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VIDEO Direzione San Leonardo: l’eremo costruito da padre Pietro, ferito dal terremoto. Ci sono i soldi, manca il progetto

27 Luglio 2025

di Raffaele Vitali

MONTEFORTINO - Un casottino di legno con dentro una dinamica donna, con cartine e consigli, accoglie il camminatore: è l’info point del comune di Montefortino posizionato all’imbocco del sentiero che porta alla Gola dell’Infernaccio e poi all’eremo di San Leonardo.

Un percorso che si apre e chiude a intermittenza, in base alle ordinanze del sindaco legate alle condizioni climatiche e allo stato dei lavori che stanno mettendo in sicurezza il fianco della montagna per evitare eventuali cadute di massi.  Fino al 24 agosto è percorribile, con scarponcini da trekking e magari bastoncini da passeggio per superare i primi metri, che sono i più impervi.

La passeggiata è meravigliosa, perché, se non si incrociano gruppi troppo numerosi, gli unici rumori sono quelli del fiume, del vento tra i grandi alberi e i passi sulla ghiaia e il fogliame. La vista si riempie di natura, ogni tanto si incrocia la mano dell’uomo, o meglio quella di padre Pietro che tubo dopo tubo, in media lunghi venti metri, ha saputo realizzare un vero acquedotto per portare l’acqua fino all’eremo. Ma anche di due madonnine posizionate in punti impervi che vigilano sui pellegrini.

Che in realtà era stato pensato come un monastero, essendo padre Pietro un frate cappuccino che le persone le amava, non certo le rifuggiva. Il luogo scelto per erigere la casa del Signore è dove padre Pietro, allora trentenne, trovò dei ruderi di un vecchio edificio. È lì che ha avuto la chiamata che l’ha convinto a intraprendere la ‘folle’ missione di costruire la chiesa. E lo ha fatto, pietra dopo pietra, tutto da solo, a parte gli aiuti di amici che lo raggiungevano e lo supportavano.

Con la sua carriola, da valle, portava su in vetta quanto necessario, che fossero pietre o sacchi di cemento. Questo fino all’ultimo pezzo, il campanile. Che è quello che nel 2016, un anno dopo la sua morte, ha subito i danni maggiori dal terremoto. Ci sono voluti due anni per la messa in sicurezza, molto complessa, seguita dalla ditta Alessandrini servendosi di elicotteri. Sembrava il giorno della svolta, l’avvio del recupero, della ricostruzione, ce tra l’altro non è complicata.

Ma niente, il silenzio cade su san Leonardo. Si alimentano leggende sul perché non venga recuperato. La spiegazione razionale è che di chiese danneggiate ce ne sono state centinaia e quindi il lontano eremo poteva aspettare. Ma poi è arrivato Guido Castelli, il commissario che crede anche nel turismo. E tutti sanno che la Gola dell’Infernaccio è un luogo di grande richiamo e il desiderio delle persone di vedere la chiesa costruita dal ‘muratore di Dio’, come venne chiamato dal Papa, è grande.

Del resto, basta spostarsi di cinque chilometri per capire l’importanza che un luogo di fede ha da ogni punto di vista. Il santuario della Madonna dell’Ambro, diretto da padre Gianfranco Priori, per tuti  Frate mago, recuperato grazie all’intervento generoso della Carifermo e riaperto in tempo record, oggi è il luogo più frequentato dei Sibillini. Con grande soddisfazione dei frati e delle attività che sono rinate al suo fianco, oltre che delle strutture ricettive del comune guidato da Domenico Ciaffaroni.

Arrivare all’eremo è un conquista ripagata dalla piccola radura che attende il camminatore, a destra la chiesa, a sinistra una fonte funzionante di acqua fresca. Poi, però, ci si trova di fronte al cancello chiuso con un grande lucchetto. Dietro, c’è il lavoro cinquantennale del piccolo frate che attende il secondo miracolo. Più semplice del primo, visto che nessuno pretende che la ditta che sarà scelta dalla curia di Fermo, guidata da Rocco Pennacchio, arrivi con la carriola.

Serve il progetto, dalla curia fanno sapere che ‘stiamo facendo il punto sulla questione’, il che dopo nove anni dalle scosse deve far ben sperare, visto che al contempo il commissario ribadisce che “è un edificio giovane che non può essere finanziato nelal programmazione ordinaria, ma sono disponibili risorse per la ricostruzione privata, adatta per questo luogo così caro ai pellegrini”.

Merita il recupero e lo merita prima che tutto peggiori, lo merita quel Cristo ligneo che troneggia tra i pali della messa in sicurezza, lo merita il trattorino costruito pezzo pezzo da padre Pietro parcheggiato nella rimessa, lo merita la sua casa, dove ancora, guardando dentro le inferiate delle finestre, si vede la bottiglia di vino e la macchina del caffè.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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