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Covid e politica, scintille arancioni. Acquaroli: "Più condivisione". Interlenghi: "Quanti errori in Regione"

15 Novembre 2020

MARCHE - Comincia velato da toni di grigia polemica il primo giorno delle Marche “arancioni”. Un filo ininterrotto, iniziato a srotolarsi venerdì, quando il sospetto che quel giallo «da tenersi stretto» era ormai sfuggito di mano. Smentito dal governo, il presidente Acquaroli chiede, adesso, chiarezza. Così dicono i tg nazionali che, riferendo delle tre regioni da oggi arancioni (con le Marche, cambiano colore anche Emilia-Romagna e Friuli, mentre Campania e Toscana diventano rosse), liquidano la nostra in fondo al discorso. E così ribadisce lui stamattina.  Dopo il videomessaggio, che ha suscitato molte critiche, Francesco Acquaroli è tornato alla carica. «Mi è molto dispiaciuta la mancanza di una comunicazione minima e della concertazione necessaria che avrebbe potuto portare a scenari diversi o, comunque, a rendere, una misura, una soluzione, invece, di un’imposizione», scrive in un post pubblicato sui social. Si dice «amareggiato», il governatore, «perché il mio è sempre stato un atteggiamento collaborativo con le istituzioni nazionali e in linea con i tecnici sanitari della Regione». «Siamo in pandemia e la coesione e la forza dei messaggi sono strumenti indispensabili per comunicare le giuste informazioni alle nostre comunità», aggiunge e invoca «chiarezza e concertazione, indispensabili a rendere credibili le scelte» e a «evitare sistemi schizofrenici che fanno confusione e gettano intere comunità e categorie in un allarme continui. Comune da oggi, per 14 giorni, va in vigore l'ordinanza firmata dal ministro Speranza a cui vi prego di attenervi scrupolosamente». 

Ma la polemica non si placa. “Purtroppo questo è il risultato scontato non solo del disorientamento della giunta, ma anche dell'arroganza di una maggioranza che ha preferito politicizzare la pandemia, rigettando il confronto su alcune nostre proposte presentate durante l'ultimo consiglio, molte delle quali prevedevano azioni già sperimentate con successo nella scorsa primavera: dalla netta distinzione degli ospedali Covid da quelli non Covid, alla messa in sicurezza della case di riposo e delle Residenze sanitarie assistenziali, dal potenziamento delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, all'apertura del Covid Hospital di Civitanova Marche" ribadisce Maurizio Mangialardi, capogruppo Pd in regione.

Ieri, nella mischia era entrato anche l’ex candidato sindaco di Fermo, Renzo Interlenghi. Per dimostrare «l'inadeguatezza e l'incapacità nel governare i marchigiani» del presidente, il capogruppo di Fermo Coraggiosa ha usato il paragone con il Veneto. Dove Zaia, «per non far passare la sua terra a zona arancione, ha emesso un’ordinanza più restrittiva». Mentre, va avanti Interlenghi, Acquaroli «spavaldamente dichiarava il falso e nient’altro». «Il primo ha messo un po’ al riparo l’economia veneta, il secondo ha messo a repentaglio la fragile economia di tutti quegli imprenditori che sulle sue rassicurazioni hanno fatto investimenti», affonda Interlenghi e stuzzica «gli imprenditori che, speranzosi, si sono fatti ingannare dal centrodestra e hanno votato in massa questo scempio».

Francesca Pasquali

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