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Caro prezzi e norme che cambiano, l'edilizia dice basta. Violoni, Ance Marche: "Pronti a fermare i cantieri. Le imprese lavorano in perdita"

9 Febbraio 2022

FERMO - “Dovremmo scrivere ogni giorno sul quotidiano per denunciare una situazione surreale e che nessuno prende seriamente in considerazione. Siamo passati dal parlare di rilancio dell’edilizia, a una situazione che porterà l’edilizia, per lo meno quella rappresentata dalle aziende sane, certificate e referenziate, in un immobilismo totale”.

Stefano Violoni, imprenditore edile fermano, guida Ance Marche, l’associazione di categoria che riunisce i principali attori del mondo delle costruzioni e dell’edilizia. “Il settore delle costruzioni e la sua filiera vengono posti al centro del rilancio dell’economia di quasi tutti i grandi piani di ripartenza dei paesi dell’UE che focalizzano gran parte delle risorse sul recupero del patrimonio esistente e sull’edificazione di infrastrutture digitali e di trasporto. Solo che c’è un enorme MA che segue queste parole”.

Il punto è semplice: decreti, norme, interpretazioni, direttive ogni giorno modificano e appesantiscono un settore che tutti considerano il volano dell’economia.

“Impossibile ormai lavorare in questo modo, stiamo pensando di fermare i cantieri. Bisogna dare un segnale chiaro”. Anche perché i lavori relativi ai bonus sembravano la soluzione a ogni problema economico di un settore per anni ingessato, “ma con la legge di bilancio prima, limitante soprattutto in termini di proroghe, e il decreto sostegni ter poi, che pone modifiche in termini di cessioni (ammessa una sola cessione in linea), siamo stati messi nelle condizioni di non poter rispettare i contratti privatistici sottoscritti e di non poterne sottoscrivere altri, perché le banche sono già piene di crediti fiscali”.

I PROBLEMI

Su tutti questi asset pesa negativamente il caro materiali, il costo dell’energia, che ha raggiunto livelli inaccettabili, e il prezzario applicato (sisma e regionale) che non riesce a starne al passo del mercato. “Inutile il meccanismo della revisione prezzi messa in campo dal Governo che nella migliore delle ipotesi riconosce alle imprese una percentuale pari 35% del costo della materia prima, per altro liquidata, qualora ve ne fosse la disponibilità economica dopo almeno un anno dall’ effettiva spesa.

Questi sono i motivi per cui i lavori sisma non decollano, inutile addossare colpe alle imprese quando la realtà è un’altra. È per questo motivo che registriamo già gare andate deserte; e rimarchiamo la denuncia di concorrenza sleale in un settore “nomade” come il nostro, dove la decontribuzione sud favorisce solo alcune imprese”.

IL POTENZIALE

“Viviamo in una regione dove si sommano gli interventi sisma 2016, dissesto idrogeologico, bonifiche, interventi straordinari del Pnrr e Pnrr sisma, e i bonus fiscali. Tutto questo significa lavori edili in ambito pubblico e privato” riprende il presidente Ance Marche.

I numeri sono chiari. La ricostruzione post sisma 2016, solo nelle Marche, stima un monte complessivo dei lavori pari a 17,4 mld di euro. Attualmente le imprese che operano come capofila nella ricostruzione privata sono 2.659, ci queste la metà marchigiane per un valore di lavori di 1,1miliardi di euro.

LA PROTESTA

Di fronte a tutto questo, il mondo dell’edilizia sta pensando di abbandonare i cantieri e non volerne altri. “Stiamo pensando di sospendere tutte le nostre attività. Come imprenditori condividiamo la volontà di contrastare le frodi, ma le misure messe in campo fino ad oggi si sono dimostrate evidentemente inefficaci, riuscendo solo a paralizzare l’intero sistema” prosegue Violoni.

Ma servono norme chiare. “Solo in questo modo – conclude il presidente degli edili – si possono evitare speculazioni e il proliferare di operatori improvvisati. Il contino cambio delle regole finisce per penalizzare chi le rispetto, mettendo a rischio migliaia di famiglie e generando contenziosi e pesante problemi di liquidità”.

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