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Acquaroli cambia strategia, la riforma della sanità parte dai dati: troppa mobilità. Da Fermo se ne vanno tutti per cardiologia

7 Luglio 2022

FERMO – Sanità. Quando se ne parla bisogna partire dai dati. Ne è convinto Francesco Acquaroli, presidente della regione Marche, che per questo si è affidato all'Università Politecnica delle Marche.

“Abbiamo fotografato la sanità marcigliana. Importante conoscerli, perché qualunque programmazione seria non si può fare se non conosciamo il reale fabbisogno della nostra regione, in quali territori e settori. la risposta va costruita in base al fabbisogno” sottolinea con forza Acquaroli. “Il nostro è la strada più seria pe runa programmazione che non spreca e ottimizza le risorse”.

Il rettore Gregori è entrato nel merito partendo da un concetto: “I dati sulle performance sono importanti, ma sono il passato e non ci dicono cosa fare nel futuro”.

Sapere quello che si ha di fronte è invece fondamentale. “Abbiamo una regione sempre più anziana. Questo aumenta i casi di cronicità e cambia il percorso del piano sanitario. Un’altra componente è rappresenta dai residenti stranieri che richiedono servizi. Stanno crescendo le persone sole, che spesso vivono anche in aree non urbanizzate. Da qui una riflessione sugli interventi. Ci sono differenze a livello zonale tra nascite e morti. Anche di questo deve tenere conto il piano socio sanitario” prosegue il rettore guardando negli occhi i politici.

Per quanto riguarda Fermo, il saldo è ovviamente negativo, non ai livelli drammatici di Ascoli piceno, ma lontano da chi va meglio, ovvero Senigallia. Il trend 2022-207 prevede un calo di 3500 abitanti in provincia e una incidenza di over 65% del 27,8%, inferiore solo a quella di Ascoli Piceno

“È importante anche valutare che cresce la fascia degli over 65 e quindi rivedere i servizi da offrire. La proiezione è chiara, la fascia che crescerà di più fino al 2030 è quella tra i 60 e i 70 anni. Aumenteranno quindi le malattie croniche. Per rispondere a questo serve capitale umano, cresciamo con i posti a Medicina, da 192 siamo passati a 275 in tre anni. Non 400, perché il Ministero ce lo vieta. E poi ci sono le professioni triennali con 200 posti in più in tre anni. Per noi il capitale umano non è il libro dei sogni”. Da 747 a 1105 posizioni dal 2019 al 2022 per la Politecnica. Tutto questo convenzionato con la sanità regionale.

Il professor Marasca focalizza su tre aspetti la sua analisi: flussi di mobilità ospedaliera, il trend demografico e l’analisi dei fabbisogni territoriali, al di fuori degli ospedali. E qui emergono altre criticità per l’Area Vasta 4, ma solo in alcuni settori, soprattutto cardiologia, altrimenti regge più che bene, e le Marche in generale.

“Da anni il saldo è negativo, soprattutto a causa del nord della regione, che viaggia verso l’Emilia Romagna. Si parla di milioni di euro di mobilità, come ricoveri parliamo di 30mila persone che vanno fuori regione”.

Tra i settori principali ci sono ortopedia, che incide per il 25%, e cardiologia interventistica (7%). Il blocco emiliano romagnolo, raccogliendo dal pesarese e anconetano, è caratterizzato da cliniche che “godono nell’immaginario collettivo di fiducia e nomea”, ma ci sono anche casi diversi di non eccellenze nazionali, ma che danno servizi.

La mobilità passiva è mossa dalla vicinanza e dal servizio. Per il Fermano evidente il problema cardiologia, con il valore più alto della regione. "Per questo – conclude il professore - bisogna potenziare le reti cliniche e costruire punti di attrazione rilevanti, anche aumentando le convenzioni”. Fermo di negativo ha una bassissima mobilità attiva, mentre Ascoli vola con il privato. “Grazie a questi studi – conclude Acquaroli affiancato dall’assessore Saltamartini e dal direttore Gozzini – sappiamo che in prospettiva dovremo pensare a sempre più anziani. Ora noi incrociamo i dati e pianifichiamo l’organizzazione”.

r.vit.

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