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Dal Micam a Parigi: fiere chiuse e magazzini pieni. Stand e allestitori in crisi, Andrenacci: "Uniamoci e creiamo centri d'acquisto"

4 Febbraio 2021

di Raffaele Vitali

SANT’ELPIDIO A MARE – Prima il Pitti, ora il Micam. E con la più importante fiera internazionale delle calzature si fermano anche Lineapelle e Mipel. “Ma non solo, perché questa è l’Italia. Purtroppo porte chiuse anche a Parigi, Monaco, Berlino, Amsterdam: un disastro”. A parlare è Gino Andrenacci, titolare della Estro Allestimenti Stand, testa a Sant’Elpidio a Mare, base logistica a Montecosaro.

“Il nostro mondo - spiega a nome di tanti altri colleghi – è praticamente fermo da marzo. Settembre ci aveva fatto illudere, ma quel Micam, con pochi espositori è stato più un servizio per clienti decennali che un guadagno. Il dramma è arrivato tra ottobre e dicembre, quando tutto si è di nuovo fermato”.

Quando il Pitti ha comunicato che avrebbe rinunciato alla fiera fisica, i dubbi su Milano sono cresciuti ora dopo ora: “Non ci credevo più da tempo. Anche perché con che spirito i calzaturieri sarebbero andati in fiera?”. Andrenacci ha il magazzino pieno di tavole di legno, di pezzi utili per realizzare lo stand richiesto. Ma sono cataste immobili, da troppo tempo.

“Quello che non sempre si comprende – prosegue l’imprenditore – è quante persone lavorano dietro uno stand. Quello spazio espositivo non è solo tavole di legno o vetro, ci sono i designer, i grafici, i montatori, le tipografie. Se si ferma una attività come la mia, come minimo blocca altre 20 persone”.

L’unica fortuna di Andrenacci è che lui è solo. È la punta di un sistema: “Certo, la mia è una azienda leggera, che vive di collaborazioni. Ma se non arriva l’ordine a me, non lavorano neppure gli altri, tranne qualche falegname per clienti privati”.

Un danno difficilmente calcolabile al sistema stand, il reddito è ormai azzerato e dei ristori meglio non parlare: “All’inizio ci avevano dato 600 euro, poi il ministro Franceschini ci ha inserito all’interno del decreto agosto dove ha pianificato indennizzi per il sistema fieristico. Ma il codice Ateco è sempre un limite, come l’iniziale calcolo sul mese di fatturato. Faccio une esempio”.

Quello della standistica è un mondo complesso. “La speranza? Per me è solo nel salone del mobile di settembre. Quello sarà il momento chiave. Se non riparte come si deve quel settore, non c’è più niente da fare”. Anche perché dal mondo calzaturiero si aspetta un futuro amaro: “Non è solo una questione se le fiere torneranno, anche perché su questo non ho dubbi. Ma la domanda è: quante imprese saranno pronte per farle ancora? E con che aspettative, con che metrature?”.

Già durante l’ultimo Micam si erano vissuti ridimensionamenti pesanti, oltre a una fuga di aziende preoccupate per i costi. perché realizzare uno stand è una spesa importante, un investimento se uno vuole essere più ottimista.

Al Micam si va dai 15 ai 90mila euro. “E non è il più caro. A Parigini si parla di mille euro al metro quadro”: ed è vero, numerosi imprenditori per 8 metri pagano una media di 6500 euro. “Ma tutto questo era il passato, il futuro è un grande incognita. Certo, vedere tutto il materiale fermo è un colpo al cuore. Ma è soprattutto la filiera che mi preoccupa”.

Soluzioni all’orizzonte non se ne vedono. Andrenacci è nel settore dal 1992, dal 1997 è autonomo. L’ufficio profuma di Sutor, ci sono ricordi degli anni d’oro in ogni angolo, ma anche una parete che comincia a vivere dell’oggi e di quello che i giovani di Ciarpella stano facendo.

“Ecco, pensando al basket, dobbiamo cambiare noi imprenditori. Dobbiamo fare squadra, pensare che è impossibile avere tutti tutto come una volta. Lo dico da dieci anni: serve un centro d’acquisto. Poi ognuno si può tenere il proprio commerciale, ma le risorse di base vanno concentrate”. Del resto, Andrenacci non ha dubbi: “Anche ripartendo il calo di lavoro, e di fatturato, per ognuno di noi in questo settore sarà almeno del 30%”.

L’appello finale è per la Regione: “Sarebbe importante che valutasse anche azioni per il mondo degli allestitori. Sembriamo pochi, ma poi in realtà muoviamo una filiera così grande che va a incidere su tutto, bar e alberghi inclusi, visto che quando ci muoviamo almeno 36 pre dobbiamo stare fuori”.

La voglia di ripartire è tanta per uno che ha clienti in giro per l’Europa e che ha realizzato stand anche dentro il Louvre: “Gli anni di esperienza mi hanno portato a lavorare con alcune agenzie internazionali. Quattro miei ex dipendenti hanno una loro azienda e sono felice. Ma bisogna anche fare attenzione: chi lavora solo nel distretto avrà ancora più difficoltà ala ripartenza. Per cui, facciamo squadra e tutti avranno lavoro”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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