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Armani sa solo vincere: Tortona regge tre quarti, poi si prende gli applausi. Palasport di nuovo pieno. Gandini: "Grande festa del basket"

20 Febbraio 2022

di Raffaele Vitali

PESARO – La gloria è solo rimandata. La matricola Derthona esce con gli applausi, l’Armani Jeans Milano con la Coppa in mano. Le Final Eight si chiudono come previsto, con la vittoria di coach Messina e del suo infinito roster. Che però per trenta minuti fatica. Poi, inutile negarlo, è venuta fuori l’enorme qualità e la capacitò di gestire i momenti chiave del match che solo un gruppo che brilla anche in Eurolega può garantire.

Ci sono tanti momenti che decidono una partita, ma di certo l’inizio di quarto periodo di capitan Melli, davanti agli occhi luccicanti di Meo Sacchetti, è da incorniciare. Se a questo ci si aggiunge la tripla di Datome arrivata dopo una circolazione di palla perfetta, il gioco è fatto (70-52 al 35’, mentre al 30’ era 53-47).

Tortona ci ha provato, ma giocare tre volte in quattro giorni, quando non sei abituato, alla fine pesa. Sulle gambe e sulla testa. Stanche entrambe quelle di Daum, il grande assente della finale, ma anche di Sanders, per cui resta la fotografia della partita, quando Melli si alza e inchioda il suo tiro con una grande stoppata.

Ci ha provato ‘Macura locura’, come recita lo striscione dei tifosi di Tortona, che sono arrivati in tantissimi a Pesaro. Ma i piemontesi sono una squadra, non basta uno per vincere. Tanta esperienza però per la compagine più marchigiana delle finali. Marco Remondino è entrato di diritto tra i grandi coach, ma soprattutto è la dirigenza bianconera (Bartocci, Perticarini e Vacirca) a uscire con la consapevolezza di aver allestito davvero un bel roster.

L’Armani, davanti agli occhi attenti del suo main sponsor, che si è anche ‘regalato’ ai tifosi che chiedevano un selfie, ha fatto il suo compito. Una grande finale, ma soprattutto una domenica di basket come quelle di una volta, con la Vitrifrigo Arena piena di spettatori.

Un colpo d’occhio incredibile che la mascotte Atomic ha saputo far divertire. Alla fine, mentre Derthona andava sotto la curva a ringraziare i tifosi che si sono fatti 5 ore per tifarli e inseguire un sogno, coach Messina mette in bacheca l’ennesimo trofeo e si guadagnava l’abbraccio di Giorgio Armani.

Il basket ha voglia di storie, Tortona ne ha regalata una. Ma a scrivere per ora il copione è sempre Milano, soprattutto quando Bologna non è della partita. Seduti a guardare c’erano i dirigenti di mezza serie A e tanti protagonisti della Sutor degli anni d’oro, a cominciare dall’ex direttore generale Sandro Santoro. Ma anche la politica, con l’onorevole Lucentini che della Sutor è stato lo storico speaker.

Promossa l’organizzazione di Pesaro, garantita dallo staff messo a disposizione dalla Vuelle e dal supporto del sindaco Matteo Ricci, che investendo 100mila euro ha permesso alla città di “vivere una grande festa di basket” come ribadisce il presidente della Lega, Umberto Gandini. Che si gode anche i premi tricolori, da quello ad Ariel Filloy come miglior sesto uomo e a Niccolò Melli come miglior italiano. Non l’Mvp dedicato a Chicco Ravaglia che va invece a Delaney.

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