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Ceroni tra Draghi e Silvio: "Siamo senza partiti. Mario è un gigante. Basta debiti, i soldi per industria e manifattura"

11 Febbraio 2021

di Raffaele Vitali

RAPAGNANO – “Non ci sono più i collegamenti tra base e vertici, la politica è lontana. Non esistono più i partiti, tolto il Pd guidato da una persona senza carisma. Manca il rapporto tra società e politica. Manca una classe dirigente”. Remigio Ceroni, sindaco di Rapagnano in scadenza di terzo mandato, è stato consigliere regionale e poi senatore, tra i più vicini a Silvio Berlusconi e Sandro Bondi, di Forza Italia. Oggi, uscito dal partito degli azzurri, è un osservatore libero di centrodestra.

Ceroni, è dura senza partiti alla guida della politica?

“Vedete, fare il sindaco è un corso di istruzione dal nido al master dell’attività politica. Una palestra senza eguali per conoscenza di problemi, di ricerca delle soluzioni e interazione con il cittadino. Questa è la formazione non i social. Pensare a un partito in mano alla società di marketing fa male: è come un prodotto che vive di stagioni, di gloria e vendite. E non è il solo. Si vive di mercato, di umori del momento”.

Coerenza, parole morta?

“C’è da rimanere allucinati per il cambio di posizioni repentino e stupefacente, sbalorditivo. Ormai si dice tutto e il suo contrario, senza provare mai vergogna. E non è solo Salvini, come tanti commentatori provano a semplificare, sono i rappresentanti politici che non hanno freni e convinzioni. L’imbarazzo è scomparso, ne basterebbe un minimo. In questo, lo ribadisco, i 5 Stelle sono l’esasperazione. E per questo ogni tanto li colpisco sui social. Se vogliamo gli è rimasto Di Battista, il duro e puro che però è un signor nessuno”.

In questo contesto di confusione torna Silvio Berlusconi. Che effetto fa rivederlo in scena?

Sorride, non vorrebbe rispondere. “Penso a mia madre quando lo vedo. C’è un tempo per tutto, bisogna capire quando è il momento di fermarsi e lasciare spazio”.

Ma cosa pensa del governo Draghi, l’avrebbe votato da senatore?

“Draghi è un gigante rispetto ai principali esponenti politici in Italia. Ha un’esperienza di livello non comparabile con altri. Quando dice le cose, sa esattamente quello che farà”.

Ma è la morte della politica, il ‘commissariamento’ del parlamento?

“La mia vita politica è sempre stata all’interno della commissione Bilancio. Sapendo leggere i numeri, dal debito pubblico agli interessi, dagli occupati al Pil, la situazione non è drammatica, è peggio. Il Paese è a un punto vicino al non ritorno. Facevamo finanziarie di 10 miliardi, oggi parliamo di 200 miliardi di debiti a botta”.

E quindi?

“Dobbiamo chiederci come tornare a produrre ricchezza da dividere tra i cittadini italiani. Chi sostituisce la calzatura in questo territorio? Come produciamo se le fabbriche chiudono? Non bastano sale giochi e pizzerie, rubinetti, monopattini e buoni vacanza per fare Pil. In questo Draghi saprà fare più di qualcosa”.

Governo politico o tecnico?

“Il punto è quello che farà Draghi e se poi il parlamento gli consentirà di farlo. In primis rilanciare produzione e attività”.

Quindi basta assistenzialismo?

“Dopo la seconda guerra mondiale, grazie agli italiani che si sono rimboccati le maniche siamo diventati la quinta potenza al mondo, oggi saremo la decima. Dobbiamo tornare a essere competitivi nel mondo. Chiaro che c’è chi lavora per un piatto di riso altrove, ma se modifichiamo il sistema economico abbiamo le capacità per risollevarci. Basta con azioni che servono solo a indebitarci, vedi il 110% che serve per occultare debito. Tra dieci anni ce ne accorgeremo. Bastava almeno fermarsi all’85%.  Tra l’altro si paralizzano i comuni, continui accessi agli atti, perché non abbiamo personale per riuscire a sbloccare tutto”.

Ottimismo ci vuole, le risorse alla fine arrivano.

“Certo, anche il 110% fa lavorare, poi vedremo. Ma torno indietro, serve lavorare sulla produzione. La Cina ce lo insegna, non offre servizi, produce e cresce nel Pil. L’Italia è da sempre industria e manifattura, non siamo inglesi e olandesi”.

In tutto questo, uno sguardo sulla regione. come sta andando?

“Una buona dose di umiltà, con individualità importanti. Lasciamoli lavorare, tra un anno e mezzo potremo esprimere un giudizio. Ricordiamo che è la prima volta per il centrodestra al governo della Regione. Ma l’approccio di Acquaroli è interessante, non ama gli annunci. Che sono un dramma. Un presidente che ha caratteristiche vincenti”.

@raffaelevitali

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