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Vendemmia d'alta qualità, le Marche crescono. Crolla la Toscana. Preoccupa l'export: -37% in Cina

28 Ottobre 2020

FERMO – Tra pioggia e sole, l’uva nelle Marche ha reso più del previsto. Secondo il report di Assoenologi e Ismea, la vendemmia si è chiusa con un +5%, pari a 857mila ettolitri di vino.

Certo, prima dell’inizio della raccolta la stima prevedeva una crescita del 10%, poi è arrivata la siccità di inizio settembre che ha fatto male ai rossi. A livello regionale, oltre l'80% della produzione è destinata a Doc, Docg e Igt, vini a denominazione maggiormente distintivi del territorio che valgono, secondo l'ultimo report Ismea/Qualivita, ben 97 milioni di euro.

Cosa accadrà però ora alla vendita, viste le restrizioni a bar, ristoranti e locali: secondo un'elaborazione di Coldiretti su dati Ismea si va verso un calo del 48% delle vendite per cibi e bevande. Per non parlare del mercato estero che ha fatto segnare nelle Marche un calo dell'export del 2,2% nei primi sei mesi dell'anno rispetto al 2019.

Pesante soprattutto il calo di vendite estere. “La pandemia mondiale ha penalizzato soprattutto gli scambi con la Cina, dove il virus ha colpito per primo, con un – 37% di bottiglie vendute, in Inghilterra (-10%), in Francia (-37%) e in Spagna (-32%), paesi europei che hanno operato una maggiore stretta sugli spostamenti per contenere i contagi e anche in Russia (-16%) con la quale le tensioni internazionali” conclude la presidente di Coldiretti Marche.

A livello nazionale,msecondo Assoenologi la vendemmia ha prodotto vino e mosto per 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019. "Ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo".

La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all'Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%).

In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell'8% e dall'Emilia Romagna (+10%). In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell'ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.

"La vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. - afferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - d'altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l'unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini".

@raffaelevitali

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