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"Così ho salvato Nicola". Intervista a Danilo Ciccarelli: "Non sono un eroe, ma un carabiniere"

24 Giugno 2021

di Francesca Pasquali

FERMO - «Mamma, mamma». Quelle due parole, Danilo Ciccarelli, che è originario di Monte Urano, non se le dimenticherà più. Gliele ha dette il piccolo Nicola Tanturli, appena l’ha visto. Dopo che il comandante della stazione dei carabinieri di Scarperia, nel Mugello, s’era calato per 25 metri nella scarpata dove il bambino era finito.

Ciccarelli, la chiamano eroe. Ci si sente?

«Assolutamente no. Sono un carabiniere, per me è la normalità. Non è stato un atto di eroismo. Ho semplicemente ottemperato ai miei compiti. Poi, che ritrovare il bambino sano e salvo sia stata una gioia indescrivibile, quello sì».

Come sono andate le cose? Ce lo racconta?

«Ieri mattina avevo l’entusiasmo a mille. Sentivo che l’avremmo trovato. Ma, arrivato sul posto, mi sono subito reso conto che c’era qualcosa che non andava. C’erano i cani per la ricerca dei cadaveri e, per tutta la notte, la zona era stata sorvolata dall’elicottero dell’Aeronautica. Fa freddo lì, in mezzo all’Appennino. Poche volte, d’estate, capita di stare in maniche corte».

Poi la svolta.

«Abbiamo sentito dei rumori, ma non pensavamo che fosse il bambino. Sembrava un animale, un daino o un capriolo. Visto che eravamo abbastanza distanti dal centro di coordinamento delle operazioni, prima di far spostare tutta la macchina organizzativa, ho preferito fare una verifica».

E?

«Quando sono arrivato a un paio di metri, il piccolo è sbucato con la testolina e ha detto “mamma, mamma”. Mi si è aggrappato subito al collo. Era spaventato, ma non piangeva. La prima cosa che ho fatto è stato sentire se il corpo era freddo. Ma la temperatura era normale. Aveva solo qualche graffio e qualche puntura di insetto. Per risalire, ho fatto uno sforzo enorme. Nell’ultimo tratto, mi ha dato una mano il giornalista che l’ha sentito per primo (Giuseppe Di Tommaso, de La vita in diretta, ndr)».

Ad aspettarvi c’erano i genitori?

«Ci tenevo particolarmente a ridarlo in braccio alla mamma. Poi mi sono allontanato e ho lasciato quel momento di gioia alla famiglia».

Vi siete parlati?

«Per i ringraziamenti ci sarà tempo. Che sia capitato a me di trovarlo è stato un colpo di fortuna. C’era una macchina organizzativa spaventosa per cercarlo. Tantissimi volontari. A un certo punto, alcuni sono stati mandati via perché non sapevamo come gestirli. In un modo o nell’altro, ieri, sarebbe stato trovato».

Da ieri Monte Urano la festeggia. Ha sentito qualcuno?

«Ho frequentato le scuole superiori a Fermo. Con i compagni di classe siamo sempre rimasti in contatto. Ci siamo sentiti. È stata una bella sensazione. Sono andato via da Monte Urano a vent’anni. Adesso ne ho 55, ma il legame è sempre forte. Ci sono mia mamma e mia sorella. Prima del Covid, tornavo almeno una volta al mese. Le estati le passo sempre a Lido di Fermo».

Che le resterà di questa esperienza?

«Non ho figli miei, ma è stato come assistere alla nascita di un figlio. E della nascita di un figlio non si scorda».

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