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Confronto e analisi o guerra tra bande? Pd al bivio. Gostoli e Alessandrini: serve coraggio per affrontare i problemi interni

12 Ottobre 2020

FERMO – Mentre Francesco Acquaroli è intento a mettere in ordine le caselle della Giunta, a riprova che vincere non sempre basta per avere vita facile, il Partito Democratico deve decidere come uscire dal tunnel elettorale.

È evidente che ci sono due strategie contrapposte sul tavolo, che portano a soluzioni molto diverse. La prima, razionale, è quella di sedersi, parlare, tirare fuori finalmente tutte le verità, e uscire con una linea più unitaria. La seconda, invece, più semplice è affidarsi al commissario che arriva da Roma, che viene, resetta e decide chi comanda, a discapito anche dei numeri reali che il ‘prescelto’ ha in seno al partito.

Della prima famiglia fanno parte gli attuali vertici, e molti dei big regionali, che sanno di aere sbagliato ma che vogliono essere al centro dell’analisi; della seconda invece i romani e qualche altro nome di punta che ha fallito più volte l’ascesa ai vertici del partito.

“Bisogna avere il coraggio di affrontare i problemi interni. Si possono superare, dobbiamo andare oltre le bande perché non ci sarà mai una sola persona che può tenere tutto insieme e mettere in campo le migliori strategie. Per farlo, però, serve una analisi interna e non l’arrivo di un commissario che non fa davvero affrontare le questioni” sottolinea il vicesegretario Fabiano Alessandrini, che anticipa di pochi minuti il pensiero che il numero uno, Giovanni Gostoli, affida al suo profilo social.

“Nella sconfitta ognuno ha la sua parte di responsabilità che non sono tutte uguali. Come segretario regionale, nonostante da solo venti mesi, mi sento di averne una in più di tutti gli altri e per questa ragione rimetterò il mandato al partito” spiega Gostoli, ribadendo che venerdì, in direzione regionale, si presenterà dimissionario per arrivare, lui spera, al congresso regionale.

“La speranza è che sia di rilancio su un progetto politico e organizzativo, poi sulle persone che possono rappresentarlo. In uno dei momenti più difficili per il Pd il congresso potrà essere un momento di prospettiva e di rigenerazione solo se non sarà una semplice conta sui nomi o scontro tra le correnti e riposizionamenti per i destini personali”.

Ragiona da uomo partito, di quelli che credono ancora che sia possibile fare analisi serie post voto “affrontando anche le ragioni che hanno radici molto più profonde della campagna elettorale”. È contro l’azzeramento: “Chi lo invoca, oltre a non prendersi le proprie responsabilità, non fa un buon servizio al dibattito futuro del partito. Siamo arrivati qui anche a causa di questo modo di fare alla ricerca di capri espiatori e scorciatoie. Divisioni e litigiosità che con il tempo sono diventati sempre più barbarie”.

Venerdì si capirà quale delle due linee vincerà, percorso condiviso o guerra tra bande, di certo non aiuta il clima la raccolta firme che è partita tra i tesserati per chiedere il commissariamento. “Non pensavo di meritare un accanimento di questo genere sul piano politico, ma anche umano”. Gli dà ragione Alessandrini: “Gli errori li abbiamo commessi in tanti (dalla sottosegretaria Morani all’onorevole Morgoni passando per il segretario Gostoli, ndr). Non si può imputare solo a qualcuno quanto successo e per questo bisogna riflettere”.

Raffaele Vitali

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