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Calzaturieri, il 2021 poteva andare meglio. Badon: "Persi mille addetti, ma export ok". Bene sneakers e scarpe da bambino

30 Dicembre 2021

MONTEGRANARO – Si chiude un anno difficile per il settore calzaturiero. “Registriamo recuperi a due cifre sul 2020, ma dobbiamo ancora colmare il divario con la situazione pre-emergenziale e molte sono le imprese in difficoltà”. Il quadro che Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, fa del settore che domina nel distretto fermano-maceratese ha molte ombre. “Per fortuna – riprende – l’export trainato dalle griffe internazionali del lusso è ai livelli pre pandemia”.

Il 2020, mancano gli ultimi mesi, si chiude con una crescita del 19,5% a livello di fatturato e del 17,6% dell’export. “Ma due imprese su tre hanno ricavi inferiori al 2019”. Per il centro studi di Confindustria, la proiezione è di un calo tra il 10 e il 15% rispetto a due anni fa.

In un anno il settore ha peso 940 addetti, la maggior parte nel distretto fermano maceratese, e 82 aziende, nonostante il ricorso a 60 milioni di ore di cassa integrazione, un dato nove volte superiore al 2019. “Il settore è ripartito, ma il terzo trimestre è stato fiacco” ribadisce Badon. A impattare, di nuovo, la paura da Covid che ha impattato su numerosi mercati internazionali. E infatti non sono ripartiti Regno Unito, Giappone e Corea.

“Buoni gli scambi con Francia (+25% in valore sui primi 9 mesi 2020) e Svizzera (+19%), tradizionalmente legate al terzismo, USA (+38%) e Cina (+50%, che ha già abbondantemente superato, +26%, i livelli 2019).  Sia i mercati dell'Unione Europea che quelli extra-UE evidenziano aumenti a doppia cifra in valore sul 2020 (+19% e +16,3% rispettivamente); ma solo i primi risultano aver appianato il divario con due anni addietro” entra nel dettaglio il presidente di Assocalzaturifici.

Resta negativo il dato consumi interni, che crescono sì del 10,5%, ma sono ancora di 15 punti sotto al livello non esaltante del 2019. “A questo si aggiunge una forte sofferenza dello shopping dei turisti stranieri". La crescita maggiore, a livello di modelli, è per le sneakers, +14,2% (un esempio è Premiata), bene anche il bambino con un +7,6% (Elisabet ne è la prova), visto che le famiglie hanno speso meno e hanno convogliato risorse anche nelle scarpe di qualità. Che non va mai dimenticato sono una garanzia per la salute del piede dei più piccoli.

L’uomo, invece, fa registrare un piccolo +6%, che come per la donna, significa un -20 sul pre pandemia. “Bene le pantofole, +4,2%, che rappresentano la tipologia più utilizzata durante il lungo lockdown e conseguentemente la più vicina ora alla situazione pre-Covid (-2,8%)”.

In questo quadro, la preoccupazione finale di Badon è per gli aumenti in arrivo: "Energia e materie prime impatteranno, insieme con la crescita dei contagi, sul settore”. Ma intanto bisogna pensare alle fiere, il Pitti è alle porte.

Raffaele Vitali

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