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"Così salviamo la sanità pubblica". La ricetta del chirurgo Catalini, il primario che guida il sindacato dei dirigenti d'Italia

4 Febbraio 2023

FERMO – Giambattista Catalini, primario all’ospedale di San Severino, è il nuovo presidente della Fesmed, il sindacato dei medici dirigenti. Prende il posto di Giuseppe Ettore “che ringrazio per il lavoro svolto sinora. Darò il massimo per tutelare i diritti dei medici, e in particolare dei chirurghi e dei ginecologi che rappresentano la maggior parte dei nostri iscritti”.

Il primario è pronto ad affrontare le tante sfide: “La pandemia ha lasciato il Servizio Sanitario Nazionale con le ossa più rotte di prima. Ma questo non basta per giustificare l’assenza perenne della sanità dall’agenda politica” sottolinea Catalini.

Rivendica il ruolo di Cimo e Fesmed, le sigle sindacali che sono in prima linea per garantire un diritto collettivo: Noi consociamo i problemi degli ospedali, da affrontare e risolvere rapidamente; sono i sindacati che devono lottare per ottenere nuove risorse per valorizzare la professione; sono i sindacati che devono ottenere un contratto collettivo nazionale di lavoro soddisfacente, che migliori le condizioni di lavoro e blocchi la fuga dei medici dagli ospedali; un contratto che, in ogni caso, deve essere reso esigibile a livello aziendale, prevedendo un termine perentorio entro il quale le Direzioni generali devono convocare i sindacati per avviare e concludere le trattative, pena la responsabilità erariale diretta del Direttore generale”.

Ma la vera questione, esplosa in questi giorni anche a Fermo con un nuovo concorso per 12 medici ma con problemi di copertura di spesa, è che bisogna superare i tetti di spesa al personale: Bisogna attuare forti politiche di assunzioni che recuperino i tagli del passato, escludendo il precariato ed il reclutamento di personale a gettone”.

C’è poi la questione giustizia: “È essenziale completare la legge sulla responsabilità professionale depenalizzando l’atto medico, un aspetto ritenuto assolutamente prioritario soprattutto dai chirurghi e dai ginecologi: bisogna distinguere il bisturi del chirurgo dal coltello dell’assassino, e bisogna mettere mano alla questione assicurativa, raggiungendo un accordo per la copertura dei professionisti e delle Aziende Sanitarie”.

Punti chiari e fattibili che Catalini ritiene fondamentali per non assistere al tramonto della sanità pubblica. “Le grandi dimissioni dei colleghi e le sempre maggiori difficoltà di reclutamento del personale, anche a causa del rischio altissimo di denunce medico-legali, che riguardano soprattutto alcune specialità, come le chirurgiche e quelle nell’ambito dell’emergenza, sono segnali forti che non vanno ignorati. L’unico modo per mantenere in vita quel gioiello italiano che è la sanità universalistica è adeguare le condizioni di lavoro alle richieste del mercato”.

r.vit.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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