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Confindustria Centro Adriatico non c'è più: il 90% degli associati ha scelto la divisione. Fenni: "Fermo e Ascoli sono state chiare"

12 Novembre 2021

FERMO - Più chiaro di così, il finale era difficile immaginarlo: Ascoli e Fermo hanno deciso che il loro cammino dentro confindustria deve proseguire in maniera autonoma.

L’assemblea straordinaria di Confindustria Centro Adriatico, richiesta da Confindustria Confederale per verificare la volontà degli associati di procedere nell’esperienza associativa o di tornare a vivere le due territoriali di Ascoli e Fermo in autonomia, ha mandato un messaggio molto chiaro. Le urne si sono aperte poco prima di pranzo e le due sedi erano strapiene di imprenditori che hanno votato ma soprattutto ci hanno messo la faccia.

Oltre duecento aziende presenti che hanno partecipato al voto e hanno espresso 2205 voti su un totale di 2806, ben al di sopra del quorum richiesto. Il risultato ha confermato quanto anticipato dalle consultazioni fatte dal Comitato di reggenza: a favore dello scioglimento si è infatti espresso il 90,75% dei 2205 voti degli associati, mentre contrari sono stati il 9,25%.

“Questa assemblea conclude il mandato che avevo ricevuto da Roma e che – spiega Valentino Fenni, presidente del comitato di reggenza di Confindustria Centro Adriatico - è cominciato mesi fa con l’ascolto degli associati. Il quadro che era emerso è stato chiaro e indubbio: dopo aver ascoltato più del 40% degli associati, due terzi hanno espresso la volontà di interrompere l’esperienza comune”. E oggi la linea è ancora più netta.

“Gli imprenditori si sono sentiti coinvolti. Numeri ben al di sopra delle aspettative, segno di una Confindustria viva che vuole riprendersi il suo spazio, quello che in questi mesi comunque non abbiamo mai fatto venire meno, grazie anche al supporto dei dipendenti delle due sedi che ringrazio” prosegue Fenni.

Ora tutta la questione passa in mano ai probiviri nazionali che dovranno prendere atto della volontà degli associati e guidare l’iter dello sviluppo associativo in modo da definire la rappresentanza territoriale di chi oggi si trova dentro Confindustria Centro Adriatico. Possibile l’apertura di una finestra, ovvero di una possibilità di passaggio delle imprese da una territoriale all’altra di fronte a motivazioni concrete.

Per certi versi, il voto di oggi è un trionfo, se non fosse che certifica il fallimento di un percorso che era iniziato quattro anni fa sotto i migliori auspici. Ascoli Piceno e Fermo avevano saputo trasformare le differenze di due mondi imprenditoriali, manifatturiero uno e industriale l’altro, per aumentare il peso a livello regionale e nazionale. Ma alla fine qualcosa non ha funzionato e dopo uno scontro anche verbale durato troppi mesi, l’avvio della fase di consultazione sotto la regia di Roma, affidata all’avvocato Landi, capo dei probiviri nazionali.

E proprio a Roma ora passa la palla, con la speranza, visto l’inequivocabile messaggio mandato dalle due territoriali, che la divisione avvenga in tempi rapidi, in modo da risolvere poi tutte le questioni burocratiche legate a dipendenti e patrimoni. Si apre poi la questione servizi, visto che centro Adriatico li aveva uniti.

I due futuri presidenti, a Fermo già è in carica per l’Uif Fabrizio Luciani mentre Ascoli lo eleggerà a breve, dovranno lavorare affinché le due strutture restino collaborative per il bene degli associati, destinati a crescere una volta tornata la pace, soprattutto se Confindustria riprenderà il suo ruolo di lobby a livello economico e politico, quantomeno regionale.  

Raffaele Vitali

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