FERMO - La direzione generale Asur sapeva che i medici di medicina generale del Fermano non avevano abbastanza dosi per vaccinare i loro pazienti. Come lo sapeva quella dell’Area vasta 4 e il Dipartimento di prevenzione.
Non ci sta a passare da colpevole, il Distretto sanitario fermano guidato da Licio Livini. Che entra a gamba tesa nella polemica innescata dal segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Paolo Misericordia, cavalcata dal direttore del Dipartimento di prevenzione, Giuseppe Ciarrocchi. Un passo indietro.
Qualche giorno fa, Misericordia aveva accusato il Dipartimento guidato da Ciarrocchi di «una resistenza terrificante a conferire i vaccini ai medici di famiglia». Accuse respinte da Ciarrocchi che aveva rimbalzato la patata bollente al distretto («Il Dipartimento di prevenzione supporta i punti vaccinali della popolazione. Per la campagna vaccinale con i medici di medicina generale c’è un protocollo firmato dal direttore del Distretto sanitario e dai medici», le sue parole).
«Letture poco attente e non realistiche della realtà – per la Direzione di distretto –, colpa delle difficoltà di gestione di momenti di grande ansia operativa come quelli della vaccinazione anti-Covid». «Il Distretto – si legge in una nota – non ha mai avuto competenza sulla fornitura dei vaccini, che sono stati sempre inviati dalla Direzione generale Asur su autonoma e unilaterale valutazione, ma ha più volte segnalato carenze, difficoltà e impossibilità a garantire le forniture richieste dai medici di medicina generale anche se, fino a metà di giugno, non ha quasi mai potuto corrispondere interamente le richieste avanzate (due consegne settimanali, quasi sempre frutto di relazioni complicate per il razionamento della materia prima)».
Nonostante i problemi di approvvigionamento, i medici di famiglia del Fermano hanno somministrato poco meno di un quarto dei vaccini fatti nelle Marche (37.865 su 163.497, il 23,15%). «Risultati – per la Direzione di distretto – forse, da molti impensati e magari scomodi, raggiunti senza incomprensioni e con la formula della collaborazione attiva e dell’interoperatività. Si è operato al meglio – la chiosa – e, senza ostacoli, si sarebbe potuto fare ancora di più».