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Container cari e trasporti lenti, Lumberjack si allontana dalla Cina e punta i 50 milioni. "Nearshoring, ma non in Italia"

21 Gennaio 2022

di Raffaele Vitali

Anche i colossi delle calzature tornano a produrre in Europa. Non in Italia, ma almeno in Europa sì. La supply chain sta impattando sulle decisioni strategiche dei brand, un esempio arriva da Lumberjack, azienda nata e cresciuta in Italia, dal 2021 in mano ai turchi.

“Quando ti trovi a dover pagare un container 15mila euro contro i 2mila abituali, una riflessione va fatta. Cina, India e Vietnam portano con sé questo problema, ecco che ci affidiamo al near shoring” spiega Erkan Erme, country director dell’azienda.

Che per una azienda come Lumberjack, tra le protagoniste all’ultimo Pitti Uomo, nearshoring significa Turchia ed eventualmente Portogallo. “L’Italia? La utilizziamo per un paio di prodotti iconici. Non è pensabile una produzione massiva per i costi”.

La logistica del resto è un problema serio. “Oltre ai costi, che impattano per il 70% sul prezzo finale, sono completamente saltati i tempi di consegna: si è passati da tre a sei settimane. Questo ci ha convinto sempre di più a rivedere la catena produttiva. Anche per non andare, alla lunga, a impattare sul consumatore finale”.

Lumberjack ha chiuso un buon 2021, in crescita del 35-40% sul 2020, il che ha significato un ritorno ai numeri pre Covid. “Molto bene l’outdoor e il bambino, che è stata la vera novità durante il periodo pandemico” aggiunge Emre che guida la divisione italiana con sede in Veneto.

L’obiettivo ora è consolidare la crescita nel 2022. “Il 2021 lo abbiamo chiuso a 32 milioni, quest’anno vorremmo tornare sopra i 50. Un forte impulso lo darà anche l’e-commerce, che ha già raggiunto i 15milioni di euro dopo l’importante campagna che abbiamo fatto, aprendo un canale su Zalando ed entrando in altre piattaforme”.

Per Lumberjack l’Italia si conferma un partner importante, tanto che sono 300 i punti vendita, tra quelli diretti agli spazi interni a Pittarosso. E in previsione ce ne sono altri. “Anche se – riprende Emre – sono Germania, Spagna, Portogallo i mercati che spendono di più dopo la Russia”.

L’ultima sfida resta quella della sostenibilità, che non può mancare neppure dentro il mondo Lumberjack. “È un tema attuale. Si pensa sempre ai materiali riciclati, ma quello è uno step. Al momento non sono ben chiare le certificazioni, questo rende i passaggi più complessi. Per cui noi abbiamo intanto puntato su fabbriche di produzione sostenibili che utilizzano luci led, riciclano acqua e utilizzano materiale sempre più ecologici. Se vogliamo, anche la scelta di riportare parti della produzione più vicine all’Europa rientra in questa strategia di attenzione all’ambiente e al lavoro” conclude soddisfatto Emre.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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