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Dalla pillola alle parole sull'etnia, bufera politica sulla Regione dei medici obiettori. Ferracuti: "Strumento meno invasivo, non lediamo un diritto"

28 Gennaio 2021

PORTO SANT’ELPIDIO – Parole e atti che pesano e generano dure reazioni. Ma questo già lo sapevano in regione quando hanno avallato la posizione dei due assessori della Lega, latini e Saltamartini, e non hanno preso le distanze dalle parole del capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo ciccioli.

"La Regione sembra determinata a impedire la somministrazione della Ru486 nei consultori, nonostante le linee guida del ministero della Salute solo l'anno scorso abbiano sancito una volta per tutte non solo la sicurezza dell'aborto farmacologico” spiega l’assessora alle pari opportunità di Porto Sant’Elpidio, Emanuela Ferracuti.

Non poteva rimanere in silenzio l’elpidiense: “Non è affatto semplice, per una donna, ricorrere all'aborto farmacologico, solo tre strutture lo adottano nelle Marche. Nel 2019 sono state 1.450 le interruzioni volontarie di gravidanze avvenute nelle Marche, erano 1.537nel 2018. In una Regione dove il 69,3% dei medici è obiettore di coscienza e dove il ricorso al metodo farmacologico è fermo a una percentuale del 6% – la media nazionale è al 21% – contro il 37% della confinante Emilia-Romagna, la nuova linea è inaccettabile”.

L’assessora lo ricorda: “La legge 194 regola il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza dal 1978. Che spesso e (non) volentieri si scontra con un altro, di diritto: quello dei medici che si rifiutano di praticare aborti secondo personali convinzioni etiche o religiose. Da una parte una legge di Stato, dall'altra la possibilità di non adempiere un dovere. La pillola abortiva è uno strumento per garantire un diritto costituzionale, abortire. Uno strumento meno invasivo, alternativo a quello chirurgico. Mettere in discussione uno strumento collegandolo a una propria posizione ideologica è sbagliato e anche pericoloso poiché rimette in discussione anni di battaglie e il ruolo della donna nella società”.

Le parole idi Ciccioli, “siccome la nostra società non fa figli allora noi possiamo essere sostituiti dall'arrivo di persone che provengono da altre storie, continenti, etnie, vicende”, hanno portato a una dura reazione della minoranza Dem che ha presentato una interpellanza: “Le parole del Consigliere regionale Carlo Ciccioli alimentano pulsioni di discriminazione etnica in coerenza con frange estremiste di destra che in tutta Europa si stanno affacciando con violenza. Vogliamo sapere se il presidente Acquaroli regionale si riconosce nelle gravi affermazioni del presidente del gruppo assembleare Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli che rappresentano una evidente istigazione al rifiuto del diritto all’uguaglianza tra gli uomini e all’uguaglianza nella diversità. E chiediamo quale è la politica del governo regionale in materia di sostegno all’integrazione sociale e alla civile e democratica convivenza tra le diverse etnie che sono parte integrante della società marchigiana”.

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