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Caso Traviata. L'onorevole Manzi: "Censura preventiva ad Ascoli e Fermo". Isidori: "I giovani sono più aperti degli adulti"

6 Febbraio 2023

FERMO - “Sempre libera degg'io/ Folleggiare di gioia in gioia, Vo'che scorra il viver mio/Pei sentieri del piacer” cantava Violetta Valery. Deve essere sfuggito agli amministratori di Fermo ed Ascoli questo passaggio del primo atto de “La Traviata”, quando hanno pensato di consentirne la rappresentazione solo in forma concertistica a beneficio delle scuole. Sì, perché nelle polemiche sanremesi sollevate da Fdi sulla presunta cultura gender fluid di uno dei concorrenti, è quasi passato sotto silenzio quanto sta accadendo nelle Marche. Dove, forse emuli delle censure subite dall’opera di Verdi durante le sue prime rappresentazioni ottocentesche, i sindaci di Ascoli e Fermo hanno ben pensato di censurare preventivamente la messa in scena de “La Traviata” per la regia di Luca Baracchini inserita nel circuito della Rete Lirica delle Marche. Una Violetta vietata alla visione del pubblico giovane perché transgender e, quindi, in quanto tale capace di turbare le più giovani generazioni” sottolinea Irene Manzi, deputata marchigiana in quota Pd.

Una riflessione che arriva dopo quella del consigliere piceno Francesco Ameli, e che è rafforzata da Sabrina Isidori a nome di Sinistra Italiana Fermo: “L'opera originale, già nel 1853, sollevò lo scandalo ipocrita dei perbenisti: Violetta è una prostituta, ama in maniera pulita, invece. La sporcizia è in certe persone socialmente molto inserite, lei paga ogni prezzo, è indifesa e pura, vittima ella stessa dei pregiudizi che socialmente la pongono ai margini. È un'opera rivoluzionaria. Nella trasposizione moderna del giovane regista 29enne Luca Baracchini, Violetta è anche transgender, in lotta quotidiana con la sua identità sessuale e i sensi di colpa. La censura di quest’opera, oggi come allora, nasconde forti pregiudizi, oscurantismo e ipocrisia; si impedisce ad adolescenti che scoprono la propria sessualità, che spesso navigano in rete senza filtri, di attuare, attraverso le scuole, percorsi di crescita consapevole”.

Quello che i critici della descrizione di Fermo e Ascoli piceno sottolineano è che “i ragazzi di oggi si dimostrano più aperti a queste tematiche di quanto alcuni adulti possano ritenere; e sicuramente molto più capaci di riflettere e ragionare, di certi amministratori che, sempre più, su questioni rilevanti si rivelano piccoli piccoli” prosegue la Isidori che ricorda come a Fano, invece, la rappresentazione sia stata permessa. “Colpisce, tra l’altro, la solitudine autoreferenziale con cui la giunta comunale ha assunto la decisione. Una giunta che preferisce le piste di ghiaccio alle questioni reali”.

L’onorevole Manzi, nel suo lungo post, ricorda anche che “uno spettacolo andrebbe giudicato per la qualità artistica che mette in campo, per il bel canto dei suoi protagonisti. L’arte è fatta per non lasciarci indifferenti, per farci commuovere, appassionare, sconvolgere anche. Senza usare un giudizio paternalista che pensa di vietare prima di conoscere, di mettere al riparo  preventivamente i cittadini, giovani e meno giovani, dalla possibilità di farsi un’opinione, giudicandoli quasi incapaci di poter giudicare un’opera per quello che è in grado di trasmettere”.

L’arte che si incrocia con la politica. Un caso che la Manzi spera varchi davvero i confini locali: “Queste sono scelte che rischiano di rendere sempre più isolata e periferica questa regione che pure ha tradizioni e qualità, modernità e civiltà per affermarsi. E che mettono in discussione la libertà e l’indipendenza dell’arte”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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