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VIDEOINTERVISTA a don Luigi Ciotti. "La malattia di oggi è la delega: il cambiamento dipende da ognuno". Le sue frasi agli studenti dell'Urbani

23 Ottobre 2025

di Raffaele Vitali

PORTO SANT’ELPIDIO – Un palco, una sedia rossa, i capelli bianchi che brillano e niente altro che le sue parole: don Luigi Ciotti riempie da solo il teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio. “Non io, ma NOI siamo qui”. E in quel noi c’è il suo mondo, fatto di Libera e del Gruppo Abele.

“Un uomo che rappresenta i valori etici e morali che ci spingono all’impegno civile” è l’introduzione della dirigente del Polo Urbani, Laura D’Ignazi, emozionata nel parlare di fronte a don Luigi Ciotti a cui chiede di aprire le porte all’Urbani nella rete di scuole impegnate con Libera.

Se Ciotti è arrivato nel Fermano, Porto Sant’Elpidio e Fermo, il merito è di Famiglia Nuova che ha organizzato il ‘Ciò che conta Festival’ che celebra i 50 anni dell’associazione che ha tre sedi, Fermo, Civitanova Marche e Amandola, dove supportano giovani e adulti, famiglie con problemi economici o  necessità a cui rispondono con avocati, psicologi, pedagogisti.

“Don Luigi è un grandissimo esempio, è instancabile. È stato vicino agli ultimi e tutt’ora continua” ricorda la referente provinciale di Libera. Per don Ciotti si siedono in prima fila, per ascoltarlo, l’arcivescovo  Rocco Pennacchio, “don Luigi dice sempre la verità e con coerenza persegue la libertà”, e il prefetto Edoardo D’Alascio che si rivolge ai ragazzi in sala: “Dovete essere liberi dentro, dovete reinventarvi quotidianamente. Non voltatevi se c’è qualcuno vicino a voi in difficoltà. Solidarietà e responsabilità, sono parole grandi ma sono certo che siete in grado di portare avanti il discorso”. L’importante, riprende l’assessora Elisa Torresi, “è che non perdiate l’occasione di ascoltare le parole di un portatore di valori e principi fondamentali”.

 Il presidente della Provincia, Michele Ortenzi, ricorda le parole di don Luigi Ciotti al funerale di don Franco Monterubbianesi, il visionario prete fondatore della comunità di Capodarco: “Ci ha ricordato che ‘ha unito cielo e terra perché amava il vangelo senza dimenticare la costituzione’. Parole importanti che devono guidarci. Cosa è la libertà, quindi? Non siamo liberi se chi è vicino a noi non lo è, la libertà va raggiunta e vissuta insieme, è una visione comune che deve tendere al bene di tutti”.

È il momento di don Luigi Ciotti, in sala scende il silenzio. VIDEOINTERVISTA Ascoltano i ragazzi che alla fine si fermano per fare una foto, per chiedere un videomessaggio per i genitori, per fare domande e per dire 'non fermarti mai'.

Le frasi di don Ciotti da non dimenticare.

“Il vangelo e la costituzione sono i miei due riferimenti. Il primo sta dalla parte dei poveri e degli esclusi. La costituzione, non dimenticatelo, è stata scritta per dire mai più povertà. Mai più disuguaglianze e mai più guerre”.

“La costituzione è una carta per essere fermamente democratici. Nella nostra costituzione trovate parole di libertà e di responsabilità. La costituzione dice ciò che possiamo essere, ci indica una strada, non ci dice cosa siamo o saremo. E soprattutto ci indica la libertà come un impegno. Siamo al servizio del libertà, la nostra e quella degli altri”.

“La libertà è la più sincera ed esigente delle responsabilità”.

“Si è liberi ‘per’, con gli altri, mai contro di loro e si è liberi insieme, non è mai solo soggettiva, è un bene di tutti, un bisogno di tutti. Per questo è il bottone più potente della storia, quello che spinge a lottare contro le ingiustizie, la violenza e il sopruso”.

“La pace è il riconoscimento della libertà, della dignità, del diritto di  ciascuno ad esistere. Nemici della pace son le ingiustizie le violenze, le sopraffazioni”.

Le mafie sono ladre di libertà, dividono le persone dai diritti, dai sogni e dalle aspirazioni. Non è libero  chi è ricattato e minacciato. Restituire libertà è riconoscere i diritti di tutti”.

“L’omertà uccide al libertà e la speranza, oltre che la giustizia”.

“Ho fondato Libera, l’associazione che dice no alle mafie, presenti ovunque. Due mesi prima della strage di Capaci ero con Giovanni Falcone, insieme. Ci eravamo dati appuntamento per un caffè, non l’abbiamo mai preso. Nasce così la giornata della memoria e dell’impegno, nasce per quel caffè che io e Falcone non abbiamo mai preso insieme”.

“Non esiste un elenco ufficiale delle vittime di mafia. Ne abbiamo realizzato uno noi, ma lo Stato non lo ha mai creato. L’80% dei familiari delle vittime innocenti di questa violenza mafiosa, 120 bambini trucidati, tante donne, uomini, oggi non conoscono la verità. Eppure la verità passeggia per le vie delle città. C’è chi ha visto, c’è chi sa. Non possiamo essere spettatori”.

“Distinguere per non confondere. Le istituzioni sono sacre. Poi c’è una minoranza, che quando viene individuata fa chiasso e notizia, ma non rappresentare la sacralità delle nostre istituzioni”.

“Difendere le istituzioni se fanno bene, essere la spina nel fianco se non fanno bene”.

“Non basta denunciare, servono proposte. Ci sono ragazzi professionisti della lamentela. Oggi è uno dei problemi più gravi è che ci sono troppe persone che si considerano ‘neutrali’, ma peggio ancora i mormoranti”.

“Ci saranno sconfitte, ma se l’obiettivo è giusto non possiamo mai mollare”.

“Un’ultima cosa: quando vedete grandi arresti, occhio. Voi siete svegli e bravi. L’ultima mafia è sempre la penultima. Nel codice genetico c’è un imperativo: rigenerarsi”.

“L’Italia deve investire sui giovani. Facciamoci sorprendere dallo stupore, con le intuizioni, le capacità e le esperienze che i giovani oggi portano”.

“La libertà della stampa è fondamentale, se viene minata è un attacco alla democrazia”.

“La malattia terribile è la delega, ognuno è invece chiamato a fare la propria parte. Servono cittadi che si impegnano, non a intermittenza”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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