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Cesare Rossi, l'uomo che voleva di più per il Fermano. Gli amici: "Eclettico e temerario, senza paura, testa matta"

8 Maggio 2021

MONTEGIORGIO – “Un uomo vissuto tra le nuvole che ora vive nel suo cielo”. Ha ragione Gaetano Ascenzi, imprenditore che con Cesare Rossi ha condiviso anni all’interno di Confindustria. È sembrato incredibile a tanti che l’uomo capace di far atterrare aerei a Montegiorgio sia stato sconfitto dal Covid. Il maledetto virus che in pochi giorni si è portato via anni di battaglie e sogni.

Sui social, come speso accade, è stato un proliferare di commenti. Rossi era una figura particolare. Al primo sguardo sembrava un quieto signore con il suo baffo elegante, poi una volta entrati in confidenza veniva fuori l’aviatore, che non ha mezze misure, o si vola o si sta a terra.

“Una ne fa e cento ne pensa, questo il detto che meglio si abbina a Cesare” commenta Giuseppe Fedeli, avvocato e giudice di pace, che di Rossi era molto amico. “Eclettico, esagerato, strabordante temerario, mette su un'aviopista e al tempo stesso gestisce ristoranti, poi passa in avanscoperta a difesa dei terremotati dell’Aquila e di lì poco fonda una università: il tutto elevato all'ennesima potenza. Cuore buono e generoso, uomo dignitoso e discreto, non si fermava dinanzi a nessun ostacolo. Forse un po’ troppo, ma lui era mosso dalla passione”.

Molti vedevano in lui un ego smisurato, lui vedeva invece attorno a sé un territorio sotto utilizzato. Punti di vista che si sarebbero dovuti incontrare a metà strada, tra una nuvola e l’altra. Volava alto, qualche volta è caduto, ma poi quell’elica l’ha sempre fatta girare. “Era una ‘testa matta’. Dileggiato e osannato, ostracizzato e glorificato: una persona (un personaggio) sempre sopra le righe, al di fuori di ogni catalogazione. Che, come tale, non poteva non andare incontro a queste etichettature, l'una agli antipodi dell'altra. Specie a quelle dettate dall'invidia” ribadisce Fedeli che aveva incontrato Rossi due giorni prima del ricovero.

Se tra l’avocato e l’uomo degli aerei c’era una lunga amicizia, quella tra Rossi e Gino Sabatini, presidente della Camera di commercio delle Marche, è recente e nata tra i successi. “Dalla fiera tedesca sull’aviazione all’indimenticabile 2018, quando ha fatto atterrare davanti a 5mila Person i primi idrovolanti sul lago di Gerosa. Aveva sempre uno spunto e dall’aeroporto di Fano all’aviosuperficie di Montegiorgio aveva in mente solo una cosa: dare a ogni progetto un respiro internazionale”.

Peer Rossi le sfide erano iniziate decenni fa, lo ricorda bene Adolfo Leoni, giornalista e amico di Rossi: “ricordo un pomeriggio del 1971, la patente presa da poco ed ero alla guida dell’auto di mio padre, una Fiat 1100 R. Al campo sportivo di Servigliano, Cesare si attaccava dietro alla macchina. Io acceleravo. Il paracadute militare che indossava si gonfiava un po', giusto per alzarsi di sette/otto metri. Al momento di curvare a sinistra, la potenza diminuiva, il paracadute si sgonfiava e Cesare sprofondava a terra. Rideva strofinandosi le gambe, ridevo per il suo modo avventuroso, ridevamo per le scempiaggini che si combinava”. Non aveva paura di nulla.

Leoni e Rossi si sono posi allontanati, è la vita. Fino a quando progetti e sogni non li fanno incontrare di nuovo. “Avremmo dovuto realizzare un punto di sosta per l'ippovia del Tenna. Ne avevamo parlato pochi mesi addietro. Chi poteva immaginare come le cose potessero cambiare all'improvviso. E c'erano altre idee. Tante. Il suo baffetto vibrava quando si accendevano le lampadine dell'ingegno”.

"Un uomo sofferente e orgoglioso per le sue visioni" ribadisce Ascenzi. Un uomo che ha dato e ha preso, un uomo che telefonava e arrivano le Frecce Tricolori. Nessuno ha mai capito come facesse, bastava solo che ci riuscisse. E ce l’ha sempre fatta. Solo il Covid lo ha fatto atterrare, almeno per qualche giorno, poi “non guarderà più il cielo da sotto in su, ma da sopra in sotto” conclude Adolfo Leoni.

Raffaele Vitali

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