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Banca d'Italia, Pil crollato nelle Marche come nel dopoguerra. Mingarelli: "Pmi e made in Italy ci risollevano"

24 Giugno 2021

FERMO – Come stanno le Marche dal punto di vista economico? La fotografia della Banca d’Italia, nel rapporto 2020, è in bianco e nero. “La pandemia ha causato la più ampia caduta del prodotto dal dopoguerra” spiega Gabriele Magrini Alunno, direttore della sede di Ancona.

Ma, per il 2021, dopo la fase stagnante del primo trimestre, è attesa la ripresa del Pil, e c'è più fiducia tra le imprese, dove ripartono investimenti significativi. Nel 2020, il Pil regionale è calato dell’8,9% (dato in linea con la media italiana) e dell'8% il fatturato delle imprese.

All'interno dell'industria manifatturiera il calo dell'attività è stato «assai accentuato per il comparto della moda», per effetto tagli consumi al dettaglio delle famiglie (pari a -11%) e export; male anche il terziario, in particolare il commercio, è andata meglio nell'alimentare e nella farmaceutica. In robusta ripresa il settore dell'edilizia, che dopo lo stop dei primi mesi di restrizioni, dai mesi estivi ha registrato livelli di attività superiori a quelli dell'anno precedente, grazie anche a interventi di ricostruzione post-sisma. Le ore lavorate, in questo settore, sono state del -5% nel 2020. Non troppo male, rispetto alla media italiana, la stagione turistica, che ha perso il 27%.

Tra le famiglie, il reddito sceso del 2% sul 2019, è stato molto sostenuto da misure nazionali. L'occupazione cala del 2,2%, dato in linea con l'andamento del Paese, “e molto più contenuto rispetto al calo delle ore lavorate grazie a blocco licenziamenti e ammortizzatori sociali”. Più forte il calo degli occupati nei servizi, soprattutto alberghi, ristoranti e servizi per il tempo libero, e tra donne e giovani.

Sul fronte del credito, il rapporto 2020 di Bankitalia riferisce che “il fabbisogno di liquidità delle imprese si è accresciuto: vi ha corrisposto la crescita del credito anche grazie alle straordinarie misure pubbliche di sostegno”. Nel 2020 i prestiti sono tornati a crescere, dopo un decennio di stasi, del 5%, di cui 8,2% in più per le imprese, e 1% alle famiglie; robusto anche il credito per le piccole imprese (+5,3%). Il 2020 mostra la netta espansione del risparmio, con depositi al + 12% (famiglie + 5,9%, imprese + 35,8%).

Il rapporto della Banca d’Italia tocca anche il tema della didattica a distanza. “Senza adeguato supporto il ricorso alla Dad potrebbe ampliare i divari negli apprendimenti», e dunque nel 2020 è stato eccezionale l'investimento per superare il gap che ancora nell'anno scolastico 2018-2019 vedeva (dati Invalsi) solo uno studente su due delle quinte della primaria nelle condizioni ottimali per affrontare la Dad, e 4 su 5 tra quelli delle superiori.

Le scuole marchigiane hanno ricevuto 4,6 milioni di euro, con fondi pro capite per studente pari a 21,55 euro per primarie e medie, e a 25,37 euro per le superiori. Con il piano voucher per la connettività, sono state potenzialmente raggiunte 4.700 famiglie ed attribuite risorse per 2,4 milioni di euro, utilizzate al 60%. Stanziati 400 milioni di euro per portare connessioni ad altissima velocità”. Con delle differenze, infatti chiarisce la Banca che “meglio servita dalla connettività l'area costiera, indietro le aree interne, con eccezione di Fabriano e Ascoli Piceno”.

Chi ama guardare il bicchiere mezzo pieno è Diego Mingarelli, Ad della Diasen di Sassoferrato e vicepresidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria: “Attraverso digitalizzazione, sostenibilità ed economia circolare le Marche possono diventare la regione laboratorio della manifattura diffusa. Le nostre realtà hanno continuato a operare e prosperare nelle aree interne difendendo la nostra storia e salvaguardando la cultura del lavoro, dove anche il rapporto di prossimità con il territorio e la valorizzazione delle persone contribuiscono alla competitività".

Chiaro che per reagire serve un cambio di passo: “Abbiamo l'opportunità - ha aggiunto - di ritrovare nella nostra identità manifatturiera la via dello sviluppo futuro. Sono i numeri a dirlo: il 30% degli addetti marchigiani lavora nella manifattura, il 45% nel settore è votato al Made in Italy e facciamo impresa in aree dove gli economisti sconsiglierebbero di investire”.

Ma sono aree produttive grazie alle piccole realtà, basti dire che l’Italia con le sue 382mila Pmi manifatturiere ha lo stesso numero di Francia e Germania messe insieme. “Questa è l’Italia vincente e le Marche ne sono il modello” conclude Mingarelli.

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