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Ddl Zan, ecco cosa è successo in consiglio comunale a Fermo. Atti e parole di una città unita contro le discriminazioni

2 Agosto 2021

di Raffele Vitali

FERMO – Il ddl Zan divide la politica nazionale, non può lasciare indifferente la politica locale. A fermo si è discusso a lungo in consiglio e poi nei gironi successivi, a colpi di comunicati stampa. Ma le differenze sono poi davvero così marcate?

L’obiettivo del decreto è modificare alcune disposizioni del Codice Penale Italiano, aggiungendo alle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche gli atti discriminatori fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sull’abilismo. Dove si sono divise le forze in Consiglio? Proviamo a capirlo, partendo dalle mozioni per arrivare agli interventi.

LA MINORANZA

La minoranza, con Renzo Interlenghi di Fermo Futura, aveva presentato una mozione ‘nazionale’ per chiudere, fondamentalmente, al consiglio comunale di “iscrivere il Comune di Fermo alla rete RE.A.DY, la Rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere; rilanciare la giornata del 17 maggio come giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia; intraprendere iniziative rivolte alla cittadinanza mirate alla riduzione ed alla decostruzione degli stereotipi e dei pregiudizi che minano il diritto all’uguaglianza tra ogni persona; sostenere la definitiva approvazione del DDL Zan, così come è stato approvato dalla Camera”. Tutto questo era correlato di alcuni dati nazionali modificare alcune disposizioni del Codice Penale Italiano, aggiungendo alle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche gli atti discriminatori fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sull’abilismo.

LA MAGGIORANZA

Letta la mozione, la maggioranza, in particolar modo l’ala sinistra guidata da Nicola Pascucci e Manolo Bagalini (firmataria anche la capogruppo Pistolesi, ndr), ha redatto un proprio testo, presentando una seconda mozione. Più lunga e articolata, e soprattutto più centrata su Fermo e l’attività dell’amministrazione. Ma poi, nei punti chiave, non così distante: “È evidente la necessità di inserire nel sistema penale italiano le norme previste del ddl Zan; necessario che il Parlamento porti avanti il percorso d’aula di questo ddl, favorendo l’arricchimento del dibattito parlamentare; concordiamo con l’entrata nelle reti di connessione tra città che rifiutano ogni genere di discriminazione; prendere ogni iniziativa utile a sensibilizzare il contrasto alla discriminazione omotransfobica”. Praticamente manca la ‘giornata di ricorrenza’ e con l’aumento delle parole, è il doppio per lunghezza di quella di Interlenghi, si gira attorno ad alcuni concetti per lasciare la porta aperta a modifiche per il ddl Zan. Ma non cambiano i principi chiave.

IL DIBATTITO

E anche il dibattito in aula è andato su questa strada. Ma la polemica doveva esplodere. E le forze politiche erano così interessate al tema, che dopo il consiglio comunale hanno passato un giorno a mandare comunicati sul bilancio, dove tra l’altro non c’erano particolari questioni, evitando di toccare il ddl Zan. Che è invece emerso dopo 48 ore. Ecco alcuni degli interventi.

In consiglio il primo a palare è stato il leghista Gianluca Tulli: “Il ddl Zan non è una panacea. Non siamo un paese omofobo, noi non siamo favorevoli e sarebbe stato meglio per la maggioranza esprimersi in maniera chiara senza presentare una seconda mozione”. Breve e chiaro con il suo ‘no’ secco.

L’assessora Micol Lanzidei è profonda e torna al consiglio sulla Legge 194, esempio di buona politica: “Serve una mediazione intelligente, che non significa presentare 700 emendamenti al ddl. Una politica che faccia capire e conoscere le cose senza cavalcare la paura”.

