culturali” conclude la Iacopini.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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