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Come nasce la scarpa? Luca, Roberto e Andrea raccontano il mondo dei creativi. 'Forme, cuciture, pelli...sembra facile, ma prima si discute'

18 Giugno 2022

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Ma come nasce una scarpa? Perché alla fine davanti agli occhi dei comuni mortali c’è il prodotto finale, con le sue cuciture, con la pelle ben assemblata, con la linea perfetta. Dietro, però, c’è un lavoro che a volte può essere anche veloce, tre giorni id full immersion creativa, altre frutto di lunghe discussioni.

A spiegarlo son tre creativi, quelli che si muovono dietro i brand Primabase e Alexander Hotto, due nomi che portano Montegranaro in giro per l’Europa. Il modellista è Andrea Biondi, che da 18 anni lavora dentro l’azienda Galmen. “Come nasce una scarpa? C’è molto istinto. E poi si segue quello che il mondo veicola. Di certo oggi bisogna pensare sempre a come usare la parola eco-sostenibilità. E per chi come noi fa scarpe di qualità non è poi così semplice riuscirci”.

Ci si forma guardando i social, poi gli agenti e i clienti che portano spunti e regalano feedback su collezioni e modelli. “Ma quella che più conta è la creatività personale”. Ancora di più in un’azienda in cui le teste dietro ogni linea sono tre. Perché a Biondi si affiancano i fratelli Basso, Roberto e Luca.

Per ognuno un compito preciso: “Luca è l’uomo dei fondi, quello che deve capire l’abbinamento perfetto che trasforma l’idea in oggetto. Roberto studia le pelli, cerca le novità in un settore che è in continua evoluzione per tipologia e lavorazione. Insieme, poi, creiamo partendo dal modello che preparo” spiega Andrea.

È che quello che sembra semplice, poi non è tale. “Perché – ammette Luca – non sempre collimano le visioni. Ma questo è il bello di un team che lavora da tanto tempo insieme”. Essere modellista, e vale per i creativi in genere, all’interno di una piccola azienda ha dei pro e dei contro. “In questa fase bisogna andare sul concreto. Non dico che toccherebbe scegliere il nero…per fortuna c’è l’anima del brand che resiste. L’evoluzione è spesso nelal tecnica di costruzione, nella sua praticità. La sfida che viviamo in ogni collezione – racconta mentre si chiudono padiglioni del Pitti – è far sì che chi calza Alexander Hotto al posto della sneaker sia soddisfatto, quindi dobbiamo garantire la comodità di una sportiva elevando la qualità”.

La sfida della stagionalità è ancora presente in una realtà come Galmen, mentre le griffe stanno cercando di abbatterla. “Chi deve stare al passo con la moda, deve per forza accorciare i tempi. Noi ancora ragioniamo sue due collezioni, ma in realtà la ricerca dei materiali fa sì che ogni tre mesi siamo in evoluzione” spiegano Roberto e Luca Basso, che in azienda lavorano insieme con l’altro fratello Francesco e la sorella Alessandra.

Quando ci si siede dietro al tavolo, per creare magari quel mocassino che al Pitti ha colpito tutti per la sua morbidezza, bisogna ragionare su molte componenti: “Questa è anche l’evoluzione del nostro mondo. Capire che non basta più modificare una forma, come accadeva anni fa. Ci sono le cuciture, ci sono le tecniche che rendono la carpa più flessibile e ovviamente ci sono i materiali. Se Luca punta su un fondo in gomma leggera è un conto, se si va sul classico cuoio si devono fare scelte differenti per pellame e tecnica di montaggio. E qui spesso si discute, poi però il risultato è vincente” ammettono.

Passare dallo schizzo al modello è il sogno anche di tanti giovani designer che escono dalle scuole. Su questo punto Andrea Biondi una riflessione non può non farla: “Noto che i giovani sono bravi stilisti, ma non modellisti. Io sono della vecchia guardia, quella che coniuga creazione e produzione”.

Serve anche concretezza, come ricorda Luca: “Prima si parte da quello che si ha, non si può più sprecare. Poi si affrontano le novità. Se voglio un mocassino che si piega – e ne prende uno in mano che trasforma in sandwich – non si può sbagliare nessun tassello, incluso il cuoio morbidissimo frutto di lunghe ricerche. Sapendo, ad esempio, che di cuoi ecosostenibile ce ne è ancora poco se si vogliono mantenere certe caratteristiche. Ma c’è il cuoio trattato nel modo più naturale possibile”.

Tutto questo può durate tre giorni, “ogni tanto ci riusciamo”, come richiedere più discussioni, “che finiscono anche ad alta voce” sorridono insieme pensando al prossimo modello che verrà, quello in cui scegliere il vitello giusto o un tinto capo che sembrava fuori dagli schemi di un’azienda che ha saputo rivoluzionare il concetto di classico, partendo da un semplice disegno a mano, “perché toccare tutto è fondamentale, non c’è digitale che tenga”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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