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25 novembre. La sindacalista Micheleic: "Senza indipendenza economica, non c'è libertà. Le vittime? Italiane e sposate"

25 Novembre 2022

FERMO - Barbara Micheleic, segretaria Cdlt della Cgil di Fermo, il 25 novembre cosa deve far pensare?

“Che stiamo vivendo, non solo in Italia, un profondo arretramento culturale. Gli avvenimenti recenti  riguardanti le donne Iraniane per la morte di Mahsa Amini non possono lasciarci indifferenti, dove la protesta del mondo femminile trova supporto, accoglimento e solidarietà da parte anche degli uomini, dei giovani e meno giovani che insieme chiedono il rispetto dei diritti fondamentali delle persone. Purtroppo siamo difronte ad un’involuzione culturale che porta alla negazione della libertà, alla negazione dell’autodetermininazione”.

La violenza non si ferma nonostante le battaglie?

“Se volgiamo uno sguardo a quello  che è stato l’andamento in termini di femminicidi e violenza sulle donne in generale negli ultimi anni, il riscontro che ne abbiamo crea profonda preoccupazione. I casi non si arrestano, seppur con un numero di casi inferiore rispetto al 2020 dove il lockdown ha costretto le donne a trascorrere molto più tempo nelle proprie case”.

L’orco spesso è vicino?

“E’ proprio nell’ambiente domestico dove avvengono per la maggior parte dei casi le violenze nei confronti delle donne, ambiente che dovrebbe proteggere e che invece spesso distrugge psicologicamente o addirittura lì si arriva ad uccidere”.

Chi si rivolge ai Centri antiviolenza?

“Sempre più donne lo fanno. Spesso di età compresa tra i 30 e i 50 anni con una grande incidenza di donne italiane e per lo più donne coniugate o civilmente unite”.

Cosa fare?

“Il 25 novembre ci vede ancora una volta pronti a riaffermare la necessità di interventi strutturali e culturali, volti a contrastare ogni tipo di violenza sulle donne, a partire dalle scuole e nei luoghi di lavoro: è necessario in questo contesto salvaguardare la condizione delle donne nella nostra società, anche e soprattutto in ambito lavorativo attraverso la contrattazione, perché il lavoro è elemento importante di emancipazione e valorizzazione non solo delle donne ma di tutta la società”.

Se ne parla sempre, ma sul lavoro c’è parità per le donne?

“Le reali condizioni parlano di disoccupazione, precarietà, riduzione dei diritti e condizioni economiche, Fattori che rendono le donne, le lavoratrici molto più indifese di fronte a soprusi e molestie anche nei luoghi di lavoro. Da anni le donne sono fortemente penalizzate in termine di occupazione e di qualità del lavoro, si pensi ad esempio quanto diventi precarietà il ricorso al part-time involontario, e a tutte le trasformazioni degli orari di lavoro necessarie al lavoro di cura familiare, ambito in cui la donna spesso ne sopporta il peso e le conseguenze economiche (anche contributive). La mancanza di un’indipendenza economica non può far altro che mettere ancora più a rischio la donna, esponendola a ricatti e violenze”.

Ogni tanto vorrrebbe dire basta?

“Questo mai. Lavoriamo per un’ emancipazione e un’inversione culturale che porti a un impegno sociale comune, perché la battaglia contro le discriminazioni e la violenza, non è solo delle donne ma di tutti. Dovremmo essere tutti impegnati  a costruire un Paese migliore abbattendo tutte le forme di diseguaglianza che fanno solamente regredire, culturalmente, la nostra società”.

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