Lanzidei accende il faro sull’identità di genere: “Non lo prevede neppure la Costituzione ed è ovvio, altrimenti saremmo dentro Ritorno al Futuro. Ma dal 48 di progressi ne sono stati fatti e l’identità di genere è entrata nella realtà ed è un diritto delle persone. non comprendo perché si abbia così paura di far coesistere identità di genere e il dualismo uomo – donna. Non è riconoscendo a uno che togliamo qualcosa all’altro. Ma c’è la paura. 30 anni dopo la legge Mancino, nulla cambia ma si aggiunge una categoria di soggetti tutelati. Eppure, c’è chi vuole fare un vespaio. Nessuno nega il ruolo della famiglia, nessuno vuole cancellare il genitore. Ma la paura viene usata per creare caos. Quando sento dire che il ddl Zan vorrebbe imporre una visione della natura umana, ma di che parliamo? L’esistenza di persone gay, transessuali è un fatto, una realtà. Non è una visione. Credo fermamente che come tutto il ddl Zan sia perfezionabile, ma ciò che conta è che chi è deputato a farlo abbia a cuore un intento: approvare una legge di tutela, come abbiamo fatto noi riunendo le sensibilità”.

Per la minoranza interviene anche il Dem Paolo Nicolai: “Legge migliorabile, serve una mediazione. Ma la mozione che abbiamo presentato è per mettere un punto alla paura. Non si può trattare su questo punto, altrimenti si ha pura, che c’è qualcosa che ci spinge a temere che qualcuno abbia una sensibilità diversa. Non creso che su certe situazioni si possa trattare. Poi sono certo che certe battaglie saranno vinte dal progresso civile che renderà naturale il ddl Zan. Ma intanto servono puntini. Anche io avrei voluto la concordia per la 194. Ma non possiamo fare un passo indietro, è un problema culturale”.

È qui la grande divisione, il tema culturale che non può avere compromessi. Ma la trattativa per la maggioranza è stata fondamentale e il consigliere Nicola Pascucci lo fa comprendere al meglio: “Sentire ancora che difendere l’identità leda la famiglia è una cosa inaccettabile. I diritti sono per tutti”.

PARLA IL PRESIDENTE

La chiusura della discussione è stata nell’intervento lungo e accalorato di Francesco Trasatti, presidente del consiglio comunale e prima unione civile di Fermo, nonché unico consigliere a votare entrambe le mozioni.

Parla con la voce strozzata dall’emozione, fin dal primo minuto. Perché lui, ‘Trasatti frocio’ l’ha letto più volte sul suo banco a scuola. “Ma, e l’ho detto anche alla maggioranza, non tutto è cambiato: tanti ragazzi delle scuole superiori di Fermo mi chiedono consiglio perché si sentono soli”. A loro servirà la legge? “Nulla può la legge penale se non c’è un lavoro culturale: Parliamo di crimini d’odio. Qui bisogna partire dalle basi: omosessualità non è una scelta, omosessuali si è. Ho cercato la mediazione, parlo anche con chi è distante da me. Il fatto che si discuta è un segno e per questo dico grazie al Pd, che ha mostrato sensibilità. No dividiamoci. Sulle adozioni saremo in disaccordo, ma sulla discriminazione dobbiamo tutti parlare la stessa voce. Voglio sapere in cosa faccio paura a una persona di destra? Me lo spieghi e sono certo che lo tranquillizzerò, come ho fatto con la maggioranza di cui faccio parte. il simbolo Lgbt è l’arcobaleno, basta con il bianco e nero. Approviamo la legge, anche con modifiche, ma approviamola” conclude tra gli applausi.

E che le sue parole siano state toccanti, la riprova arriva da Luciano Romanella: “Non ho padroni. Se votassi rinnegherei la mia vita politica. Sono favorevole, nonostante il mio gruppo della Lega”.

Alla fine resta sul tavolo la mozione di Bagalini e Pascucci approvata a maggioranza con in più Romanella (compatto il no a quella di Interlenghi, tolto il voto di Trasatti). Fermo entrerà nella rete delle città Ready. E non è una cosa da poco per il poliedrico mondo del sindaco Paolo Calcinaro, che è rimato in silenzio durante la discussione.

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